Killer evaso, ricerche senza sosta in Puglia. Esplode la rabbia dei sindacati della penitenziaria
Sulle tracce di Fabio Antonio Perrone, 41enne di Trepuzzi, condannato all’ergastolo per omicidio, ci sono polizia e carabinieri di tutta la regione con pattuglie ovunque ed elicotteri. Allertati anche porti e aeroporti. Al momento non ancora ritrovata la Yaris usata per la fuga dall'ospedale
LECCE – Una caccia all’uomo senza sosta. Sulle tracce di Fabio Antonio Perrone, 41enne di Trepuzzi, condannato all’ergastolo per omicidio, ci sono polizia e carabinieri di tutta la regione. In realtà, l'allerta è ovviamente molto più esteso e riguarda tutto il Paese.
Ieri, la rocambolesca evasione, dopo aver disarmato un agente di polizia penitenziaria e ingaggiato un conflitto a fuoco fra i reparti di chirurgia generale ed endoscopica. Si è rischiata una strage.
Perrone era stato condotto sotto scorta al “Vito Fazzi” per una visita specialistica, ma ne ha approfittato per mettere a segno una fuga clamorosa e forse pianificata, nella quale potrebbe aver avuto complici all’esterno per garantirgli copertura e nascondigli.
Fin dalle prime battute, il questore di Lecce, Pierluigi d’Angelo ha predisposto d’intesa con i comandanti provinciali delle altre forze dell’ordine, un massiccio impiego di pattuglie. Nell’arco di 24 ore, numerosi equipaggi hanno allestito posti di controllo ed effettuato perquisizioni. Non manca ovviamente l’attività info-investigativa per cercare di scoprire eventuali connivenze.
In prima battuta, le ricerche si sono concentrate nei luoghi che Perrone frequentava prima dell’arresto, quindi fra Trepuzzi e zone del nord Salento in generale, comprese le marine. Dopo l’efferato assassinio del montenegrino Fatmir Makovic, avvenuto all’alba del 29 marzo dello scorso anno, si rifugiò in un’abitazione di Casalabate e qui fu stanato dai carabinieri del nucleo investigativo. Ma questa volta potrebbe aver scelto una destinazione diversa.
Perrone, dal “Fazzi”, è fuggito definitivamente dopo aver rapinato la Yaris grigia di una donna. L’auto al momento non è stata ritrovata, ma è probabile che sia stata già abbandonata da molte ore in un luogo ben nascosto. Le ricerche, nelle ore, sono state estese poi alle province vicine, quelle di Taranto e Brindisi, e, in seguito anche verso Bari e Foggia, usando pure elicotteri. Sono stati messi in allerta porti e aeroporti qualora stia tentando di lasciare l'Italia. Sono state diramate anche utenze utili da contattare per le segnalazioni da fuori provincia: 0832-465217 e 0832 691793.
Intanto, si fa sempre più vigorosa la protesta dei sindacati di polizia penitenziaria, che già ieri avevano manifestato insofferenza dopo l’episodio, visto che da tempo segnalano difficoltà e carenze d’organico. Il problema è nato dal fatto che Perrone sia stato condotto in ospedale con soli due agenti a scortarlo fino al terzo piano. Il gruppo era composto da cinque agenti e due detenuti. Uno è rimasto alla guida del furgone, gli altri si sono divisi un detenuto a testa.
Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe, sostiene con forza che i poliziotti non si sentano tutelati e, testualmente, “lasciati in balia degli accadimenti tra l’indifferenza dell’amministrazione penitenziaria a tutti i livelli”.
La rabbia nasce anche dal fatto che il Dap abbia aperto un’indagine interna sull'accadimento. E Pilagatti davvero non ci sta: “Quella stessa amministrazione, dopo aver creato i presupposti perché accadano tali fatti, pretende anche di verificare, giudicarli ed emettere sentenze”. “Proprio per questo – continua -, in assenza di garanzie certe, i poliziotti penitenziari dei nuclei di Lecce e della regione Puglia applicheranno la legge alla lettera con il risultato di bloccare le traduzioni e quindi sia i processi, sia i ricoveri in ospedale”.
Per il 19 novembre è stata indetta anche una sorta di “giornata di lutto”. Una protesta che si applicherà “facendo apporre a tutti i poliziotti della regione un piccolo bottone nero sulla divisa”. Per quello stesso giorno, il Sappe ha chiesto e ottenuto un incontro con il vicepresidente della Regione Puglia per parlare proprio del cosiddetto “turismo carcerario” presso le strutture sanitarie esterne e proporre rimedi.