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Cronaca

Rifiuti tossici, il dovere di dare risposte: nasce un pool per sondare i terreni

La Procura barese ha aperto un'indagine conoscitiva, dopo le allarmanti dichiarazioni del collaboratore Schiavone desecretate dopo sedici anni. Da Foggia al Salento sondaggi affidati alla forestale. Si sta attivando anche il Noe di Lecce. Da riconsiderare le parole del pentito Galati

BARI – Non ci sono indagati e non ci sono neanche reati ipotizzati. Almeno per ora. La pressione che giunge da più parti a fare chiarezza, però, si mescola a legittimi timori di un’intera regione. Ed è forse anche per questo che il procuratore aggiunto Pasquale Drago della Procura di Bari questa mattina ha annunciato l’apertura di un’indagine conoscitiva, dopo le scottanti rivelazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, già affiliato al clan camorristico dei Casalesi.   

L’antefatto è noto. Nel 1997 Schiavone, davanti alla Commissione d'inchiesta parlamentare sui rifiuti, fece una serie di rivelazioni sul business da miliardi di lire portato avanti non solo in Campania, ma anche in altre regione. Rifiuti tossici provenienti da diverse pari d’Europa sarebbero stati interrati in più aree del Sud.

Secondo Schiavone, non solo la camorra, ma anche la ‘ndrangheta, la mafia siciliana e la Scu sarebbero state nel giro. Riguardo alle aree interessate, però, rispose: “A mia conoscenza personale, nel Salento, ma sentivo parlare anche delle province di Bari e di Foggia”. Dunque, nessun dato preciso. Spiegando come quello pugliese fosse “un discorso ‘accademico’ interno che facevamo, dicendo: mica siamo solo noi, lo fanno tutti quanti”.

Un modo bislacco di scaricare un peso dalla coscienza, per tutte quelle persone che sarebbero a suo dire “morte nel giro di vent’anni”? Mal comune mezzo gaudio? Così fan tutti? Le rivelazioni, fondate o meno, fanno paura per il solo fatto di citare sostanze altamente tossiche associandole ad intere regioni del Meridione.   

Se l’Italia ha conosciuto simili dichiarazioni soltanto adesso, però, è perché a distanza di sedici anni il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha deciso di sollevare l’inchiesta dal vincolo del segreto. “Lo dovevano alla Campania devastata da una catastrofe ambientale”, ha motivato. Va da sé che il fatto ha generato un inevitabile effetto domino per la portata delle dichiarazioni del pentito.

"DARE UNA RISPOSTA CERTA"

Nei giorni scorsi il procuratore di Lecce Cataldo Motta ha invitato a moderare i toni e a non farsi catturare dal panico, in assenza di rispondenze. “Sono dichiarazioni che non hanno fondamento, generiche e prive di riscontri”, ha spiegato. La risposta a distanza arriva oggi dal capoluogo regionale. “Ha ragione - ha dichiarato Drago -, non ci sono concrete evidenze di un rischio per la salute dei cittadini pugliesi, ma abbiamo il dovere di dare una risposta certa sullo stato di salute della regione”, come ribattuto dall’agenzia regionale Ansa.

Diplomaticamente, il procuratore Drago non entra in conflitto con Motta e in sostanza non ne smentisce il pensiero, ma non sottovaluta il clamore e il pressing asfissiante di cittadini ed esponenti politici di ogni schieramento, nel più classico dei movimenti trasversali. E il suo teorema appare semplice: non si può vivere nel dubbio che effettivamente qualcosa, negli anni Novanta, sia passato. E che sia finito sotto la terra rossa di Puglia.

Si sta quindi costituendo anche una task-force che sarà coordinata da lui direttamente e della quale faranno parte il sostituto della Dda Teresa Iodice e il pm Renato Nitti, specializzato in reati ambientali. Dei sondaggi sul territorio se ne occuperanno gli uomini del corpo forestale.

Ma cosa si cerca, in particolare? Fusti contenenti sostanze tossiche, fanghi industriali, rifiuti di lavorazione e radioattivi. E nel leccese potrebbe iniziare ad attivarsi a breve con una propria attività autonoma, anche il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, specializzato in reati ambientali. L'organo dal 2009, nel Salento, è guidato dal maggiore Nicola Candido. Questi, proprio nei giorni scorsi, ha avuto un incontro con il sostituto procuratore della Dda di Lecce, Elsa Valeria Mignone, e il procuratore aggiunto Ennio Cillo.

Un pool, dunque, inizia a muoversi, e altri investigatori lo faranno a breve per la parte che riguarda il Salento. Il lavoro, però, potrebbe essere lungo e complesso. La Puglia ha una superficie di oltre 19mila chilometri quadrati. Da dove iniziare, in assenza di indicazioni precise?

DA DOVE RIPARTIRE

Un punto da cui ripartire potrebbe essere l’area del casaranese. Silvano Galati, ex esponente della Sacra corona unita, ritenuto un tempo vicino al clan “Cucurachi”, nel 2005 raccontò agli inquirenti di rifiuti sepolti proprio in quelle aree. Già all’epoca furono avviati accertamenti. Fu impiegato un aereo del Noe, fatto giungere da Roma, dotato del sistema “Mivis” (Multispectral infrared and visible imaging) per rilevare eventuali anomalie nella conformazione geomorfologica. La difficoltà dell’opera riguardò l’ampiezza dell’area.

Il sindaco di Casarano, Gianni Stefano, ha comunque già chiesto nelle scorse ore “un incontro chiarificatore sui fatti che interessano il mio comune”, rivolgendosi direttamente a Procura leccese e Noe. Ed ha anche annunciato che “gli uffici comunali stanno già lavorando per produrre una mappatura del territorio utile a qualunque finalità”. Una cartografia che “comprende anche le segnalazioni delle aree di territorio comunale e intercomunale, interessate negli ultimi anni da rilevanti movimenti terra, perché potrebbero essere zone potenzialmente interessate dalle attività criminose”. 

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