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Cronaca Taurisano

L'infermiera di Taurisano ha negato davanti al gip

Non avrebbe ucciso il marito con l'eroina. Ma una lettera trovata in casa sua sembrerebbe confermare la tesi dell'omicidio premeditato. Il difensore ha rilevato incongruenze nella ricostruzione

Une lettera mai spedita la inchioderebbe, ma lei nella tarda mattinata di oggi davanti al giudice per le indagini preliminari ha negato. Lucia Bartolomeo ha negato di aver ucciso il marito con una dose di eroina. L'infermiera di Taurisano, arrestata l'altro ieri a un anno dalla scomparsa del coniuge Ettore Attanasio, ha rigettato gli addebiti nell'interrogatorio durato poco meno di un'ora. Non avrebbe quindi iniettato una letale dose di eroina al marito colpito da gastroenterite. Eppure i poliziotti hanno trovato in casa dell'infermiera una lettera mai spedita all'amante che chiuderebbe il cerchio investigativo. Righe che si aggiungono alle prove costituite dai messaggi telefonici nei quali la donna, poche ore prima del decesso, avvertiva l'amante che ormai la morte del marito era imminente. Altre prove costituirebbero i racconti sulla salute del marito. Elementi che confermerebbero il piano di eliminazione del fabbro taurisanese. Secondo gli inquirenti la Bartolomeo avrebbe commesso l'omicidio per poter vivere sotto lo stesso tetto con l'amante.

Attanasio si spense il 30 maggio dell'anno scorso. La donna chiamò un medico del '118' per la constatazione del decesso del marito. Il medico accertò che il fabbro fosse morte per un arresto cardiaco, la Bartolomeo gli raccontò che negli ultimi giorni aveva notato lo stato di astenia nel coniuge. E che il marito fosse stato da lei alimentato attraverso la flebo. Al medico raccontò che Attanasio fosse affetto da un tumore ai polmoni. La versione del male incurabile era circolata anche fra i colleghi della donna e fra i vicini di casa. E quel parlare ha nuociuto all'infermiera. Ha infatti generato i sospetti della polizia, ma anche del medico che constatò la morte del fabbro. Il professionista, uscito dalla casa del deceduto, si imbattè nei vicini di casa degli Attanasi, i quali gli riferirono del male del defunto. Il medico si insospettì, quattordici giorni dopo il funerale la salma fu riesumata. L'autopsia ha mostrato che nel fegato, nella cistifellea e nel rene ci fossero tracce di morfina, di codeina e di monoacetilmorfina. Quasi la quadratura di un cerchio che ha portato la donna dietro le sbarre.

Davanti al giudice per le indagini preliminari Ercole Aprile l'infermiera ha negato di essere l'assassina del marito. Il difensore della donna, l'avvocato Silvio Caroli, ha fatto notare discordanze sull'orario della dipartita di Attanasio, i cui familiari ieri hanno affisso in paese i manifesti di ringraziamento a chi ha reso possibile la scoperta della verità. Il legale ha presentato istanza di scarcerazione della Bartolomeo.

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