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Cronaca Centro / Piazza Duomo

L'arcivescovo: "Con il denaro risparmiato fondiamo il Credito Sant'Oronzo”

D'Ambrosio: "Basta alle luci che illuminano la nostra città e i nostri volti e il risparmio che sia investito in forme similari al microcredito per venire incontro alle emergenze e alla sete di lavoro in grado di creare nuove forme di occupazione"

LECCE – C’è chi nelle parole di Papa Francesco ha sempre creduto. Anche quando non lo conosceva. Chi invece le aspettava per una sorta di redenzione. L’arcivescovo di Lecce Domenico Umberto D’Ambrosio fa parte dei primi. Perché la citazione che lui fa del papa nel messaggio tenuto al termine della processione di Sant’Oronzo, patrono di Lecce insieme ai santi Giusto e Fortunato, dal sagrato del Duomo, in una delle più belle piazze chiuse d’Europa, colma di fedeli e turisti, è sincera. Lo si capisce dai toni, per nulla impostati e ufficiali. Semplicemente cordiali, ma a tratti anche severi quando parla di crisi occupazione e di proposte per combatterla. 

“Da parte della nostra Chiesa – ha detto D’Ambrosio soffermandosi sulla crisi occupazionale - l’impegno a portare  avanti le tante opere segno della concreta carità e solidarietà che sono sotto gli occhi di tutti, con l’aggiunta di questa nuova forma di aiuto e sostegno, il microcredito Sant’Oronzo, augurandomi di trovare attenzione e ascolto sul nuovo clima di festa che, comunque il prossimo anno, almeno per quanto inerisce  la dimensione religiosa, privilegerà il recupero del suo proprium”.Immagine 073-2

E non usa mezzi termini, l'arcivescovo, quando guarda alla politica. Se D’Ambrosio apprezza le parole che il sindaco di Lecce Paolo Perrone gli rivolge (“Il suo messaggio servirà anche a scuotere tante coscienze inaridite dall’indifferenza nei confronti delle nuove povertà o ingessate da uno sfrenato individualismo”), dall’altra pone domande impegnative: “Cosa possiamo fare per non spegnere del tutto il lucignolo fumigante? Possono bastare le denunzie? Dobbiamo continuare a piangerci addosso? A lanciare sassi? A chi? Gridare? Inveire? Dargli all’untore di turno? Trovare capri espiatori? Con quale risultato?" – si è chiesto. 

“Le non risposte sono davanti a noi – ha spiegato. “Forse questo è il momento in cui i programmi, le soluzioni, le risposte che il deus ex machina ( stato, regione, enti locali) abbastanza evanescente e insolvente, devono più che in ogni altro momento storico, trovare tra noi forme inedite di solidarietà e sussidiarietà che non avranno il potere e la forza di invertire la rotta, ma riusciranno a farsi carico di quei minimi sostegni che possono stanare  dalla disperazione e da propositi insani giovani, padri di famiglia, titolari di piccole imprese costrette a chiudere o a licenziare!”.

“Da parte della nostra Chiesa – ha aggiunto D’Ambrosio soffermandosi sulla crisi occupazionale - l’impegno a portare  avanti le tante opere segno della concreta carità e solidarietà che sono sotto gli occhi di tutti, con l’aggiunta di questa nuova forma di aiuto e sostegno, il microcredito Sant’Oronzo, augurandomi di trovare attenzione e ascolto sul nuovo clima di festa che, comunque il prossimo anno, almeno per quanto inerisce  la dimensione religiosa, privilegerà il recupero del suo proprium”.

Così come aveva preannunciato nei festeggiamenti dei santi patroni 2014 qualcosa cambierà, ribadendo il concetto questa sera: “Allora riprendo quanto ho scritto nel messaggio in preparazione alla festa;: “bisogna avere il coraggio di mettere la parola fine al folclore ridondante e all’eccessivo clima festaiolo che ci ha espropriato della vera motivazione che ci vede più che mai insieme in questi giorni: “rendere partecipi della festa tutti, anche quelli che non possono far festa, anche i solitari e gli emarginati sempre più numerosi tra noi… L’autentica venerazione del nostro Sant’Oronzo dovrà purificarsi anche con la rinunzia al vuoto e offensivo consumismo moltiplicando la concreta visibilità della solidarietà e della condivisione”.

Un pensiero dell’arcivescovo di Lecce è andato anche ai detenuti nel carcere di Borgo San Nicola: “Ora non posso, come ogni anno, non invitare tutti voi a recarci in qualche modo a Borgo san Nicola e vincere la solidità di muri e porte di ferro per formare la nuova catena dell’amicizia si che giunga agli oltre 1200 ospiti e all’intero personale di custodia il nostro saluto, la nostra amicizia, il nostro augurio perché nella pena che stanno scontando riacquistino una nuova interiore e purificata libertà che li prepari alla vera libertà che li riporterà tra noi per impegnarci insieme a costruire nuovi rapporti e sicuri crediti di reciproca fiducia”.

