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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

L'analisi della Dia: la Scu è in fase di stallo, ma l'attenzione rimane alta

Nella consueta relazione pubblicata dalla Dia per il secondo semestre del 2016, l'analisi sullo stato della quarta mafia pugliese

LECCE – “La continua e incisiva attività preventiva e repressiva nei confronti dei gruppi criminali della provincia ha gradualmente ridimensionato la compagine originaria di quella che era storicamente nota come Sacra corona unita, ormai priva di caratteri unitari e verticistici”. E’ questa l’analisi che la Direzione investigativa antimafia fa nella relazione relativa al secondo semestre del 2016. Un’analisi come sempre puntuale e ad ampio raggio, grazie al lavoro della sezione operativa di Lecce, guidata dal vice questore aggiunto Carla Durante, dirigente con una lunga esperienza nella lotta alla criminalità organizzata e una lunga serie di successi.

“Tali gruppi, specie nel capoluogo – si legge nella relazione –, sembrano aver in parte perso la forza di un tempo e ciò a causa, da un lato, della prolungata mancanza di un capo autorevole ed aggregante, capace di assumere il comando dei numerosi e scomposti sodalizi esistenti; dall’altro, delle dichiarazioni rese dai numerosi collaboratori di giustizia che hanno fatto luce sulla fisionomia e sui nuovi assetti criminali. Nella città di Lecce, in particolare, la situazione della criminalità organizzata appare in fase di stallo e carente di uno stabile equilibrio”.

La Dia evidenzia la presenza di “una molteplicità di gruppi autonomi che, per scongiurare ulteriori azioni repressive, starebbero mantenendo un basso profilo. A differenza del capoluogo, la situazione nella provincia presenta maggiori criticità anche per la presenza di giovani affiliati in rapida ascesa, propensi a ricorrere all’uso delle armi per regolare i conflitti, anche di natura interna ai gruppi”.

Zona di particolare attenzione quella di Surbo, dove la Dia ha provveduto al sequestro di diversi beni mobili e immobili e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 300 mila euro, nei confronti di un pluripregiudicato, e un secondo sequestro a dicembre per un valore superiore ad 1,6 milioni di euro. Ai settembre la Guardia di finanza ha eseguito, nell’ambito dell’operazione “Oceano”, un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 18 soggetti (sette italiani e undici albanesi) che avevano organizzato un vasto traffico di droga, trasportata dall’Albania e destinata principalmente nel Salento (Lecce, Brindisi e Taranto).

A capo dell’organizzazione, che aveva a disposizione anche diverse armi, vi erano due albanesi che si occupavano dell’approvvigionamento della droga in Albania, del trasporto via mare, dell’occultamento e del taglio della sostanza stupefacente. Gli italiani si adoperavano per individuare nel territorio salentino abitazioni da adibire a basi/rifugio per i consociati albanesi, per procurare utenze di telefonia “sicure”, per spacciare al dettaglio - versando i ricavi ai capi e promotori dell’associazione - nonché per “recuperare i crediti” anche facendo ricorso alla violenza.

A dicembre è scattata l’operazione “Federico II” della Dia di Lecce, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare - tra la province di Lecce, Prato e Sassari - nei confronti di 21 soggetti. Gli stessi avrebbero fatto parte di un’associazione di tipo mafioso che aveva assunto una posizione di primo piano nella gestione e nel controllo del traffico di sostanze stupefacenti, dell’usura e delle estorsioni, anche attraverso l’imposizione dei servizi di guardiania e di vigilanza ai cantieri o agli esercizi commerciali. Più nel dettaglio, i soggetti coinvolti appartenevano a due distinti gruppi criminali: uno facente capo ad un salentino; l’altro ad un albanese, attivo nell’importazione dall’Albania di ingenti quantitativi di eroina.

Mafia in Puglia e Basilicata, la relazione: Criminalità pugliese e lucana

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