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Cronaca

L’università "povera" che aspira a diventare capitale. Zara: “Lavoriamo insieme”

Anno accademico numero 59, nel pomeriggio le performance creative. Gli interventi delle istituzioni non chiudono un occhio sulle criticità. Il rettore: "Superiamo le ombre dell'ateneo, il clima di diffidenza. Ci vuole apertura su grandi progetti"

LECCE – Il 59° esimo anno accademico dell’Università del Salento è stato inaugurato all’insegna di una parola d’ordine: cultura, quale volano per lo sviluppo del territorio. Ed all’insegna, quindi, di una nuova apertura a tutto campo dell’ateneo verso la comunità cittadina, con cui intende instaurare un rapporto nuovo, bidirezionale, proiettato verso le sfide (tutt’altro che semplici) del futuro. Svecchiando quell’immagine, ormai lontana, di roccaforte di “interessi” e scontro di poteri, più che di condivisione dei saperi. Questa era la missione del neo rettore Vincenzo Zara che ha potuto inaugurare la cerimonia del 2014 scrollandosi di dosso la polvere degli antichi dissapori, e con un obiettivo ben chiaro davanti: la candidatura di Lecce a Capitale della cultura nel 2019. Un traguardo scintillante in cui anche l’Università vuole farla da padrona, rivendicando il suo acciaccato ruolo di tempio dell’istruzione.

Il tema cardine, fil rouge di tutti gli interventi istituzionali che si sono susseguiti nel corso della mattinata, è stato quello dell’università come capitale di cultura. L’ateneo ha scelto di rinnovare la cerimonia affiancando al classico appuntamento inaugurale, quindi, una ‘performance di comunità’ che si terrà nel pomeriggio, risultato di un processo di creazione collettiva realizzato con il coordinamento del professor Salvatore Colazzo, preside della facoltà di Scienze della formazione. Con la performance intitolata “UniSalento Comunità Creativa” e gli altri appuntamenti programmati nel corso della serata tesi a rompere la routine dello studio, l’Università ha voluto dedicando così un’ intera giornata ai festeggiamenti ed al racconto corale della vita quotidiana, delle potenzialità e dei progetti della comunità accademica.

La cerimonia inaugurale, intanto, è stata aperta dal un intervento fuori programma del sottosegretario all’Istruzione, all’Università ed alla Ricerca, la pugliese Angela D’Onghia che ha parlato di un punto di ripartenza per il Paese, travolto da una crisi trentennale, proprio nella formazione garantita dalle scuole e dall’università. Per la senatrice anche la ripresa economica (che passa dall’occupazione) non può infatti prescindere “dalle speranze che riusciamo ad infondere ai nostri ragazzi”. “Possiamo fare tanto per loro – ha aggiunto – cominciando a rimettere insieme i due mondi del lavoro e dell’istruzione”.

Il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, ha affidato il suo saluto ad un messaggio con cui si dichiara pronta a collaborare con l’ateneo sui temi del lavoro, nell’ottica di un nuovo sviluppo economico dell’Italia “capace di far leva sul proprio patrimonio di beni immateriali”. Pragmatico anche il discorso dell’assessore regionale allo Sviluppo economico, Loredana Capone, che ha rivendicato le azioni concrete messe in atto dalla giunta di via Capruzzi per migliorare la qualità dell’offerta formativa, che passano attraverso la programmazione europea sui fondi da destinare alla Puglia, dal bando “Future in research” destinato a 170 ricercatori e attraverso le risorse aggiuntive garantite dai Pon “che devono servire a colmare il gap con gli atenei del Nord Italia e non possono essere destinati alla programmazione ordinaria che ci è dovuta”.

Il rettore Zara, al banco di prova del suo primo discorso inaugurale, ha voluto evidenziare una forte contraddizione che esiste tra i continui richiami del mondo politico ad investire in conoscenza e l’amara realtà dei fatti che ha determinato trend negativi su tutti i fronti: dal 2009 è diminuito il Fondo d’investimento ordinario (Ffo), il personale docente e amministrativo è stato colpito dal blocco del turn over mentre le università hanno conosciuto un “lento ed inesorabile calo degli studenti iscritti”. “Nel tentativo di arrangiarsi tra tutte queste difficoltà – ha spiegato – forte è la tentazione di chiudersi nel ristretto ambito delle aspirazioni individuali, invece dobbiamo sforzarci di operare come sistema”. Zara non ha chiuso un occhio neppure sulle “ombre” del passato, tra cui campeggia il “clima di diffidenza che si respira sovente nella comunità”. “E’ necessario superare questo atteggiamento di sfiducia e demotivazione – ha proseguito il rettore - e superare la logica degli accordi tra le persone per lavorare insieme su grandi obiettivi, come quello della candidatura a Lecce capitale della cultura”.

primafila_inaugurazione-2Il direttore generale Claudia De Giorgi ha voluto sottolineare l’impegno quotidiano che occorre per trasformare le criticità in stimolo  e rendere l’ateneo il punto di riferimento della società civile, nonché centro catalizzatore degli interessi culturali, economici  e sociali.

Una caratterizzazione diversa al concetto di capitale della cultura è stata fornita, invece, da Tiziano Margiotta, presidente della Consulta del personale tecnico- amministrativo: “L’università può diventare capitale in quanto bacino di modelli culturali positivi da proporre – ha spiegato- , ma se assume la veste di sterile apparato burocratico ed aziendalistico, allora perde la sua vitale connotazione di ‘bene comune’”. Molto al di là delle logiche “autoreferenziali e persino provinciali”, quindi, l’ateneo salentino può diventare un vero motore di crescita e sviluppo.

L’ultima parola è stata quella degli studenti, rappresentati dal presidente del Consiglio Enrico Pulieri, che hanno colto l’occasione per esprimere la loro voce fortemente critica nei confronti di un decennio di politiche di “disinvestimento” che hanno avuto alcuni effetti disastrosi: l’espulsione di massa degli studenti (meno 78 mila ); la creazione di un sistema elitario in un cui esistono profonde diseguaglianze nell’accesso al sapere. “Abbiamo più volte ribadito come il diritto allo studio in Italia soffra il problema cronico dell’insufficienza delle risorse”, ha denunciato in conclusione Pulieri, rivendicando un deciso cambio di rotta.

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