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Cronaca

Residenti del centro e amministrazione comunale con il dito puntato sulla "mala movida"

Riunione nella sede di Confcommerio tra una decina di titolari di locali e residenti del centro storico esasperati per le notti insonni. In rappresentanza del Comune di Lecce, l'assessore all'Ambiente Guido. Tutti invocano più controlli e tolleranza zero

LECCE – Da una parte i residenti del centro storico del quadrilatero movida che non ne possono più di passare le notti in bianco. Estate o inverno fa lo stesso. Dall’altra i gestori dei locali riuniti in coordinamento autonomo, ma che fanno riferimento alla Confcommercio di Lecce. In mezzo, proprio  la Confederazione delle imprese, che da anni cerca di mediare tra le esigenze dei commercianti e quelle dei residenti. E poi c’è il Comune di Lecce, che deve applicare leggi comunitarie, leggi italiane sul commercio, ordinanze comunali varie e fare i conti sia con le lamentele degli abitanti del borgo antico, che con i gestori dei pub che invocano rispetto delle regole e controlli più severi sulla concorrenza sleale. E’ lo stesso ritornello di sempre, con la musica, già la musica, che dai diffusori dei locali raggiunge i vicoli e apriti cielo. Non ultimo, emblematico, il caso Depardieu, che ha risollevato ancora una volta i problemi di sempre. 

Questa mattina, ennesima riunione nella sede di Confcommerio di via Cicolella, tra una decina di titolari di locali, residenti esasperati del centro storico. In rappresentanza del Comune di Lecce, l’assessore all’Ambiente Andrea Guido. Una lunga discussione in cui si è cercato di fare il punto su una situazione per certi versi divenuta quasi ingestibile: per un regolamento della movida vecchio di anni e non più idoneo a garantire vivibilità per i residenti e lavoro sereno per i commercianti; per la città vecchia ormai mutata nelle sue dinamiche a causa degli straordinari flussi turistici; per un borgo dentro le antiche mura che rischia di diventare una mangiatoia per vacanzieri a discapito della qualità dei servizi; per i titolari di pub e ristoranti che rischiano di lavorare all’ombra degli ambulanti, creperie aeree, venditori di ombrelli e commercio di scarpe grandi marchi taroccate a ridosso dei marciapiedi. Una babele senza fine.a-146-8

Guido dice che “per combattere l’abusivismo è indispensabile un gioco di squadra tra polizia locale e le forze dell’ordine”; che “personalmente ho chiesto un incontro col prefetto di Lecce affinché possa coadiuvare le forze dell’ordine”; che “a Confcommercio va il plauso per l’impegno profuso con cui cerca di trovare un compromesso tra la movida di qualità e i residenti del centro storico. Saremo sempre dalla parte dei commercianti rispettosi delle regole – tiene a dire – mentre ci impegneremo a contrastare la mala movida”.

Ma poi, quando si parla di inquinamento acustico, nel nuovo regolamento ancora al vaglio della commissione comunale Ambiente, non c’è traccia. Gli argini della diffusione sonora sono definiti per legge dal tetto dei decibel che i gestori dei pub sono tenuti a non sforare. Ma qualche nota di troppo sfugge agli strumenti tarati e arriva per strada. Ed è per questo, ma non solo, che sale la protesta dei residenti. 

L’insonorizzazione dei locali, soluzione normalmente applicata nel nord Europa, qui pare ancora fantascienza. Anche per i costi, la verità, che potrebbero aggirarsi intorno a 500mila, 600mila euro, investimento complessivo se tutti i pub dovessero muoversi in questa direzione. Impensabile. A meno che qualcuno non iniziasse a parlare di incentivi economici per spronare i commercianti a fare le cose per bene.

E allora, cosa fare? La prima soluzione, che poi è sempre la stessa, è quella invocata dai residenti: più controlli e tolleranza zero.  “Basta applicare severamente le regole che ci sono”, dicono in coro. “Anche se a nessuno piace la città militarizzata”, poi, specificano. E allora c’è chi propone agenti in borghese. Soprattutto durante l’ora “X”, dalle 3 alle 6 del mattino, fascia oraria in cui è vitata la somministrazione di alcolici. Per il resto, nessuno può impedire ai locali di restare aperti al pubblico 24 ore al giorno. C’è la legge “Salva Italia”, che garantisce l’apertura incondizionata. 

E tutto ruota ritorna alla mancanza di un piano della movida, più che a un nuovo regolamento per una movida di qualità. Kebab spuntati come funghi nel “luna park” del centro storico, pizzerie d’asporto, creperie per strada, alimentari trasformati in birrerie di concorrenza, strade rese impraticabili per i tavolini che sforano l’occupazione di suolo pubblico consentito, il caos con le notti insonni dei residenti. Tra cui, però, c’è anche chi è ben lieto di affittare il locale di proprietà al titolare del pub sotto casa, che mai si sognerebbe di lamentarsi per la musica troppo alta o per le bottiglie che a tarda notte rotolano sui vicoli a chianche della città vecchia. Gira così, nella movida divisa, movida di qualità mala movida, poco importa. Sono gli affari.

Ma c’è una piccola esperienza, nel città di barocca memoria, che apre una strada finora poco praticata: la collaborazione concreta, senza guerra, tra residenti e commercianti. “Se durante l’estate il vociare dei miei clienti rende le vostre notte insonni, chiudete le finestre e dormite sogni sereni. Ecco, questi sono due condizionatori che ho acquistato per voi a mie spese”. E’ stata l’iniziativa intrapresa dal gestore di un locale notturno rivolgendosi ad una famiglia dirimpettaia di residenti con problemi di sonno dovuti alla movida. E loro hanno accettato. Con una stretta di mano. Non saranno certo i condizionatori a risolvere il problema, ma un piccolo grande passo potrebbe essere per tutti, residenti, commercianti, istituzioni, desiderare dialogo costruttivo, mai conflitto e repressione come panacea per ogni soluzione. E poi si possono sempre organizzare viaggi studio per tutti. Altrove pare abbiano risolto da decenni.

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