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Cronaca

Prima in camion, poi in furgone: ladri inseguiti due volte in una notte

Da Vernole a Merine con un mezzo usato per rubare gasolio. Fuggiti a piedi, ripresi a Surbo con un Ford appena sottratto e tallonati ancora fino alle porte di San Pietro Vernotico

LECCE – Intercettati due volte nella stessa notte dai carabinieri, prima a sud, poi a nord di Lecce e in entrambi i casi inseguiti per decine di chilometri, fino a essere costretti ad abbandonare i veicoli rubati, per sfuggire alla cattura a piedi.

Che fossero gli stessi soggetti, è per ora solo un sospetto. Ma una circostanza induce a ritenere l’ipotesi plausibile. All’altezza di Merine, frazione di Lizzanello, i ladri hanno abbandonato un camion con cassone. Dentro, una cisterna piena di gasolio e attrezzatura per l’aspirazione. E nella stessa località, evidentemente pochi minuti dopo, è stato rubato un furgone commerciale Ford.

Ebbene, quel furgone è spuntato poco dopo nei pressi di Surbo. Peccato per i malviventi che abbiano incrociato ancora una volta una pattuglia di militari. I quali, va spiegato subito, ovviamente ancora non sapevano che il furgone fosse rubato. Ma la velocità sostenuta e il fatto che fossero state diramate comunque da diversi minuti ricerche di alcuni fuggitivi, li ha spinti a un tentativo di fermare il Ford per un controllo.  

N’è nato così un pedinamento a folle velocità, protrattosi per almeno una ventina di chilometri, fin quando i malviventi non sono stati costretti a cedere. Sono riusciti a salvarsi dall’arresto fuggendo a piedi. Esattamente come nel primo caso. Ma per un po’, probabilmente, non si faranno vivi. Non dopo una notte così impegnativa, trascorsa a sfuggire alla morsa dei carabinieri da un capo all’altro dell’hinterland di Lecce.

La vicenda, con aspetti paradossali, ha avuto inizio sulla strada provinciale 1, all’incirca all’altezza di Vernole. E’ qui che, nel cuore della notte, i carabinieri della stazione locale hanno avvisato un camion ritenuto sospetto, che ha iniziato ad accelerare per tenerli distanziati. E n’è nato un tallonamento.  

Gli uomini a bordo del camion sapevano bene che sarebbero stati chiamati a breve rinforzi. Per questo, dopo alcuni chilometri, quasi all’altezza del complesso “Giardini di Atena”, hanno accostato bruscamente, lanciandosi nell’area di campagna ai margini della provinciale e scappando a piedi nel buio. I carabinieri hanno avviato i primi accertamenti scoprendo che il camion risultava rubato mesi prima, che le stesse targhe lo erano, provenienti da un altro mezzo e quindi collocate al posto delle originali, e che a bordo c’erano cisterna e attrezzatura per rubare gasolio.

Di solito, queste bande specializzate, scelgono aziende agricole e ditte in generale che hanno le sedi in aree rurali. Alla fine di gennaio, per esempio, un furto simile è stato sventato nella zona di Caprarica di Lecce, nel pieno delle campagne. 

In merito ai fuggitivi, ovviamente sono state avvisate le altre pattuglie per fare attenzione su movimenti sospetti. E forse è anche per questo che poco dopo, quando ormai le lancette dell’orologio battevano sulle 3 del mattino, i carabinieri di Surbo hanno avvistato e “puntato” un furgone Ford sulla strada statale 613. Viaggiava in direzione di Brindisi.

Ancora non era assolutamente noto che il veicolo fosse stato rubato (guarda caso a Merine), ma la velocità con cui si muoveva, a quell’ora, è stata sufficiente a far intuire che più di qualcosa non quadrava. I carabinieri surbini si sono così messi alle calcagna del furgone, ricevendo nel frattempo manforte dai colleghi del Norm di Lecce.

Il Ford ha proseguito la sua marcia a tutto gas, senza mai cedere il passo, fino all’altezza dello svincolo per San Pietro Vernotico, quindi ormai valicato di poco i confine territoriale che separa la provincia di Lecce da quella di Brindisi. Abbandonato il furgone, anche in questo caso, propri come avvenuto poco prima all’altezza di Merine, i malviventi sono fuggiti a piedi. Pare ne siano stati visti almeno due, ma in origine potrebbero essere stati anche di più ed essersi separati.

Il fatto che si siano spinti fino alla provincia di Brindisi, prima di mollare tutto, potrebbe significare che ormai si sentivano vicini a casa, in un territorio  in cui avvertivano di potersi muovere in maniera più agevole anche nella fuga a piedi.  

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