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Cronaca

Alloggio popolare al boss, condannato l'ex sindaco. Assolti gli altri imputati

Quattro mesi in abbreviato, pena sospesa, per l'ex primo cittadino di Squinzano, Gianni Marra per il quale l'accusa aveva avanzato una richiesta maggiore. Il fatto non sussiste per gli altri cinque imputati

LECCE – Una condanna e cinque assoluzioni nel giudizio con il rito abbreviato scaturito dall’inchiesta sui presunti illeciti legati all’assegnazione di una casa popolare al boss Antonio Pellegrino.

Condanna a quattro mesi (pena sospesa) per l’ex sindaco di Squinzano Gianni Marra, 44 anni, per cui l’accusa aveva chiesto un anno e quattro mesi. Assoluzione con formula piena, perché il fatto non sussiste, per l’ex comandante della polizia municipale Roberto Schipa, 58enne; per l’ex presidente del consiglio comunale Fernanda Metrangolo, 66 anni, (assistita dall’avvocato Francesca Conte); Carlo Marulli, 43 anni (figlio della Metrangolo); e l’imprenditore Lino Lagalla, 48 enne di Squinzano (assistito dall’avvocato Antonio Savoia). Assolto per non aver commesso il fatto Antonio Pellegrino.

Al centro della vicenda giudiziaria una presunta corruzione per accelerare il pagamento di una pratica da parte del Comune di Squinzano proprio a Lagalla, e che avrebbe fruttato 2mila 409 euro. Si tratta di uno stralcio della maxi inchiesta denominata “Vortice Deja vu”, condotta dai carabinieri del Ros e del Nucleo investigativo, sugli assetti della Sacra corona unita nel Nord Salento e le presunte collusioni con politici e amministratori.

Per Marra e Schipa si è trattato di un abbreviato condizionato all’ascolto di due carabinieri e all’acquisizione di una corposa documentazione. I loro legali, gli avvocati Paolo Spalluto e Giuseppe De Luca, hanno chiesto al gup Michele Toriello l’acquisizione della cartella medica che attesta le patologie da cui era affetta la madre di Pellegrino quando gli fu assegnato un alloggio popolare. Inoltre, un documento che dimostra come la precedente abitazione della signora Pellegrino fosse priva dei requisiti per l’abitabilità.

L’ex primo cittadino ha sempre evidenziato la liceità e l’assoluta correttezza dell’iter seguito nell’assegnazione della casa popolare. Un provvedimento di cui avrebbe informato prefetto, il comandante dei carabinieri della stazione di Squinzano e presidente dello Iacp. L’ipotesi di reato per Pellegrino, Schipa e Marra era di falso ideologico. L’ex sindaco rispondeva anche di abuso d’ufficio.

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