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Cronaca

Grande Salento, piccola Università? I dubbi della Cisl

Tre i nodi principali da sciogliere: pianta organica, vecchia di 11 anni, sviluppo edilizio ed Ingegneria industriale, inizialmente collocata a Brindisi. "Finora tutte le speranze rimaste disattese"

Università del Salento sempre più nell'occhio del ciclone. Il timore, per dirla con Antonio Capodieci e Franco Surano, rispettivamente segretario Cisl Università e segretario generale del sindacato, è che "il progetto, agli occhi superficiali di molti, potrebbe sembrare già fallito". E si tratta di un progetto che "non coinvolge solo l'Università ma anche le attese, le speranze e la dinamicità di tutto il territorio salentino; anzi la visione di realizzare un Progetto del Grande Salento - spiegano - è stato il motore del cambio di rotta che ha generato la deroga allo Statuto e la modifica della denominazione dell'Università degli Studi di Lecce".

La Cisl, dunque, denuncia con forza la necessità di "salvaguardare la coerenza delle scelte adottate". E lo fa in aperta polemica con l'istituzione e in particolare con il magnifico rettore, Oronzo Limone. Il sindacato sostiene infatti di provare "forte contrarietà e fermo disappunto per l'atteggiamento dilatorio ed improduttivo dell'amministrazione dell'Università di Lecce riguardo gli impegni presi di soluzione dei problemi di ateneo". Ovvero: "Consolidamento delle strutture amministrative e didattiche già esistenti; nascita o sviluppo di unità ed attività organizzative in grado di soddisfare meglio e più coerentemente le attese dei lavoratori e dell'utenza, acquisiti in tutte le sedi istituzionali di confronto e, a distanza di anni, disattesi".

Tre i nodi principali. Pianta organica, sviluppo edilizio e facoltà di Ingegneria industriale. "L'Ateneo è ancorato ad una pianta organica vecchia di 11 anni - dicono i sindacalisti -, più volte rattoppata con interventi episodici e scoordinati, oramai inadeguata alle esigenze di una Università che ha visto crescere in modo esponenziale dimensioni, progetti, interessi didattici e collegamenti con il territorio locale e nazionale. Questo documento - sostengono allora - va elaborato e sviluppato in virtù dei mutamenti organizzativi e delle ambizioni di crescita economica e strutturale dell'Ateneo inducendo la controparte pubblica ad investire, in una proficua logica organizzativa, su uno strumento di programmazione fondamentale per la reingegnerizzazione dei processi, dei servizi e delle attività istituzionali. Con ogni urgenza è stato più volte richiesto l'aggiornamento di tale elemento strategico, con contestuale ridefinizione della dotazione organica: con altrettanta solerzia sono stati promessi interventi che, sino ad ora, non si sono affatto realizzati Esemplare, per tutti, è il caso delle procedure concorsuali per le "progressioni verticali" del personale, per il quale è legittimo il dubbio che si tratti solo di un "miraggio desertico", in barba a tutti coloro che contavano di spendersi una chance di miglioramento professionale ed economico".

Non meno gravi, per le Cisl, le posizioni in tema di sviluppo edilizio. "E' una scelta strategica - spiegano Capodieci e Surano - per la crescita dell'Istituzione e che si riflette sugli assetti dinamici ed economici dell'intera città di Lecce. Per questo, avrebbe dovuto sottendere una visione chiara e ponderata da articolarsi nell'ambito di una programmazione condivisa e di ampio respiro; invece, sembra essere diventata una "idea dell'ultimo minuto", frammentata e confusa nel districarsi fra le varie istituzioni coinvolte, slegata da ogni confronto dialettico con le componenti dell'Ateneo che, invece, attraverso momenti di dibattito istituzionale potevano originare un'apposita strategia per l'acquisizione, il consolidamento o la crescita dell'intero patrimonio immobiliare dell'Università ottenendo indicazioni precise circa eventuali decisioni onerose, superflue od inutili".

Terzo, ma non ultimo dei problemi, quello inerente la "facoltà di Ingegneria industriale: inizialmente collocata a Brindisi - dicono -, allo scopo di coinvolgere le realtà territoriali nella scelta di istituire un Polo aerospaziale ed un Distretto tecnologico aeronautico (proprio in un ambito, quello dell'alto Salento, nel quale florido è il substrato economico ed aziendale specializzato nel settore), successivamente, per non chiare ragioni burocratiche è stata trasferita a Lecce. Credendo nella sua bontà, gli Enti locali brindisini hanno investito con ingenti sforzi economici nel progetto del Polo, ma questa evoluzione delle cose rischia di far naufragare un esempio di buoni rapporti e di condivisione di intenti tra Ateneo ed Enti locali. Se il percorso avviato nell'interland brindisino si arrestasse, è evidente che l'intero progetto dell'Università del Salento (e la mission che vi è sottesa) verrebbe pregiudicato nella sua realizzazione, con gravissime conseguenze economiche e di immagine per il nostro Ateneo".

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