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Incidenti stradali

Vittime della strada: il 2012 l'anno maledetto. Il Salento maglia nera della regione

Diffuso il rapporto Aci-Istat. Diminuiti gli incidenti con lesioni e il numero dei feriti, ma il dato della mortalità è impressionante se messo a confronto con le altre province pugliesi. I dati parziali da gennaio 2013 indicano un ritorno ai livelli del 2011

LECCE – Nel 2012 è stata quella di Lecce la provincia pugliese dove si è registrato il numero più alto di vittime di incidenti stradali, 76, esattamente il doppio dell’anno precedente. Lo dice chiaro e tondo il consueto Rapporto Aci-Istat presentato a Roma. Il mese più nero nella penisola salentina è stato quello di dicembre, con 15 morti, ma anche luglio (9) e agosto (8) sono stati terribili. Oltre la metà dei decessi è avvenuta in sinistri occorsi tra il venerdì e la domenica, giorno della settimana che detiene il triste record (24).

Dati “pesanti” quelli sulla mortalità, in decisa controtendenza rispetto al quadro generale che vede un calo nel numero degli incidenti con lesioni – da 2334 a 1856 - e in quello dei feriti – da 3771 a 3013 - e che raccontano di un'anomalia tutta salentina. Naturale interrogarsi sui possibili fattori strutturali, come ad esempio l'adeguatezza della rete viaria in provincia, ma i dati parziali del 2013, ricavati dalle statistiche di questo giornale, fanno pensare ad una fatale congiuntura, davvero eccezionale, e ad un ritorno sui livelli del 2011. 

A Lecce, nel 2012, sono stati rilevate 5 vittime (una in meno sul 2011), 486 sinistri a fronte dei 651 dei dodici mesi precedentei, con una netta diminuzione dei feriti  - 767 contro 1042 – mentre 5 sono stati i morti dale registrati a Corigliano d’Otranto, 4 a Galatina, Nardò, Presicce e Melendugno, 3 a Campi Salentina, Casarano, Carmiano, Sannicola, Soleto, Scorrano e Veglie.  

(leggi e scarica le statistiche_provincia_Lecce 2012)

L’analisi più dettagliata fornisce ulteriori indicazioni che, peraltro, confermano quanto già si sa: in provincia di Lecce si muore prevalentemente fuori dai centri abitati, sui rettilinei e per l’alta velocità. “Il nostro impegno per la promozione della sicurezza stradale – ha dichiarato il direttore dell’Automobile Club di Lecce, Pasquale Elia, è una priorità istituzionale, e per questo ci adoperiamo con ogni sforzo per la realizzazione di iniziative e campagne, quale punto di riferimento sul territorio, riconoscendoci nel logo universale, il rombo giallo, approvato dall’Onu con la dicitura Decennio di iniziative per la sicurezza stradale.

Per quanto riguarda la Puglia questi i dati: in provincia di Bari 3973 incidenti, 60 vittime e 6134 feriti; Foggia segue rispettivamente con 1381, 53 e 2440; quindi Taranto con 1140, 32 e 1832, Brindisi con 1039, 25 e 1699 e la Bat con 830, 18, 1335. Inevitabile il confronto dell’anomalia leccese con i numeri del resto della regione.

(Leggi e scarica le statistiche_regione_2012)

“Si consideri che nel barese dove circolano il doppio dei veicoli e sono stati registrati il doppio dei sinistri, i morti per incidente stradale sono stati 60 – ha dichiarato il presidente dell’Automobile Club di Lecce, Aurelio Filippi Filippi -. La causa principale degli incidenti mortali, nella nostra provincia con 63 morti sui 76 totali, ma anche nel resto del Paese, è imputabile al comportamento alla guida. Questo ci porta a sostenere ancora con maggiore forza che per vincere la piaga dell’incidentalità bisogna fare leva sulla formazione e sulla responsabilizzazione dei guidatori”. 

Incidenti, morti e feriti diminuiscono anche in scala nazionale, rispettivamente nella percentuale del 9.2, del 5.4 e del 9.3. “Questi numeri dimostrano che i progetti e le iniziative per la sicurezza stradale danno sempre buoni frutti – dichiara il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani – ma nessuno può gioirne, perché 3.653 croci misurano ancora il fabbisogno di formazione per i conducenti e l’inadeguatezza delle nostre strade. Soprattutto in città bisogna fare di più, ma se il 95% degli incidenti è imputabile al comportamento scorretto degli utenti della strada, continueremo a pagare con il sangue la domanda di mobilità del Paese finché non si attuerà una riforma del sistema educativo dei conducenti: serve un percorso di formazione continua che parta dalle scuole, si consolidi nelle autoscuole e si aggiorni periodicamente con i corsi di guida sicura, prevedendo abilitazioni progressive per auto più potenti”.

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