Giallo Taurisano. La donna ottiene i domiciliari
Lucia Bartolomeo, infermiera 36enne di Taurisano, in carcere per aver ucciso il marito con una inezione, ha ottenuto i domiciliari così come disposto dal presidente della Corte d'assise, Giacomo Conte
Redazione
12 luglio 2008 13:37
Era in carcere da un anno e due mesi con la pesante accusa di aver ucciso il marito, ammalato da tempo di tumore, iniettandogli una dose letale di eroina. Lucia Bartolomeo, infermiera 36enne di Taurisano, ha ottenuto i domiciliari così come disposto dal presidente della Corte d'assise, Giacomo Conte.
L'alleggerimento del provvedimento restrittivo è scaturito dalla motivazione, addotta dal collegio giudicante, della pervenuta insussistenza del pericolo di fuga dell'infermiera, avendo già da tempo escluso la possibilità di una recidiva e l'inquinamento delle prove. Dopo l'incontro della donna con la figlia, di 6 anni, che si trova in un centro di recupero, avvenuto alcuni giorni addietro, i legali Silvio Caroli, Pasquale e Giuseppe Corleto hanno ottenuto una parziale e iniziale vittoria. I giudici hanno emesso il provvedimento sulla base di un'ulteriore motivazione. Sulla donna pesano solamente indizi e per l'economia del processo hanno deciso di concedere i domiciliari alla Di Bartolomeo, che potrebbe anche essere assolta a dibattimento concluso.
"Un provvedimento ispirato dalla ragionevolezza e il buon senso", ha commentato l'avvocato Silvio Caroli - "che restituisce un po' di serenità alla mia assistita". Nell'ultima udienza, tenuta giovedì scorso, l'avvocato Corleto aveva depositato l'istanza per ottenere i domiciliari. Tra l'altro, dalle deposizioni delle colleghe di lavoro della donna, sarebbe emerso che la presunta assassina non si sarebbe procurata l'eroina dalla clinica privata. L'omicidio maturò il 29 maggio del 2006 e secondo la pubblica accusa rappresentata dal pm Guglielmo Cataldi, la Di Bartolomeo avrebbe ucciso il marito per rifarsi una vita con il suo amante.
L'alleggerimento del provvedimento restrittivo è scaturito dalla motivazione, addotta dal collegio giudicante, della pervenuta insussistenza del pericolo di fuga dell'infermiera, avendo già da tempo escluso la possibilità di una recidiva e l'inquinamento delle prove. Dopo l'incontro della donna con la figlia, di 6 anni, che si trova in un centro di recupero, avvenuto alcuni giorni addietro, i legali Silvio Caroli, Pasquale e Giuseppe Corleto hanno ottenuto una parziale e iniziale vittoria. I giudici hanno emesso il provvedimento sulla base di un'ulteriore motivazione. Sulla donna pesano solamente indizi e per l'economia del processo hanno deciso di concedere i domiciliari alla Di Bartolomeo, che potrebbe anche essere assolta a dibattimento concluso.
"Un provvedimento ispirato dalla ragionevolezza e il buon senso", ha commentato l'avvocato Silvio Caroli - "che restituisce un po' di serenità alla mia assistita". Nell'ultima udienza, tenuta giovedì scorso, l'avvocato Corleto aveva depositato l'istanza per ottenere i domiciliari. Tra l'altro, dalle deposizioni delle colleghe di lavoro della donna, sarebbe emerso che la presunta assassina non si sarebbe procurata l'eroina dalla clinica privata. L'omicidio maturò il 29 maggio del 2006 e secondo la pubblica accusa rappresentata dal pm Guglielmo Cataldi, la Di Bartolomeo avrebbe ucciso il marito per rifarsi una vita con il suo amante.
Redazione
12 luglio 2008 13:37
