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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Gallipoli

Il pianto e i soccorsi a bordo della Peluso. “Orgogliosi di salvare bambini e migranti”

Viaggio a bordo del pattugliatore della guardia costiera in scalo tecnico nel porto di Gallipoli. I racconti del comandante salentino Chianella. Solo nel 2016 sono 4mila 800 i migranti tratti in salvo

GALLIPOLI – L’orgoglio e la fierezza di rappresentare un pezzo di Salento, quello del lembo gallipolino, nelle operazioni di soccorso e salvataggio delle vite umane traghettate nei perigli del Mare Nostrum. E sono in migliaia i migranti che a bordo del pattugliatore della guardia costiera “Alfredo Peluso”, impegnato spesso e volentieri negli interventi nelle acque a nord della Libia e nel canale di Sicilia, hanno trovato la loro àncora di salvezza.

A descrivere con dovizia di particolari e senso di appartenenza al “Sistema Paese”, le attività e le operazioni che con cadenza ricorrente impegnano uomini e mezzi dell’autorità marittima e soprattutto la Nave Peluso nel salvataggio delle vite umane imbarcate e spedite verso l’ignoto da scafisti e trafficanti senza scrupoli, è il comandante, il giovane tenente di vascello, Marco Chianella, 34 anni, originario della città bella che dall’11 maggio del 2015 è al comando di Nave Peluso.

Con lui, a bordo della Cp 905 della guardia costiera (una delle cinque navi maggiori del corpo, di 52 metri di lunghezza), l’equipaggio composto da tre ufficiali, 18 sottoufficiali e 12 graduati di truppa e che comprende anche un medico ed un infermiere del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta (Cisom). Nella mattina di oggi Nave Peluso ha levato gli ormeggi per un giro perlustrativo nelle acque antistante la città bella, ovviamente in un clima del tutto tranquillo rispetto alla fase operativa che si compie a pieno regime nelle acque del Mediterraneo, ma che ha consentito di prendere atto della competenza sulla fase di conduzione della nave e dell’alto grado di professionalità in plancia di comando così come nel resto dei compartimenti della nave. Rigore, impeccabilità, ma soprattutto tanta umanità e coscienza del senso del dovere.

A bordo di Nave Peluso presenti anche il comandante della capitaneria di porto di Gallipoli, Attilio Maria Daconto e il sindaco della città Stefano Minerva, accompagnato dall’assessore Dario Vincenti. E a largo di Gallipoli, con il sole battente, la brezza marina e la vista mare sulla città e l’isola di Sant’Andrea, il comandante Chianella ha snocciolato dati e ricordi delle operazioni in capo a Nave Peluso. Ultima in ordine di tempo quella nella notte tra venerdì e sabato scorsi conclusa con la sosta del pattugliatore d’altura nel porto di Crotone, dove si è proceduto allo sbarco dei 377 migranti salvati nell’ambito di quattro operazioni di soccorso condotte a nord di Tripoli.

“Sono al comando di Nave Peluso da circa un anno e mezzo e nel 2016 la nostra unità ha tratto in salvo circa 4mila e 800 migranti, percorrendo oltre 7mila 500 miglia marine” racconta il comandante Chianella, “un dato consistente che si raccorda con le tante operazioni e le persone tratte in salvo da parte del corpo della guardia costiera che nell’anno in corso ha recuperato complessivamente, su navi e propri mezzi, circa 65mila migranti. Solo nel corso dell’ultima settimana le vite strappate alla morte in mare legate alle traversate sono state 7mila e 500 a fronte di 65 operazioni  Sar.  Tutte le richieste di soccorso  hanno visto coinvolte le varie forze di soccorso, ma quello che continua a funzionare è il sistema Paese, che come accaduto sabato mattina  a Crotone ha visto la mobilitazione e la presenza di strutture, uomini e mezzi che ci hanno fornito il supporto necessario per completare le operazioni a livello logistico e sanitario”.

