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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Inchiesta su presunto giro d'usura, due le richieste di condanna in abbreviato

Sono due le richieste di condanne formulate dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Alessio Coccioli, nell’ambito dell’inchiesta su un complesso e presunto giro di usura. Per i due imputati l’accusa ha chiesto rispettivamente una condanna a due anni e sei mesi, invocando l‘assoluzione per il reato di tentata estorsione

LECCE – Sono due le richieste di condanne formulate dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Alessio Coccioli, nell’ambito dell’inchiesta su un complesso e presunto giro di usura. Al centro delle indagini condotte sin dal 2011 dai carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Lecce, guidata dal capitano Biagio Marro, l’imprenditore Domenico Giancane, 65enne originario di Monteroni di Lecce, affiancato nella presunta attività illecita da un suo collaboratore, Giovanni Paolo Guido, 45enne nato a Castrignano del Capo ma residente nello stesso comune dell’imprenditore. I due sono già stati rinviati a giudizio con altre cinque persone a marzo scorso. La prossima udienza è fissata per il 13 gennaio.

Avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, invece, l’avvocato Fabio Frassanito e Luciano Scardia. Per i due imputati l’accusa ha chiesto rispettivamente una condanna a due anni e sei mesi, invocando l‘assoluzione per il reato di tentata estorsione. La sentenza del gup Giovanni Gallo è attesa per il 16 febbraio.

Gli imputati rispondono a vario titolo di usura continuata ed esercizio abusivo di attività finanziaria, tentata estorsione in concorso, favoreggiamento personale e concorso in false fatturazioni. Nella ricostruzione del giro di usura gli investigatori si sono avvalsi di intercettazioni, sequestri di titoli di credito e anche di tre denunce presentate da altrettanti imprenditori, mentre un quarto, di Monteroni di Lecce, ha negato tutto nonostante le pressioni da lui subite fossero note ai carabinieri.

Giancane e Guido sono stati destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare già nell’ottobre del 2012 dopo che era stato ravvisato un tentativo di inquinamento probatorio rispetto all’attività investigativa che solo un mese prima aveva portato all’effettuazione di diverse perquisizioni. L’imprenditore si sarebbe reso protagonista in prima persona anche di minacce nei confronti delle vittime – società e persone - recalcitranti o di quelle che avevano difficoltà a corrispondere gli interessi legali, senza disdegnare di avvalersi anche di personaggi appartenenti alla criminalità organizzata.

Giancane è sospettato – a riprova dell’attività illecita -  di aver scontato effetti con somme parziali, come rovescio del mancato incasso della rata usuraria non pagata. La sua posizione si era aggravata ai primi di novembre, quando è stata raccolta la denuncia di un imprenditore e poi nuovamente a gennaio, quando una seconda imprenditore si è fatta avanti dopo aver appreso della notifica della seconda ordinanza nei confronti dell’uomo che era già detenuto dalla fine di ottobre.

Mentre le indagini facevano il loro corso, Guido è tornato in libertà già a novembre del 2012, mentre Giancane è stato scarcerato nell’aprile successivo. Nel maggio  del 2013, infine, sono stati dissequestrati quasi tutti i titoli di credito. 

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