rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Goletta Verde monitora e boccia le acque pugliesi. Ma il Salento si salva

Legambiente ha presentato i risultati del monitoraggio sullo stato di salute delle acque regionali: tredici su venti punti di campionamento sono risultati fuori legge. Depurazione inadeguata, ma nel leccese dati più confortanti

LECCE – Tredici su venti punti delle acque regionali, monitorati dai biologi di Goletta Verde, risultano critici: la qualità delle acque pugliesi inizia a traballare, con dieci campioni risultati “fortemente inquinati” e tre “inquinati”. Sotto accusa ancora una volta foci dei fiumi e canali, che dimostrano le carenze depurative soprattutto dei comuni interni, ma anche scarichi non depurati adeguatamente da impianti di trattamento attivi.

Questo in sintesi è quanto emerso oggi in conferenza stampa dal monitoraggio scientifico di Goletta Verde, la popolare campagna itinerante di Legambiente, che ogni estate solca il mare italiano per monitorarne la qualità delle acque e dei litorali, realizzata anche grazie al contributo del Consorzio obbligatorio degli oli usati. Ad illustrare i dettagli della istantanea scattata dai tecnici di Legambiente sul livello di inquinamento  microbiologico delle acque regionali, questa mattina a Bari, presso la sede di Legambiente Puglia, erano presenti Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente, Francesco Tarantini, presidente Legambiente Puglia, Fabiano Amati, assessore ai Lavori pubblici e Protezione civile della Regione Puglia e Massimo Blonda, direttore scientifico Arpa Puglia.

I prelievi alla base delle rilevazioni, vengono eseguiti dalla squadra di tecnici di Legambiente, che viaggia via terra a bordo di un laboratorio mobile grazie al quale è possibile effettuare le analisi chimiche direttamente in situ con l’ausilio di strumentazione da campo. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene nei laboratori mobili lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità / salinità).

Valori batteriologici superiori ai limiti di legge sono stati riscontrati nel capoluogo pugliese, nella provincia di Bat, nel foggiano e in cinque punti campionati nel tarantino (Castellaneta Marina, in località Romanazzi, Palagiano, Marina di Pulsano, a Lizzano, nei pressi del Canale dei Cupi, a Massafra). Non è andata meglio nel brindisino con tre punti critici, di cui due fortemente inquinati: nel comune di Brindisi, in località Torre Testa, presso il Canale Gianicola, il secondo a Fasano, in località La Forcatella, il terzo nel comune di Carovigno,  in località Torre Guaceto.

Lungo la costa pugliese sono state controllate alcune spiagge in gran parte segnalate dai cittadini come punti critici, ma che hanno registrato livelli di inquinamento batterico entro i limiti di legge: nella provincia di Taranto, nel comune di Manduria, sulla spiaggia tra Torre Colimena e San Pietro in Bevagna; a Trani, sulla scogliera sottostante il Monastero di Colonna; nella provincia di Lecce, nel comune di Porto Cesareo, in località Torre Castiglione, sulla spiaggia alla fine della Via 214, nel comune di Leuca, sullo Scalo di Leuca, e nel comune di Otranto, sulla spiaggia nei pressi del Canale del Lago Alimini Grande.

Entro i limiti della normativa anche i controlli eseguiti a Brindisi, sulla spiaggia libera tra Via Materdomini e Via di Punta Penne, e nella provincia, a Fasano, in località Savelletri di Fasano Torre Canne, sulla spiaggetta tra Via Degli Eroi del Mare incrocio Via Capri.

“Anche in Puglia non possiamo che evidenziare la situazione di inquinamento causata da alcune foci e da scarichi fognari non a norma - dichiara Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente -. Il nostro monitoraggio conferma quanto già emerso dai dati dell’Istat secondo cui la Puglia con il 60% è la quartultima regione d’Italia per percentuale di popolazione servita da un efficiente servizio di depurazione”.

Le gravi carenze del sistema di depurazione, secondo Ciafani, oltre a danneggiare ambiente e salute, impongono alle tasche dei cittadini il pagamento di multe salatissime. Sono 6 i comuni pugliesi fuorilegge che hanno contribuito alla condanna dell’Italia da parte della Corte di giustizia europea per il mancato rispetto della direttiva 91/271/CE sul trattamento delle acque reflue (procedura d’infrazione 2004/2034): Casamassima (Ba); San Vito dei Normanni, nel brindisino; Casarano, Porto Cesareo, Supersano e Taviano in provincia di Lecce. La metà di questi ha ricevuto la condanna più grave, in quanto manchevoli di fognature; sono cinque invece i comuni imputati di non avere un adeguato trattamento dei reflui e di non avere strutture adeguate per reggere carichi antropici maggiorati relativi al flusso turistico.

“I dati di Goletta Verde confermano lo scenario emerso in Puglia sul fronte del contrasto da parte della magistratura alla mancata o inadeguata depurazione - commenta Francesco Tarantini, - alla luce di tutto questo ci appelliamo alla Regione affinché metta in campo le risorse umane ed economiche necessarie al controllo del corretto funzionamento degli impianti esistenti, oltre a definire una strategia concreta per garantire a tutta la popolazione pugliese un’adeguata copertura fognaria e depurativa”.

 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Goletta Verde monitora e boccia le acque pugliesi. Ma il Salento si salva

LeccePrima è in caricamento