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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Le cancellerie a Mastella: "Dov'è la riqualificazione?"

La protesta partita da Lecce potrebbe trovare adesione nel resto d'Italia. I lavoratori della Giustizia chiedono il diritto alla carriera riconosciuto in altri ministeri e certezza del diritto

L'ingiustizia trionfa nella Giustizia. Che vita il cancelliere, si affaccenda a far funzionare la macchina della legalità, ma nessuno la muove per lui. Nemmeno un colpetto per riconoscergli il diritto alla carriera, la nota riqualificazione professionale. Governi che cambiano, ritornelli identici. Ieri al guardasigilli Clemente Mastella e al sottosegretario Luigi Li Gotti ha scritto il cancelliere Gaetano Giovanni Leone, in servizio presso la Procura generale di Lecce. Ha manifestato la delusione, lo sconcerto e il disappunto dei suoi colleghi per il mancato riconoscimento della riqualificazione professionale, concessa invece ad altri settori del pubblico impiego. Concessa anche contro il volere della Corte costituzionale.

Sette anni di inutile attesa. L'Accordo integrativo del contratto collettivo nazionale di lavoro 1998-2001 aveva raggruppato figure professionali di aree differenti che potessero avanzare di posizione economica. Fu firmato il 5 aprile 2000. Ma il disegno di legge delega del Governo licenziato il 23 maggio scorso ha considerato le progressioni quali passaggi di area, anziché ritenerle solo economiche. Quindi un cancelliere compie le mansioni previste dalla sua area funzionale, ma la sua figura professionale non riceve l'adeguato riconoscimento professionale, per ottenerlo deve sottostare alle regole del passaggio di area. Soltanto nel settore della Giustizia la figura professionale non coincide con l'area funzionale di appartenenza. Lo sbandierato disegno di legge di delega del Governo, che avrebbe curato i mali degli uffici giudiziari, ignora l'Accordo di sette anni fa. La mobilità quindi deve essere considerata interna all'area della figura professionale di appartenenza, quindi il cancelliere può ricevere adeguato inquadramento senza aspettare il macchinoso passaggio d'area.

Il Consiglio dei ministri ha varato il disegno che istituisce l'Ufficio del processo: per la prima volta il personale tirocinante, cioè laureati in Giurisprudenza, ma anche laureandi, assisteranno il magistrato per un anno. Tirocinio che varrà ai fini della pratica legale al futuro avvocato, ma che solleva dubbi sulla privacy degli atti e sulla circostanza che il ricambio annuale di tali collaboratori ne metterà tantissimi a conoscenza delle carte processuali.

Disattesa poi la Corte costituzionale. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze bandì il 12 ottobre scorso una procedura di selezione per il passaggio tra le aree, consentendo quindi ai suoi dipendenti anche il triplo salto di categoria. Nel bando il diploma di laurea viene surclassato dall'esperienza professionale. Il Ministero dell'Economia non si è adeguato alla Corte costituzionale, la cui sentenza 194 del 2002 non permette il doppio salto di categoria. Sentenza che penalizza quindi solo i dipendenti della Giustizia. Un caso di evidente lesione della certezza del diritto.

Già i lavoratori leccesi della Giustizia avevano penato col precedente Governo perché dovevano svolgere mansioni fuori ruolo, altrimenti la carenza di personale avrebbe fatto inceppare la macchina giudiziaria. Nella lettera inviata ieri il cancelliere Leone ha chiesto il ritiro del disegno di legge delega varato dal Governo a maggio. La protesta leccese potrebbe contagiare il resto d'Italia.

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