Lecce, benvenuti nella città dove si rischia la vita per maleducazione
Due auto "spostano" i panettoni facendo una pericolosa e vietata inversione a "U" e altre rischiano di sbatterci contro, davanti all'accesso superiore della sottovia. Storie comuni di un capoluogo in cui vince la strafottenza
LECCE – Primo pomeriggio, sole abbacinante, rivoli di sudore come fiumi in piena. Un automobilista frena di colpo e studia, stordito dall’incredulità mista a caldo, la scena davanti a sé: tre panettoni, e non di quelli che si trovano sulle tavole a Natale, in mezzo alla via, proprio davanti alla lingua d’asfalto che solca il sottopassaggio delle "disgrazie". Dopo i primi attimi di smarrimento, compreso come aggirare l’ostacolo, l’automobilista s’infila fra l’ultimo dei panettoni e il guard-rail, forse memore di quando dribblava i coni che il mister piantava nell’erba a scuola di calcio. Pochi attimi dopo, ecco una nuova vettura. E poi un’altra, e un’altra ancora. Qualcuno rinuncia e fa dietro-front, con una pericolosa e repentina manovra, qualcun altro si ferma e si attacca al telefono: “Pronto, vigili? Pronto, polizia?”
Arriva la volante, dopo qualche minuto, e due agenti si grattano il capo, cercando una soluzione. E chi li sposta, i panettoni? Pesano che pesano. E soprattutto, come ci sono arrivati, visto che pesano che pesano? Intanto, fa capolino un autobus della Sgm e il problema diventa arduo. La grazia e l’agilità di un elefante, di là non ci passerà mai. I poliziotti devono bloccare il traffico dal lato opposto e far passate il bus. Fermi tutti, cause di forza maggiore.
Passano altri minuti, fra auto e scooter che rallentano, squadrano e scartano (viene il sospetto che a scuola calcio ci siano passati tutti, da ragazzini, e non solo Miccoli e Moriero), e intanto si forma il classico capannello, come negli incidenti o nelle mille altre sventure di questa terra. “Che c’è stata, una rapina?”, chiede un uomo, vedendo gli agenti intenti a confabulare con il vigilante di una banca, il cui sportello si affaccia proprio davanti all’ingresso del ponte maledetto.
“Niente, niente”, si affanna a rincuorare qualche presente, un po’ incredulo di fronte alla domanda, magari pensando: “Ma che, non li hai visti quei cosi piantati in mezzo a via del Mare?”
In realtà, i poliziotti stanno cercando di svelare il mistero più arcano, e cioè come i panettoni siano stati spostati. E così, interrogano chi lavora o abita in zona. Si arriva infine a delineare un abbozzo plausibile di dinamica. Bizzarra, ma credibile. L’unica possibile.
Una prima auto, dunque, deve aver evidentemente cercato di fare inversione (vietata, assolutamente vietata, dal codice della strada e dal buon senso) a “U”: ovvero, provenendo da viale Imperatore Adriano, all’altezza di via del Mare, per tornare indietro e magari immettersi su viale Leopardi, rasentando la sottovia, potrebbe aver colpito il primo panettone, quello più esterno, spostandolo verso il marciapiede opposto: i segni di trascinamento ci sono, ancora freschi, sull’asfalto rovente.
Quest’ostacolo, posizionato fra una corsia e l'altra, proprio per impedire quel tipo di manovra, infatti, sarebbe stato visto per primo, ai bordi del marciapiede, da alcuni residenti. Le telefonate alla municipale, a sentir loro, sarebbero già partite in quei momenti. Ma la municipale – che intanto arriverà a breve a dar manforte ai colleghi delle volanti – non avrebbe neanche fatto a tempo a raggiungere il luogo, che già una seconda auto – chissà, magari uno quei suv pretenziosi e arroganti -, potrebbe essersi imbattuta nella stessa situazione. Questa volta, trascinandone ben due, di panettoni. Neanche a dirlo – ma lo scriviamo giusto per dovere di cronaca – dei due incauti a“U”tomobilisti, nemmeno l’ombra. Se ne saranno andati, bestemmiando per l'urto sulla carrozzeria, e basta. Niente di nuovo sotto il sole.
Finalmente, raggiunto un numero ragguardevole di persone, fra agenti di polizia, della municipale e volontari reclutati sul posto, usando un attrezzo di ferro come perno, i tre ingombranti oggetti vengono rimessi al loro posto, accanto al guard-rail, a fungere da (inutili) deterrenti contro la maleducazione.
Ma c’è poco da ridere. A ben guardare, il rischio è stato grosso. Sarebbe bastata una distrazione, seguita magari da una svolta improvvisa per schivare gli ostacoli finiti in mezzo alla via, per provocare un incidente. E di incidenti, anche banali, si muore. Strade malmesse, segnaletica carente, incroci pericolosi. Certo, ci sono anche quelli. Ma non c'è killer più spietato di un maleducato, nel sonnecchioso capoluogo della strafottenza.