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Cronaca

La Regione adotta le borse create dalle detenute

Ambiente&Sociale: il marchio "Prodotti di Puglia" su shopper-bags ideate utilizzando materiali riciclati dalle donne della casa circondariale di Borgo San Nicola. L'accordo con l'assessore Enzo Russo

Borsette e shopper-bags con il marchio "Prodotti di Puglia". Un lavoro a regola d'arte, eseguito riciclando tessuti di scarto dalle detenute del laboratorio sartoriale del carcere di Borgo San Nicola di Lecce ed adottato dalla Regione. Si chiamano "Le inseparabili", queste borse personalizzate (nome simpaticamente scelto per identificare oggetti di uso quotidiano talmente comodi da non potersene più separare) che, in base ad un accordo firmato con l'assessore alle Risorse agroalimentari Enzo Russo, saranno utilizzate in occasioni di rilievo nazionale ed internazionale per contenere documentazione, editoria sui prodotti pugliesi e prodotti tipici.

Sociale e ambiente, dunque. Da una parte la produzione effettuata da detenute, che hanno così modo di apprendere un mestiere, dall'altra il riutilizzo di materiali altrimenti scartati e che ritrovano una nuova veste. "Il package senz'altro innovativo, ci consente di sensibilizzare il territorio coinvolgendolo in un consumo eco-sostenibile", commenta l'assessore Russo. "In particolare con questa iniziativa desideriamo porre l'attenzione alla possibilità di far rivivere gli oggetti: non più buste di carta ma borsette in tessuto colorate e comode per la quotidianità, e con un marchio elegante che ricorda l'evento. ‘Le Inseparabili' - sottolinea - sono realizzate da detenute del carcere di Borgo San Nicola di Lecce, ed in questo caso, viene data anche a loro un'altra chance nelle vita: quella di imparare un mestiere, quale quello della sartina ed in più realizzando prodotti con materiale altrimenti accantonato o addirittura smaltito dalle aziende locali".

L'iniziativa è stata promossa dalla cooperativa sociale Officina Creativa di Luciana Delle Donne che si è avvalsa anche del sostegno di imprenditori salentini quali le sorelle Carrozzo di Galatina, Augusto Romano di Casarano, Luciano Barbetta e Antonio Lubello di Nardò, che hanno contribuito al progetto, offrendo tessuti di scarto e macchine da cucire in comodato d'uso gratuito.

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