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Cronaca Gallipoli

Ed ecco la zona industriale che "produce" immondizia

Gallipoli: situazione di degrado nell'area Pip dove le piccole aziende cercano a fatica di emergere: copertoni, divani, materassi, giocattoli. Una distesa di pattumiera visibile dalla superstrada

Spesso, in situazioni del genere, le immagini valgono più delle parole. E quelle a corredo dell'articolo in questione sono più che eloquenti. Un buco nell'occhio quello spettacolo offerto gratuitamente alla vista degli automobilisti che percorrendo il curvone della Statale 101 in direzione Gallipoli, rimangono spesso e volentieri senza parole. O meglio, al contrario, le parole e i commenti si sprecano, ma sono di quelli che per chi in terra gallipolina c'è nato non fanno certo inorgoglire i cuori o fanno risuonar armoniche melodie per le orecchie. Inevitabile volgere lo sguardo sull'estrema sinistra, dove insiste la zona industriale e dove la prima impressione è quella che in quell'area, ancora scevra di insediamenti produttivi considerevoli, qualcosa comunque di produca in abbondanza: rifiuti a iosa. Nelle giornate assolate poi è proprio il luccichio del materiale abbandonato (viene da dire spontaneamente in quantità "industriale") a destare l'attenzione di chi anche in lontananza si dirige verso gli ingressi della Città bella o prosegue verso il raccordo della Statale 274 in direzione Leuca. No, nessuna illusione…La zona industriale di Gallipoli non risplende di luce propria. Ma di rifiuti e di materiale abbandonato in ogni dove, di quello sì. Purtroppo.

Un colpo al cuore anche per quelle stesse attività produttive, sporadiche ma operose, che in quell'area hanno deciso di investire e scommettere. "Andate a vedere…" segnalano i titolari delle piccole aziende e rivendite della zona. Officine automobilistiche, colorerie, rivendite di auto, imprese di costruzioni e altri rustici in fase di ultimazione che ospiteranno presumibilmente nuove attività. Zona industriale che si affaccia poi verso la provinciale per Sannicola e che si interseca con l'impiantistica sportiva "Montefiore" e il neo insediamento turistico "Gallipoli resort". Ma a soli pochi metri di distanza lo scempio è servito. Per mano dei soliti ignoti ed impuniti. E proprio a ridosso di quello che rimane del rustico in cemento che già dal 2001 avrebbe dovuto ospitare l'opificio tessile della Texma-Malerba del gruppo Maguro. Uno stabilimento "fantasma" naufragato dopo la revoca del finanziamento statale, pari a 22 miliardi delle vecchie lire con la legge 488, e con le note vicende giudiziarie legate a Rodolfo Marusi Guareschi, presidente della Maguro. Ma questa è un'altra storia.

Lo scenario odierno che ci interessa evidenziare è quello che ci offre, oltre a qualche pilastro dello scheletro disarticolato in cemento armato dei capannoni della Texma Spa, anche una distesa di pattumiera e materiale di risulta di variegata natura. Ci si può trovare di tutto. Sul ciglio della strada di servizio della zona Pip come in una radura di terreno trasformata in vera discarica abusiva. E soprattutto ci si imbatte in vere e proprie forniture di mobili, suppellettili e giocattoli. Oltre ovviamente ai soliti copertoni dei mezzi pesanti, ceramiche e laterizi, materassi e cuscini. Anche abiti e lenzuoli. E ancora poltrone e sofà veramente a iosa. Come se intere abitazioni fossero state svuotate per il rinnovo degli arredi e la soluzione ottimale per disfarsi del vecchiume fosse stata trovata in quell'area di pertinenza dell'Asi. Ogni altro commento sembra superfluo….

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