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Cronaca

Estorsori a 11 anni: il "pizzo" ai compagni di scuola

Grave episodio di bullismo in una media leccese: due bambini terrorizzavano i compagni, facendosi consegnare merende e ricariche telefoniche. E arrivando a pretendere persino 200 euro dal più debole

Lo chiamano bullismo, un termine di nuovo conio per descrivere una "malattia" antica come il mondo: l'arroganza. Quell'arroganza senza limiti che può tramutarsi fin da bambini in comportamenti fortemente devianti, fino ad agghiaccianti forme di emulazione di miti negativi. Ed era un vero e proprio atteggiamento malavitoso, quello di due bambini di una media leccese. Già, solo bambini, ventidue anni in due, ma nella testa chissà quali "eroi" al contrario. La loro presunzione era talmente forte, la leadership così dominante, da tenere in scacco, nel più totale e terrorizzato silenzio, un folto gruppetto di compagni. Viene da pensare, non senza un brivido, all'omertà di stampo mafioso. Termini forti? Può darsi, sicuramente. Ma intanto per investigare sul caso sono scesi in campo persino gli agenti di polizia della squadra mobile di Lecce, che, dopo la scoperta di un'insegnate, hanno fatto luce su una vicenda che si protraeva da diverso tempo.

Questa triste storia potrebbe avere un titolo, liberamente ispirato ad Edgar Allan Poe. "La banconota rivelatrice". Perché è stata una banconota, e che banconota, di grosso taglio, da 100 euro, a far emergere il tutto. Durante una normale ora di lezione, alcuni giorni addietro, la docente ha notato il passaggio del "centone" da una mano all'altra dei due ragazzini, vicini di banco. Che due bambini possano andare in giro con tanti soldi è ovviamente una cosa insolita. E infatti l'insegnate ha chiesto di vederla, quella banconota, e di dare spiegazioni su come ne fossero venuti in possesso. La risposta, debole, che ha fatto aumentare i sospetti: "L'abbiamo trovata in un'aiuola, vicino alla scuola".

Doveroso il "sequestro" operato dall'insegnate, e doverose anche le spiegazioni chieste ai genitori dei due ragazzini. I quali sono caduti dalle nuvole. Non erano certamente stati loro a consegnare quei soldi. Ecco, allora, l'entrata sulla scena della polizia. Che ha operato in un ambito certamente difficile, dove occorrono sensibilità e attenzione, considerato che si ha a che fare con psicologie in erba, caratteri in via di formazione. E grazie alla paziente opera d'indagine, gli investigatori della mobile hanno ricostruito quel quadro davvero anomalo, in cui è emerso che dall'inizio dell'anno scolastico, i due ragazzini avevano preso il sopravvento sui compagni, perpetrando abusi d'ogni tipo. E con estorsioni sempre più pressanti. Dal furto della merenda, alla richiesta di ricariche telefoniche. Fino alla pretesa più grave, nei confronti del più debole del gruppo: farsi consegnare 200 euro. Pena, per chiunque osasse ribellarsi alle estorsioni: calci, pugni, schiaffi.

Ecco allora l'entrata sulla scena della "banconota rivelatrice". La prima "tranche", si potrebbe dire, dell'esosa richiesta. Il compagno minacciato, tornato a casa, pur di evitare una "lezione" che si sarebbe rivelata terribile, non ha esitato a sfilare, di nascosto, i soldi dal portafogli del padre, promettendo ai suoi aguzzini, sotto costante pressione, di rifornirli della seconda parte al più presto. Fortunatamente, l'insegnante ha scoperto i soldi, poi la squadra mobile ha fatto il resto e le sevizie sono terminate.

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