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Cronaca Squinzano

Feto nascosto nell'armadio, fissata la perizia psichiatrica per la 17enne

La difesa ha scelto lo specialista Massimo Viola come suo perito. Il 30 l'esame nella sala ascolti protetti della procura minorile

LECCE – Il 30 marzo, presso l'aula ascolti protetti del tribunale per minorenni di Lecce, avrà inizio l'esame psichiatrico della giovane di 17 anni di Squinzano iscritta nel registro degli indagati per feticidio e occultamento di cadavere. Una vicenda scoperta la sera del 9 febbraio scorso, quando la ragazza si è recata presso il pronto soccorso dell’ospedale “San Giuseppe” di Copertino con una forte emorragia. Da lì, la scoperta agghiacciante: aveva partorito da tre, massimo quattro giorni. Il feto, nascosto in un armadio.

L’esame psichiatrico si rende utile per comprendere il contesto in cui è avvenuta la tragedia. Vi sono, in questa vicenda, in cui indagano procura ordinaria e dei minori (pm Donatina Buffelli e Anna Carbonara) lati ancora oscuri e forse omissioni, di sicuro tasselli ancora da ordinare con precisione.

L’analisi vedrà in campo da un lato i periti nominati dalla procura, la psicologa Michela Francia e lo psichiatra Michele Bruno, dall’altro lo psichiatra Massimo Viola come consulente scelto dalla difesa della ragazza, rappresentata dagli avvocati Fabrizio Tommasi e  Carlo Martina.

Gli avvenimenti sono noti. La sera dell’arrivo in ospedale, i medici hanno ravvisato subito lesioni ed emorragia compatibili con un parto. Alla fine, è stata lei stessa ad ammettere di aver messo al mondo il feto, di otto mesi, senza l’aiuto di nessuno. A uso dire, era già morto. Poi, l’avrebbe nascosto in un armadio di casa della sorella 27enne, con cui coabita. Ed è qui che il carabinieri della stazione di Squinzano, dopo essere stati avvisati dai sanitari, hanno effettivamente rinvenuto il corpicino.

La sorella e il compagno, 46enne (difesi dall’avvocato Maurizio Scardia), sono a loro volta indagati per gli stessi reati. Per gli investigatori, erano a conoscenza di tutto, sebbene la 17enne abbia spiegato di aver agito da sola, senza peraltro mai rivelare il nome del padre del bimbo.

Il 21 febbraio s’è poi svolta l’autopsia sul corpicino. A effettuarla, il medico legale Ermenegildo Colosimo, che ha riscontrato i segni di soffocamento dovuti al cordone ombelicale, risultato più lungo della norma.  L’esito definitivo degli esami ancora non è noto, ma è probabile che il feto sia venuto alla luce già privo di vita, come dichiarato dalla stessa ragazza. Una ragazza cresciuta in un ambiente difficile, affidata alla sorella dopo la morte del padre e ora al centro di una storia da incubo.

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