Numeri e cifre che fanno impressione e che, se mai ce ne fosse ancora bisogno, testimoniano l’emergenza continua sul flusso transitorio dei migranti verso le coste italiane che non sembra voler concedere il passo e che alimenta la sofferenza tangibile di chi vive, sulla propria pelle, il dramma della migrazione “forzata”. Torna nella sua città natale il tenente di vascello Marco Chianella, che ha donato anche un quadretto e una dedica “speciale” nella mani del primo cittadino. Ma lui e il suo equipaggio sono già consapevoli che da domani una nuova missione è già in ripartenza. Senza indugio. E si salpa verso Messina, sede della 6^ squadriglia della guardia costiera al comando del capitano di vascello, Paolo Zumbo. “Sono tornato alla città più bella del mondo come dice il neo sindaco Stefano Minerva” commenta il comandante di Nave Peluso, “e anche questo è un motivo di orgoglio come uomo, come comandante e credo anche per la città che ha ospitato una delle unità di maggior pregio del corpo della marina militare. E domani si riparte per una nuova missione”. Una delle tante missioni di soccorso e salvataggio. Nessuna delle quali sarà mai uguale ad un'altra, come rendiconta lo stesso comandante Chianella, mentre la Nave Peluso solca il mare gallipolino ed estrinseca  l’imponenza in navigazione del pattugliatore il cui motto riecheggiante da poppa a prua è: audax omnia perpeti (audace nell'affrontare tutto).                  

“Ogni  soccorso ha una storia propria e a se stante. E’ come un momento di vita che si porta nel ricordo e nel proprio cuore” spiega nel suo racconto il comandante Chianella, “spesso è anche difficile raccontare le proprie sensazioni e le proprie emozioni provate nelle fasi del soccorso. La sensazione di aver compiuto fino in fondo il proprio dovere si realizza quando si traggono in salvo i bambini, alcune delle volte ancora in fasce o nati da pochi giorni, o addirittura durante le traversate. Il supporto corale di tutto il personale, che mi onoro di dirigere su questa nave, rende ogni operazione, anche se faticosa, del tutto agevole e responsabile. A volte i miei uomini vanno al di là delle loro competenze professionali e militari, mettendo in campo, spontaneamente, la componente umana e solidale che li porta a tranquillizzare le persone, donne e bambini più fragili, e a donare anche giocattoli o piccoli oggetti personali portati dalle proprie case".

"Si cerca di dare conforto e aiuto per quello che possiamo” prosegue nel suo racconto il comandante di Nave Peluso, “e anche questi sono momenti di orgoglio e di crescita umana e professionale. Un ricordo in particolare? È difficile rammentare un caso specifico tra tanti interventi. E come dicevo molti sono legati al volto e al sorriso che cerchiamo di ridare ai bambini. Ricordo un intervento a largo di Lampedusa in soccorso di un barcone con 300 migranti a bordo, dove provvedemmo a portare in salvo, ad uno ad uno i passeggeri alla deriva di quella imbarcazione. Ecco lì, come prassi vuole si cominciò a trasferire sulla nave, donne e bambini. E ricordo proprio il pianto particolare di uno questi bimbi che tolto dalle braccia delle madre, per facilitare l’imbarco, non riusciva più a calmarsi. Un pianto che si è poi placato, all’improvviso, solo dopo 30 secondi, ovvero quando lui stesso ha percepito che la madre era appena salita a bordo”.

In mare con tutto l'equipaggio

Tanti ricordi da custodire e che devono, purtroppo, anche lasciare subito il posto a nuove emergenze. Nuovi interventi. Nuove vite da trarre in salvo.  “Quando tutti i migranti vengono sbarcati per noi è motivo di orgoglio e tutti tiriamo un gran sospiro di sollievo” conclude il comandante Chianella, “una situazione critica l’abbiamo vissuta circa due mesi fa con undici gommoni carichi di migranti a largo di Lampedusa. Le operazioni di soccorso sono iniziate alle 7 del mattino e sono terminate alle 23, grazie al supporto di mezzi e rimorchiatori e di tutte le unità di soccorso mese in campo. E una delle sensazioni più belle è stata quando alla fine della giornata ho comunicato alla centrale operativa che tutti quei migranti erano stati salvati”.

Erano altri 1.431 esseri umani, che gravitavano e ondeggiavano intorno a Nave Peluso, tra siriani, pakistani, cittadini del nord africa e di altre nazionalità strappati ad un destino infausto. Al momento Nave Peluso è inserita all’interno dell’attività di sorveglianza marittima per la salvaguardia della vita umana in mare nel Mediterraneo centro meridionale denominata “Triton”, dell’agenzia europea Frontex. L’unità,lunga 52 metri e larga oltre 8 metri, ha un dislocamento di 427 tonnellate, una velocità di 32 nodi, e un’autonomia di circa mille miglia. Viene impiegata in compiti operativi come la ricerca e soccorso (Sar), antinquinamento, vigilanza sulla pesca, controllo del traffico marittimo e polizia marittima. A bordo della Peluso sono presenti quattro zattere di salvataggio da 101 persone, due battelli ausiliari, un cannoncino schiumogeno antincendio, due bracci per l’irrorazione di liquidi disperdenti ed un sistema per il recupero di oli dispersi in mare.     

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