Di seguito il messaggio integrale dell’arcivescovo D’Ambrosio.

A tutti voi, amici, fratelli, autorità di ogni ordine e grado, il mio saluto sincero, colmo di affetto e di gratitudine perché siete qui a condividere la gioia per la festa dei Santi Patroni, momento importante che ci fa sperimentare, a fronte di divisioni ed egoismi che condizionano in negativo e appesantiscono il vivere comune, la serenità di una fugace, transitoria e forse illusoria aggregazione.

Vivendo nel tempo delle facili illusioni che tentano di addomesticare e ridimensionare le paure crescenti, le piccole soste che ci danno la possibilità di una boccata di ossigeno di speranza, sono le benvenute tra noi.

Questo annuale appuntamento è una occasione privilegiata perché il pastore della Chiesa di Lecce, nel giorno che accomuna ‘trono e altare’, ha da dire con amore grande, - posso confessarvi che nelle mie varie peregrinazioni di vescovo, non ho amato mai una città con l’amore forte che mi lega a questa mia città, alla mia, nostra Lecce, - la parola che non ha nulla di presuntuoso, di saccente, di non rispettoso. Vuole essere il contributo di questa Chiesa (vescovo, presbiteri, diaconi, religiosi/e, popolo santo) a percorrere con tutti voi, con tutti gli uomini di buona volontà ( e non sono pochi! ) che qui vivono, il tratto di strada che ci vede protagonisti responsabili e  attenti a saper guardare, soprattutto in un momento di risultati magri e non gratificanti, di ricorrenti illusioni e delusioni , penso alla sofferenza di tanti giovani e di tanti padri di famiglia costretti a “salire e scendere l’altrui scale”, invano!

Diventa sempre più difficile, nonostante i denti stretti, accogliere l’invito di Papa Francesco: “non lasciatevi rubare la speranza”.

Cosa possiamo fare per non spegnere del tutto il lucignolo fumigante? Possono bastare le denunzie? Dobbiamo continuare a piangerci addosso? A lanciare sassi? A chi? Gridare? Inveire? Dargli all’untore di turno? Trovare capri espiatori? Con quale risultato?

Le non risposte sono davanti a noi. Forse questo è il momento in cui i programmi, le soluzioni, le risposte che il deus ex machina ( stato, regione, enti locali) abbastanza evanescente e insolvente, devono più che in ogni altro momento storico, trovare tra noi forme inedite di solidarietà e sussidiarietà che non avranno il potere e la forza di invertire la rotta, ma riusciranno a farsi carico di quei minimi sostegni che possono stanare  dalla disperazione e da propositi insani giovani, padri di famiglia, titolari di piccole imprese costrette a chiudere o a licenziare!

Questo problema ce lo siamo posti come Chiesa, popolo di Dio in cammino nella storia. Ci siamo chiesti: possiamo mettere in circolo il poco che abbiamo per aiutare qualche giovane che osa o vuole avviare qualche piccola realtà lavorativa, per sostenere artigiani che vogliono riprendere un  lavoro venuto a cessare perché i rubinetti anche del piccolo credito, si sono ermeticamente chiusi?

Con le piccole rinunzie di molti, penso alla Quaresima di carità, a offerte libere e con l’aiuto dell’8% abbiamo aperto una forma di microcredito con un tasso di interesse nullo e una rateizzazione con ampi margini di tempo e con la mano sanatrice della Provvidenza, per sostenere, aiutare, dare una mano per iniziare e riprendere il lavoro a livello di artigiani, piccole imprese, cooperative.

Mi pongo e vi pongo una domanda che oggi lancia un interrogativo grande a cui forse non avremo il coraggio o la volontà di rispondere perché coinvolge tutti noi impegnati a vivere, a garantire, forse anche a pretendere, questi giorni di festa con tutto l’apparato folclorico che li circonda depistando il senso genuino della devozione e del ricordo dei nostri Santi, in nome di una tradizione che non può e non deve cambiare. 

La festa di questo anno, lo si è detto, lo si avverte e forse si vede, è in qualche modo all’insegna della sobrietà. Nel messaggio per questo festa il signor Sindaco ha scritto e lo ringrazio, che “le parole del nostro Arcivescovo… serviranno anche a scuotere tante coscienze inaridite dall’indifferenza nei confronti delle nuove povertà o ingessate da uno sfrenato individualismo”. 

Possiamo pensare per l’avvenire, al recupero della dimensione vera di questa festa che non può che essere la solidarietà?

