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Cronaca Ugento

Ingiusta detenzione, presentato ricorso alla Corte europea per Colitti junior

Dopo il rigetto del risarcimento da parte dei giudici della Corte d'appello e di Cassazione, l'avvocato Francesca Conte chiede giustizia alla Cedu

LECCE – Approda dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo uno dei delitti più misteriosi e controversi mai avvenuti nel Salento. La storia di chi era innocente, ma ha trascorso oltre quattordici mesi in carcere per un omicidio che non ha mai commesso. Ora, dopo il rigetto del risarcimento per ingiusta detenzione da parte dei giudici della Corte d’appello di Lecce e della Corte di Cassazione, chiede (attraverso il suo legale, l’avvocato Francesca Conte) giustizia alla Cedu. Protagonista dell’incredibile vicenda Vittorio Luigi Colitti, 24 anni, accusato (in concorso con il nonno, Vittorio) dell’omicidio di Giuseppe Basile, il consigliere dell’Italia dei Valori assassinato a Ugento la notte tra il 14 e il 15 giugno del 2008. Vittorio Luigi Colitti è stato assolto per ben due volte. La sentenza è diventata definitiva irrevocabile il 28 maggio 2013.

Quel ragazzone dalla faccia buona, all'epoca dei fatti minorenne, è stato travolto da una storia sembrata molto più grande di lui, con due processi e quattordici lunghissimi mesi di detenzione presso l'istituto penale minorile di Bari prima di vedere riconosciuta la propria innocenza (avvocati Francesca Conte e Roberto Bray). Il nonno, invece, sta affrontando ancora il giudizio di primo grado, in un processo pieno di dubbi e poche certezze. Rimangono, infatti, molti interrogativi attorno alla ricostruzione fatta dall’accusa. Innanzitutto sul movente, quello dei contrasti tra vicini, apparso subito fragile e che non ha mai avuto riscontri. Così come la ricostruzione dell’omicidio e il ruolo dei presunti assassini, che continuano ad apparire piuttosto complessi. Labile e poco credibile anche la figura della presunta baby testimone del delitto, già smentita dai giudici.

La lunghissima vicenda ha segnato, forse per sempre, la vita del 24enne e della sua famiglia. Vittorio, un ragazzo come tanti, ha visto sgretolarsi nei mesi i suoi affetti, gli studi, il lavoro e i legami più cari. Ha sviluppato, come accertato dai consulenti, “un disturbo post traumatico da stress di grado severo, attualmente in fase cronica, e con sopraggiunti attacchi di panico senza agorafobia, con un danno biologico residuo pari al 35 per cento”. Quel risarcimento potrebbe ricompensare, almeno in parte, una giovane vita travolta da una detenzione che ha portato a “conseguenze personali, familiari, patrimoniali, morali, irreparabili”.

Al di là di ogni sentenza e ogni verdetto, restano le verità nascoste di chi ha visto e ha taciuto, di chi pur sapendo non ha parlato, di chi ancora considera la legge come una rete fastidiosa in cui è troppo facile  e scomodo rimanere impigliati. L’omicidio Basile ricalca alla perfezione il più classico dei copioni di quella provincia addormentata, dove il delitto sembra la più semplice delle cose. Quelle coltellate e quel sangue rimangono, però, una ferita aperta nella voglia di giustizia e verità di tanta altra gente che non vuole dimenticare.

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