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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Otranto

E' in coma la badante rumena accusata d'infanticidio

Le condizioni di Elena Chivaran, la 49enne che prestava servizio presso un'anziana di Otranto, e accusata di aver soffocato il figlio appena nato, sono improvvisamente peggiorate. E' in rianimazione

Vi sono aspetti che ancora non si conoscono, nella drammatica e inquietante vicenda che vede al centro Elena Chivaran, la donna di 49 anni, originaria di Bobicesti, piccolo paese della Romania, al confine con Ucraina e Moldova, che avrebbe soffocato il figlio appena nato, dopo una gestazione di circa 7-8 mesi. Aspetti che ancora restano un mistero difficile da chiarire. Lati della questione che solo lei potrebbe spiegare e che si teme seriamente non si potranno sapere, almeno a breve, per dare rapidità all'inchiesta della Procura leccese. La sua vita è infatti ora appesa ad un filo. Le sue condizioni, già precarie al momento del primo ricovero, avvenuto la mattina del 24 novembre scorso all'ospedale di Scorrano, si sono improvvisamente aggravate in queste ultime ore: la donna versa in coma, ed è ricoverata nel reparto di rianimazione dell'ospedale "Vito Fazzi" di Lecce, il nosocomio dove nel frattempo era già stata trasferita da tempo, piantonata da agenti della polizia penitenziaria.

Infanticidio è la grave accusa che le è piombata addosso fin dalle prime battute del macabro ritrovamento del feto, avvenuto in una casa nel centro storico di Otranto, dove la donna prestava dal mese di aprile servizio come badante. Dolce e particolarmente apprensiva con le sue figlie: così è stata descritta Elena Chivaran dal nipote dell'88enne per la quale si prodigava nelle faccende di casa. Un carattere che cozza fortemente con quanto avvenuto. A trovare quel corpicino ormai privo di vita, nella stanza della rumena, i carabinieri della stazione idruntina, dipendenti dalla compagnia di Maglie, nel pieno della mattinata, dopo un sopralluogo mirato. Nel corso dell'intervento di primo soccorso, infatti, gli operatori del 118 non si erano accorti della presenza di una busta di plastica, o comunque non vi avevano prestato particolare attenzione, presi dall'emergenza in corso. Era seminascosta dal letto. Dentro, il bimbo da poco partorito, ormai morto. Trasportato presso l'obitorio dell'ospedale del capoluogo, ad una prima analisi i medici hanno trovato nella bocca pezzi di stoffa della manica di un maglione. Forse Elena Chivaran, in un gesto disperato, li ha infilati per evitare che piangesse svegliando la padrona di casa (erano circa le 5 del mattino), prima di spostarsi in bagno, dov'è stata trovata in agonia, qualche ora dopo, dal nipote, un avvocato di Otranto, andato a fare visita all'anziana zia.

Sono stati i medici dell'ospedale di Scorrano a capire, durante l'operazione, che l'emorragia non era dovuta a problemi organici in sé, come supposto in un primo momento, ma ad un parto appena avvenuto: hanno infatti trovato parte del cordone ombelicale e della placenta. Il ritrovamento del piccolo cadavere avvenuto successivamente ha condotto quindi alla pesante accusa a carico della madre, con la convalida dell'arresto da parte del giudice Andrea Lisi. E mentre la donna versa in stato di coma ed è costantemente monitorata dai medici, per domani mattina, nell'obitorio del "Vito Fazzi", è prevista l'autopsia sul feto, che verrà eseguita dal medico legale incaricato dalla Procura, Alberto Tortorella. Forse l'analisi potrà svelare altri dettagli rispetto a quelli già noti. Mentre resta ancora un dilemma dove sia avvenuto il concepimento, se in Italia o in Romania. Una cosa è certa: sabato prossimo Elena Chivaran avrebbe dovuto raggiungere il marito nel Paese d'origine. Aveva già acquistato i biglietti aerei.

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