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Cronaca Gallipoli

Il Pdci: "Basta svendere gli immobili comunali"

Nuova presa di posizione del presidente Fiammata alla vigilia delle cessioni definitive della ex scuola di via Chiaiese e del terreno di via Lecce. Ma il Comune ribatte: "Vendite funzionali"

Svendere il patrimonio immobiliare comunale è un errore. Anche se ristorativo per le deficitarie casse di Palazzo Balsamo. Almeno questo è quanto torna a ribadire il presidente del partito dei Comunisti italiani di Gallipoli, Bruno Fiammata, alla vigilia della fase conclusiva di due importanti alienazioni messe in atto dal Comune. Il 18 gennaio prossimo ci sarà la seconda asta al rialzo per il terreno di oltre 9mila metri quadri di via Lecce (ex ricovero di mendicità e vecchiaia nei pressi del mercato ittico all'ingrosso e alla caserma dei vigili del fuoco), così come tre giorni prima si concluderà l'iter di vendita al miglior offerente dell'immobile della ex scuola elementare e media di via Chiaiese. Vendite mirate e funzionali secondo l'amministrazione pubblica che per dimostrare la bontà del suo operato in questi giorni ha portato a termine, in senso inverso, una trattativa di acquisizione al patrimonio comunale. Si tratta dei locali annessi all'ex mercato coperto che ospitavano il "Bar-Caffè dello Sport", per una cifra di poco superiore ai 330 mila euro. Ma tornando alle "s-vendite" all'asta, il Pdci, in una nota, manifesta tutta la sua contrarietà a questo tipo di condotta. Auspicando un ripensamento (alquanto improbabile a questo punto) degli uffici comunali e del commissario prefettizio.

"Sperando, stavolta, di trovare orecchie più importanti e attente, torniamo a ripetere quant'è politicamente ed economicamente sbagliato continuare a svendere inopinatamente il patrimonio immobiliare della nostra città per risanare le casse comunali" esordisce Fiammata. Che continua: "Anche se è assai difficile, pensiamo che la cosa più impellente per la nostra città non sia quella di mettersi in vendita ma di doversi dotare di un Sindaco e un Consiglio e una Giunta Comunale aventi idee produttive e solide basi politiche, scevre dagli interessi personali della cosiddetta società civile quasi sempre responsabile dei gravi problemi generali della nostra città e non solo. Purtroppo la nostra città, pur senza attività produttive, e stata lasciata negligentemente espropriare di tutto il suo importante patrimonio demaniale e suoi storici uffici ed enti di riferimento comprensoriale"

E non finisce qui. "Espropriarla, oggi, anche del suo residuale patrimonio immobiliare" rincara la dose il presidente del Pdci, "è un atto di miope strategia politica che a breve tempo la ridurrà a mero villaggio turistico balneare d'esclusivo uso e consumo degli asociali parvenu locali e d'entroterra. E senza futuro possibile per le giovani generazioni ancora costrette altrove in cerca di lavoro stabile e qualificato. Esperienza e lungimiranza assicurano che le comunità si arricchiscono solo se si adoperano nell'acquistare e capitalizzare il proprio patrimonio pubblico, non quando si svende, vende o depaupera ciò che costituisce la propria carta di credito. Soprattutto quando si tratta di patrimonio pubblico utile all'istruzione e cultura dei propri cittadini amministrati. Una comunità senza istruzione e cultura e solo una comunità spenta e senza futuro".

In conclusione il richiamo al Commissario prefettizio: "Pensiamo proprio che il dottor Trovato, nella sua qualità d'amministratore straordinario della città, pur avendone l'autorità legittima di poterlo fare, farebbe bene invece a non alienare l'istituto scolastico di Via Chiaiese e il suolo di via Lecce per quattro buoni motivi. Ovvero: operazioni così responsabilità tanto onerose sarebbe bene lasciarle assumere agli amministratori locali democraticamente eletti; il loro ricavato, senza una lungimirante azione di politica produttiva, oltre che un palliativo per le casse comunali è anche un deleterio esempio per chi gli succederà alla guida della città che potrebbe anche lui pensare così di risolvere i problemi generali quand'anche non sarebbe rimasto più nulla da vendere; perché quegli immobili sono simboli dell'istruzione dei nostri giovani, e della solidarietà dei cittadini che potrebbero venir meno verso i propri anziani disumanamente scacciati dalla loro casa di riposo. Perché gli stessi atti di vendita potrebbero essere impugnati dai cittadini, poiché diretti proprietari non preventivamente consultati, e in quanto atti pubblici ritenuti non abbastanza trasparenti, poiché non hanno previsto il divieto di partecipazione al loro acquisto di concorrenti che hanno avuto responsabilità di governo della città negli ultimi 5 anni, e il fatto che chiunque vi partecipi lo debba fare senza prestanome e in prima persona, proprio per non lasciare intendere loro che a comprarsi a pezzettini la città siano proprio gli stessi amministratori che prima l'hanno dissestata e poi messa in svendita".

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