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Cronaca

“Impresa della droga”, chieste condanne per quasi 100 anni di reclusione

La pubblica accusa ha invocato le pene nel processo “abbreviato” per 9 degli 11 imputati finiti nell’inchiesta “Amici miei”. Attesa per il 12 giugno la sentenza

LECCE - Sono 97 gli anni di reclusione chiesti per “l’impresa criminale” (così la definì nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Simona Panzera) che avrebbe fatto affari con la cocaina sulle piazze di Gallipoli, Taviano, Matino, Alezio e nei paesi vicini, smantellata il 17 settembre scorso con l’operazione “Amici miei”.

Oggi, il procuratore Guglielmo Cataldi (in sostituzione del collega Milto Stefano De Nozza, titolare delle indagini) ha invocato le pene nel processo discusso col rito abbreviato per nove imputati. La pena più alta a 18 anni di reclusione è stata richiesta per Saimir Sejidini, 27enne nato in Albania, residente a Taviano, detto “Sem”, ritenuto leader del gruppo; 12 anni per Vincenzo De Matteis, 42enne residente a Taviano, già condannato per mafia e omicidio con sentenza divenuta irrevocabile nel 1999; 12 anni a testa anche per Pasquale Di Battista, 32enne nato in Germania e residente sempre nella marina tavianese; Roxhers Nebiu, 27enne albanese residente a Melissano; Gilberto Perrone, 22enne nato a Gallipoli e residente a Taviano; Enri Shehaj, 25enne albanese residente a Rutigliano; 9 per Luca Di Battista, 26enne nato a Terlizzi (Bari) e residente a Mancaversa.

Le condanne più basse a 5 anni sono state richieste per Klodian Shehaj, di 36 anni, albanese ma residente a Taviano, e Danel Gjoci, 20enne, albanese residente a Taviano. Entrambi - scarcerati durante le indagini (il primo è sottoposto all’obbligo di firma) su istanza dell’avvocato difensore Stefano Stefanelli – sono gli unici per i quali non è stato contestato il reato associativo inizialmente ipotizzato.

Tra le persone coinvolte nello stesso procedimento ci sono anche Rrapush Tafa, 25enne albanese che però risulta latitante, e Domenico Scala, 21enne nato a Gallipoli, e residente a Taviano, che come gli altri aveva fatto richiesta di rito “alternativo” (in seguito al decreto di giudizio immediato), ma per ragioni procedurali, la sua posizione è stata stralciata e sarà vagliata il prossimo 12 giugno, data in cui è attesa la sentenza del giudice Sergio Tosi.

Sono sessanta le cessioni di stupefacenti documentate carabinieri della compagnia di Gallipoli, dall’ottobre del 2016 al giugno 2017 e la modalità di vendita prescelta sarebbe stata quella del “Drug&drive”: dosi e soldi venivano scambiati dai finestrini di due auto accostate in luoghi isolati.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Stefano Stefanelli, Biagio Palamà, Pomeo Demitri, Angelo Ninni e Laura Serafino.

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