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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Fiumi di cocaina dal Sud America al Salento, padre e figlio interrogati dal gip

Sono comparsi dinanzi al gip, per l’interrogatorio di garanzia, Francesco e Vittorio Pezzuto, rispettivamente padre e figlio di 71 e 48 anni di Squinzano, due degli arrestati nell’operazione coordinata dalla guardia di finanza di Brindisi su un presunto traffico internazionale di sostanze stupefacenti

LECCE – Sono comparsi dinanzi al gip, per l’interrogatorio di garanzia, Francesco e Vittorio Pezzuto, rispettivamente padre e figlio di 71 e 48 anni di Squinzano, due degli arrestati nell’operazione coordinata dalla guardia di finanza di Brindisi su un presunto traffico internazionale di sostanze stupefacenti. I due, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero creato una sorta di accordo con i fratelli Patrizio e Antonio Pellegrino, 44enne e 41enne di Squinzano, latitanti da mesi e già destinatari di altre ordinanze di custodia cautelare.

Francesco Pezzuto si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre il figlio Vittorio ha respinto ogni accusa, spiegando di essere legato ai Pellegrino da una vecchia amicizia e di averli accompagnati in Calabria in alcune occasioni, ma di non essere a conoscenza di alcun affare illecito. Il 48enne ha inoltre spiegato che è sempre stato il padre a intrattenere rapporti e legami con i due fratelli, senza però sapere di che natura. I Pezzuto sono assistiti dagli avvocati Paolo Spalluto e Maurizio Pezzuto.

I quattro, secondo le accuse, avrebbero esteso la rete dei traffici illeciti alla Calabria, tramite Giuseppe Novello, 34enne, e Stefano Condina, 59enne, della provincia di Reggio, fino a intessere rapporti con il Sudamerica. Tra gli arrestati, infatti, c’è un colombiano, Marin Villa, 32enne. La droga ha raggiunto l’Italia nei modi più incredibili, stipata persino tra caffè o frutta, partendo direttamente da porti dell’America Latina e arrivando in Italia stipata nei container. 

Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere transnazionale finalizzata alla commissione di più reati. Vale a dire: acquisto, importazione, trasporto, detenzione, distribuzione, vendita e cessione di ingenti quantitativi di cocaina. Gli squinzanesi, nell’affaire sarebbero stati i finanziatori e i calabresi i procacciatori, sfruttando la conoscenza con il colombiano, ritenuto a sua volta referente di un’organizzazione criminale del Sud America. Il punto d’arrivo, erano i porti. Principalmente Gioia Tauro e Genova.

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