rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Incatenati davanti a Palazzo Carafa: "Dateci una casa"

Lecce: sgomberata, non senza tensione, una palazzina occupata abusivamente da 16 famiglie in piazzale Sondrio. La protesta s'è poi spostata davanti al Municipio. Chiesto incontro con l'assessore Marti

Tensione a fior di pelle, urla, strattoni, rivendicazioni. Fino a quando gli agenti di polizia non ricevono l'ordine di passare a maniere più decise. E parte la carica. Lo scontro è deciso. Per due giorni sedici famiglie leccesi che rivendicano un alloggio hanno occupato gli appartamenti di un palazzo di piazzale Sondrio. Non sono i diretti assegnatari, ma la loro azione è stata un segnale forte del disagio che vive una città in cui le sacche di povertà esistono, eccome. La capitale del Barocco resta pur sempre un sofferente lembo di Sud, ancorato al resto del Mezzogiorno con tutte le sue contraddizioni e i disagi di una terra slanciata fra due mari di guai. L'altra faccia della medaglia è un anonimo piazzale della ex 167. Cemento e lamiere. Non la vogliono più chiamare così, 167, perché gli occhi dell'ottimismo sono puntati sul desiderio di rinnovamento e recupero. Ma le parole si scontrano con la concretezza. Dietro quel cemento e quelle lamiere, la miseria.

"Quegli alloggi sono vuoti", sbraitano gli occupanti. Ma quegli appartamenti, dodici in tutto, sarebbero già stati assegnati dal Comune, che ha stilato una graduatoria. Andranno a nuclei famigliari selezionati. Chi, fino ad oggi, li ha occupati, non avrebbe titoli per avanzare richiesta. L'assessore alle Politiche della casa Roberto Marti, che già aveva denunciato l'estrema delicatezza del suo ruolo istituzionale, ha una nuova grana. L'ennesima. E intanto si arriva allo sgombero. Non un'operazione semplice. Paura, rabbia, disperazione, doveri, diritti. C'è di tutto nella pentola a pressione dove si mescolano malessere sociale e mantenimento dell'ordine. Si toccano momenti drammatici, una donna incinta ha un malore, viene soccorsa dal 118. Le famiglie, bambini al seguito, non cedono facilmente. Il gruppo tenta anche un'azione eversiva: attraverso i terrazzi, prova ad occupare altre due palazzine.-

Il nervosismo alla fine si placa. Meglio, si sposta. Dalla periferia al centro. Il corteo raggiunge Palazzo Carafa, vuole parlare con Marti. La situazione appare surreale. Tutti gli imbocchi a piazza Sant'Oronzo vengono bloccati dalle pattuglie delle forze dell'ordine. Uno alla volta, gli uomini entrano nel palazzo, mentre polizia, carabinieri, vigili urbani cinturano il portone principale. Le donne prendono una lunga catena e i lucchetti, si siedono a terra e se la passano fra le mani. Sui materassi ci sono i loro figli. Un'altra azione dimostrativa. Parte, diretto, l'attacco frontale all'assessore. "Solo promesse elettorali, vogliamo una casa. E da qui non ce ne andiamo. Se ci cacciano, torneremo stasera. Basta che ci diano una casa. Via Pistoia o piazzale Sondrio è uguale". C'è chi sta in mora e fra qualche giorno sarà sfrattato, chi sostiene di vivere al momento da alcuni amici, "ma non potrà essere così in eterno". I più chiedono solo un alloggio ‘parcheggio'. "Non c'interessa avere una villa, basta una stanza". Nella guerra dei poveri, non può mancare il richiamo agli extracomunitari. "Il Comune agevola loro, ma noi siamo italiani". Poi, parte il coro, da stadio: "Vogliamo la casa, vogliamo la casa, vogliamo la casa". E mentre in prefettura, alle 17 è previsto un incontro interforze per discutere del problema, dal Comune di Lecce viene reso noto che diversi fra gli stessi protestanti sarebbero già assegnatari di altri alloggi e che quindi la richiesta non avrebbe ragion d'essere. Restano il gran polverone e gli echi della vibrante protesta.

Incatenati davanti a Palazzo Carafa: "Dateci una casa"

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Incatenati davanti a Palazzo Carafa: "Dateci una casa"

LeccePrima è in caricamento