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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Gallipoli / Via Gian Battista Vico, 53

Omicidio di Gallipoli: dopo il raptus nel soggiorno il 75enne è ai domiciliari

Il pensionato che, nel pomeriggio di ieri, ha chiamato i carabinieri dopo aver indirizzato due colpi di pistola calibro 7,65 verso il figlio 38enne, Antonio Sabato, è ristretto presso la sua abitazione di Taviano. All'episodio presente anche la figlia dell'uomo, una 41enne, che si era spostata in cucina per recuperare un bicchiere d'acqua

GALLIPOLI – E’ stato ristretto ai domiciliari presso la sua abitazione di Taviano Sebastiano Sabato, il 75enne  che nel pomeriggio di ieri ha ucciso il proprio figlio, Antonio, in una appartamento alla periferia sud di Gallipoli. L’anziano è stato ritenuto incompatibile con il regime carcerario  a causa dell’età, sia per alcune patologie fisiche di cui è affetto. La tragedia familiare nella quale ha perso la vita il 38enne, sarebbe scaturita a seguito dell’ennesimo, estenuante litigio tra padre e figlio. Un’esasperazione montante esacerbata poi dalla perdita dalla moglie del dirigente scolastico in pensione, avvenuta una quindicina di giorni addietro per un arresto cardiaco. Equilibri che vengono compromessi, tensioni che lievitano e poi il raptus.

All’omicidio, avvenuto nel soggiorno di un quarto piano al civico 53 di via Gian Battista Vico, dove il 38enne risiedeva da tempo, ha assistito anche la sorella della vittima, una 41enne. Stando alle prime ricostruzioni, eseguite dai carabinieri della compagnia gallipolina, guidata dal capitano Michele Maselli, la donna si sarebbe allontanata per alcuni secondi, per recuperare un bicchiere d’acqua richiesto dal 75enne, nella cucina accanto. L’accesa discussione era già in corso, e sono partii i due colpi di pistola calibro 7,65, che il pensionato deteneva legalmente per uso sportivo assieme a due fucili: questi ultimi due erano custoditi nella casa di Taviano, la pistola invece ce l’aveva addosso.

Tutte e tre le armi, al termine dei rilievi, sono state poste sotto sequestro.  L’arma utilizzata nel drammatico episodio non era, come da consuetudine per questo genere di pistole, caricata al massino. All’interno del serbatoio vi erano altri otto proiettili. Dei dieci che erano stati caricati inizialmente, dunque, i due mancanti hanno raggiunto il corpo di Antonio, morto sul colpo. Il sostituto procuratore della Repubblica di Lecce, Emilio Arnesano, che nel pomeriggio di ieri ha raggiunto il luogo dell’omicidio, non ha ancora conferito l’incarico al medico legale per l’esame autoptico sulla salma del 38enne. Quest’ultimo si era laureato con il massimo dei volti presso l’Università “Bocconi “di Milano.

Al termine degli studi aveva proseguito con la sua permanenza meneghina, lavorando presso un istituto di credito del luogo. Poi ha fatto ritorno nel Salento e, prima del fatto di sangue, era senza occupazione. Sebbene la sequenza delle fasi dell'accaduto sia piuttosto lineare, gli investigatori dell'Arma proseguiranno con ulteriori indagini, per avere un quadro completo del raptus che si è consumato tra le mura domestiche. Tra le ipotesi analizzate, per esempio, anche quelle che il 75enne avesse con sè l'arma per tentare un suicidio. Si tratta soltanto di una delle tante piste e, in quanto tale, non può essere esclusa a priori.

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