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Cronaca

La Cgil si mobilita: “L’unico taglio giusto è alla precarietà del lavoro”

La segretaria provinciale aderisce alla giornata di mobilitazione nazionale, presentando un documento in prefettura che inchioda il governo sulla precarietà. “No all’abuso di stage, voucher, contratti atipici. Serve crescita"

 

LECCE - La precarietà del lavoro, che si esprime sotto forma di contratti atipici e mancanze di tutele, nasce dal raggiro scientifico di 100 anni di storia italiana sul diritto al lavoro. La posizione di Cgil Lecce è inequivocabile, ed in occasione della giornata di mobilitazione contro la precarietà, organizzata a livello nazionale, la segreteria provinciale ha organizzato un’operazione di volantinaggio e sensibilizzazione in vari punti della città. L’obiettivo? Smascherare una riforma del mercato del lavoro che avrebbe tradito le promesse iniziali di tagliare la precarietà, anche attraverso l’estensione degli ammortizzatori sociali.

Il ddl sul lavoro si conclude con un deludente “nulla di fatto”, secondo Cgil che sul tema non ha intenzione di “fare marcia indietro, né di scendere a compromessi. Ce lo chiedono i giovani che incontriamo quotidianamente, che vogliono continuare a sperare nel futuro” spiega il numero uno della segreteria provinciale, Salvatore Arnesano. Le cifre bastano a fotografare l’esistente: nella sola provincia di Lecce, ci sono 213mila disoccupati. I fortunati che hanno trovato occupazione nel nuovo anno, hanno un contratto a tempo determinato nel 60 percento dei casi.

Ma la caducità del lavoro, che evidentemente ha colpito le nuove generazioni, si nasconde anche laddove non te l’aspetti: “Persino i lavoratori tutelati dal tempo indeterminato, vivono condizioni di insicurezza, mobbing e buste paga inadeguate”, aggiunge la segretaria Daniela Campobasso. Mentre nella pubblica amministrazione, la partita si gioca sulla qualità dei servizi erogati.

Ieri, poi, “l’ammissione plateale” del ministro al Lavoro, Elsa Fornero che avrebbe ammesso una certa disattenzione ai temi della precarietà. Forse ci sono i margini per “rimediare ed aggiustare il tiro”, secondo Cgil, così come è successo per la battaglia sull’articolo 18.

Il sindacato ha presentato un documento nelle varie prefetture, compresa Lecce, per inchiodare il governo su alcuni punti chiave: cancellare tutte le forme di lavoro, come l’associazione in partecipazione, il lavoro a chiamata, che rappresentano delle “truffe”; regolamentarne il far west dei contratti atipici, stabilendo un tetto di reddito minimo per l’attivazione dei contratti a progetto e le partite iva e circoscrivendo l’uso dei voucher, eliminando la norma che li prevede per l’intera stagione agricola.

Continuando, mancano all’appello una riforma degli ammortizzatori sociali “universali”, l’equo compenso per i collaboratori ed il popolo delle partite iva che rischiano di pagare, di tasca propria, gli aumenti contributivi e le tutele nell’accesso al lavoro, per impedire l’abuso degli stage come forme di lavoro mascherato e a bassissimo costo, anziché strumenti per facilitare l’assunzione.

Infine, non si vedono all’orizzonte prospettive di crescita ed incremento dell’occupazione: “Chiediamo un piano di investimenti per consentire al Paese di uscire dalla recessione, oltre ai tagli, puntando sui settori più innovativi. Solo così si crea nuovo lavoro”.

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