Allora riprendo quanto ho scritto nel messaggio in preparazione alla festa;: “bisogna avere il coraggio di mettere la parola fine al folclore ridondante e all’eccessivo clima festaiolo che ci ha espropriato della vera motivazione che ci vede più che mai insieme in questi giorni: “rendere partecipi della festa tutti, anche quelli che non possono far festa, anche i solitari e gli emarginati sempre più numerosi tra noi…. L’autentica venerazione del nostro Sant’Oronzo dovrà purificarsi anche con la rinunzia al vuoto e offensivo consumismo moltiplicando la concreta visibilità della solidarietà e della condivisione”.

In merito alla concreta visibilità della solidarietà, avanzo timidamente ma  con ferma convinzione una proposta.

Diciamo basta, ahimè, ad esempio alle luci che sfarzosamente illuminano la nostra città e i nostri volti e il risparmio che sia investito in forme similari al microcredito proposto per venire incontro alle emergenze e alla sete di un nuovo lavoro in grado di creare nuove forme di occupazione. 

Una simile proposta o altre analoghe, non vorrei fosse relegata tra i sogni utopici di un vescovo e della Chiesa a lui affidata, che vogliono uscire fuori dalle righe! E’ un guardare al buio che segna la vita di molti e accendere, dopo averne spente tante, piccole luci di speranza, virtù che non dobbiamo farci derubare come spesso ci ricorda Papa Francesco.

Cambierà qualcosa? La solidarietà uscirà dai proclami e moltiplicherà gesti veri di attenzione e  condivisione? O continueremo in nome di una tradizione che non paga e non converte, a rimanere fedeli all’antico adagio latino: “quieta non movere”?

Come Chiesa dovremo lasciare che nulla cambi e che la festa soddisfi la corteccia superficiale della nostra vita e non intacchi la profondità del cuore e tollerare, in nome di una errata o quanto meno impropria devozione, che l’uomo, il povero, il disoccupato, il giovane in cerca di un primo lavoro combattano da soli la loro precarietà e non trovino nella comunità la forza solidale concreta che non li derubi della speranza e  del bel sogno della vita? 

Da parte della nostra Chiesa l’impegno a portare  avanti le tante opere segno della concreta carità e solidarietà che sono sotto gli occhi di tutti, con l’aggiunta di questa nuova forma di aiuto e sostegno, il microcredito Sant’Oronzo, augurandomi di trovare attenzione e ascolto sul nuovo clima di festa che, comunque il prossimo anno, almeno per quanto inerisce  la dimensione religiosa, privilegerà il recupero del suo proprium.

Ora non posso, come ogni anno, non invitare tutti voi a recarci in qualche modo a Borgo san Nicola e vincere la solidità di muri e porte di ferro per formare la nuova catena dell’amicizia si che giunga agli oltre 1200 ospiti e all’intero personale di custodia il nostro saluto, la nostra amicizia, il nostro augurio perché nella pena che stanno scontando riacquistino una nuova interiore e purificata libertà che li prepari alla vera libertà che li riporterà tra noi per impegnarci insieme a costruire nuovi rapporti e sicuri crediti di reciproca fiducia.

Amici cari di Borgo San Nicola, voi ben sapete quanto questo aggettivo mi appartiene e mi lega a tutti voi, il nostro saluto, il nostro augurio , la nostra solidarietà.

Carissimi, per tutti voi il mio invito a partecipare lunedì 26, Solennità dei nostri Santi Oronzo , Giusto e Fortunato, alla solenne celebrazione delle ore 11 in questa Chiesa Cattedrale che sarà presieduta dal nostro Card. Salvatore De Giorgi che innalzerà con tutti noi il suo rinnovato rendimento di grazie al Signore per i 60 anni del suo sacerdozio e i 40 del suo servizio episcopale.

Un secondo invito a ritrovarci in questa stupenda Piazza Duomo il prossimo sabato 14 settembre per la solenne ordinazione episcopale del nostro Mons. Fernando Filograna che Papa Francesco ha scelto come nuovo vescovo di Nardò-Gallipoli.

Sarà una grande, gioiosa festa e una immensa preghiera di grazie al Signore per questo dono che ha fatto alla nostra Chiesa, e di invocazione perché la forza dello Spirito che inonderò la vita del nuovo vescovo Fernando, l’accompagni nel nuovo meraviglioso servizio alla Chiesa.

Sant’Oronzo con i Santi Giusto e Fortunato, portino le nostre preghiere, i nostri tormenti, le nostre paure, le nostre speranze, i nostri sogni, al trono dell’Altissimo e  Onnipotente Signore.

Grazie ancora per la vostra presenza, il vostro ascolto, la vostra simpatia.

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