L'anno giudiziario: immigrazione, ius soli, minori e allarme criminalità
Il presidente della Corte d'appello e il procuratore generale sottolineano come la criminalità sia ancora uno dei grandi mali che affligge il Salento
LECCE – La Storia, nei suoi percorsi tortuosi e tempestosi, è sempre passata attraverso i tribunali, per sancire vittime e carnefici, colpe e malvagità, disastri ed eccidi, mettendo sempre al centro di tutto l’essere umano come artefice del proprio destino. Quest’anno l’inaugurazione dell’anno giudiziario è coincisa con la “giornata della memoria”, in ricordo delle vittime dell’olocausto della seconda guerra mondiale e degli orrori di tutte le guerre. Nella sua prima relazione da presidente della Corte d’Appello di Lecce, Roberto Tanisi, ricordando quel massacro analizzato in alcuni processi passati alla storia, ha sottolineato come “la banalità del male non sia solo prerogativa della shoah, ma si affacci talvolta, subdolamente e in contesti diversi, anche nelle aule di giustizia”. Il presidente Tanisi ha poi ricordato chi lo ha preceduto: da Marcello Dell’Anna, ultimo presidente, a Mario Buffa, da Umberto Pagano a Vincenzo Scardia, presidente vicario prima del suo insediamento.
Immigrazione e ius soli
Centrale, nella relazione del presidente Tanisi, il tema dell’immigrazione, in primis sul disegno di legge sullo jus soli, che il Parlamento non ha avuto volontà e tempo di approvare, “rendendo legale una situazione di fatto che riguardava e riguarda circa 800mila ragazzi nati in Italia, che parlano la nostra lingua e i nostri dialetti, frequentano le nostre scuole, giocano con i nostri bambini, ma che ci ostiniamo a trattare come apolidi”. “Del resto – ha spiegato il presidente – fu anzitutto il diritto romano, che pure si fondava sul principio dello jus sanguinis e assegnava grandissima rilevanza alla cittadinanza romana, a estendere agli stranieri liberi che versassero in determinate condizioni, lo status di civis romanus. Tale “politica”, intrapresa ben 123 anni prima di Cristo, consentì a Roma di integrare le popolazioni più disparate e di governare gran parte del mondo allora conosciuto per oltre 500 anni”. In tale ottica assume notevole importanza la questione dei minori stranieri non accompagnati che giungono sulle nostre coste. Si tratti di minori provenienti prevalentemente dalla Siria, dai Paesi del Corno d’Africa o sub-sahariana, da dove fuggono per sottarsi a discriminazioni e violenze di ogni tipo e per i quali occorre, da subito, provvedere alla nomina di un tutore. A Lecce il numero è cresciuto dai 10 del 2010 ai 217 del 2016. Circa un quarto dei minori finisce per scappare dalle strutture protette, divenendo facile preda per le organizzazioni criminali.
Minori a rischio
Sempre in tema di minori non può non far riflettere l’analisi del presidente del Tribunale per i minorenni di Lecce, secondo cui le carenze genitoriali nella “capacità di sostenere e orientare positivamente la crescita dei figli adolescenti e preadolescenti si traduce nel consumo di sostanze stupefacenti (in aumento l’uso di cocaina e droghe sintetiche), di alcool, nell’uso degli strumenti informatici in maniera irresponsabile con conseguente commissione di atti di bullismo e cyberbullismo ovvero nella relativa vittimizzazione, nella commissione di atti di autolesionismo fino al tentativo di suicidio.
L’allarme criminalità
In tema di criminalità spicca il considerevole aumento dei casi di omicidio e tentato omicidio, passati da 7 a 24; delle estorsioni, passate da 141 a 203; delle rapine, 216 contro 91; e di furto aggravato. Dati che destano una certa preoccupazione sotto il profilo della sicurezza dei cittadini e lancialo l’allarme in un una provincia dove la criminalità organizzata è ancora molto attiva.
Il procuratore generale Antonio Maruccia ha tracciato un bilancio del suo secondo anno, e le intese promosse in alcuni settori chiave: l’informatizzazione; il concordato della pena in appello; il protocollo sui rapporti tra le procure circondariali e la Dda in tema di indagini; il protocollo degli uffici requirenti del distretto con l’Anac; la costituzione presso le Procure di gruppi specializzati in tema ambientale (particolarmente delicato per la difficile relazione tra le istituzioni e la comunità locale).
La Scu cambia volto
“Le indagini della Dda – ha spiegato il pg – ci consentono di affermare che nel nostro distretto persiste una criminalità di tipo mafioso. L’opinione recentemente diffusa circa la sua estinzione non regge di fronte ai risultati delle indagini e alle sentenze della magistratura. Assistiamo a una fisiologica evoluzione della Sacra corona unita a un adattamento imposto da colpi durissimi inferti dalla magistratura e dalle forze dell’ordine in questi anni. Due tendenze sembrano comuni ai gruppi criminali nelle tre province: da un alto una tendenza imprenditoriale, a imbastire iniziative economiche per proporsi sul mercato legale, dall’altro l’espansione verso l’amministrazione pubblica, per condizionarla, per infiltrala, per sostituirsi a essa. Si susseguono le violenze e intimidazioni verso numerosi amministratori comunali. Anche qui le Procure lamentano la scarsa collaborazione. Al pari di usura ed estorsione domina il sommerso”.
Il procuratore generale ha elogiato l’ufficio del gip di Lecce, diretto da Alcide Maritati, e tutti i giudici che riescono a fare fronte alla imponente attività della Dda, esaminando con cura e rigore le centinaia e centinaia di richieste che scaturiscono dalle indagini.
Il presidente dell’Ordine degli avvocati, Roberta Altavilla, ha puntato il dito contro le difficoltà di una professione troppo spesso calpestata, costretta a fronteggiare problematiche di carattere economico.