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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Stadio / giovanni paolo ii

“Non esisto più”. Ugo, 70 anni: ha fatto di un furgone la sua nuova casa

Da nove mesi vive in un furgoncino parcheggiato in pianta stabile lungo via Giovanni Paolo II. La pensione sociale non gli basta, i due figli minori sono stati affidati ad un istituto. “Per il Comune sono morto, nessuno ha voglia di aiutarmi”. E deve lottare anche con i ladri

LECCE - Ugo ha perso tutto: casa, famiglia, figli. E principalmente il diritto ad una esistenza dignitosa. A 70 anni suonati, l’età che dovrebbe essere destinata alla riflessione ed al riposo, vive in un furgoncino malconcio parcheggiato alla periferia di Lecce, in via Giovanni Paolo II.

Quell’autovettura immobile, disordinata, priva di benzina e ovviamente senza copertura assicurativa, è divenuta la sua dimora da nove mesi a questa parte. Una storia che, purtroppo, se non è all’ordine del giorno poco ci manca: l’Inps, stando a quanto racconta, gli ha prima decurtato 250 euro dalla pensione sociale, poi Ugo ha potuto contare su un modesto aumento di 150 euro sulla pensione contributiva. Attualmente riesce a mettere insieme una somma di denaro che si aggira intorno alle 500 euro e, per la verità, non offre dettagli precisi riguardo al groviglio burocratico di assegni sociali che lo ha incastrato dentro un’automobile.

Arrivato a questo punto la questione pare non interessargli nemmeno: quella cifra risulta comunque insufficiente a coprire la retta mensile di un affitto qualunque, magari in un’abitazione degna di questo nome. Così nel mese di marzo ha dovuto impacchettare le poche cose che gli rimanevano, sgombrando la casa di Vernole in cui viveva insieme a due figli. Un ragazzo di 16 anni e una bambina di appena 13 anni.

L’intervento dei servizi sociali è stato vissuto come un’altra tegola cadutagli sulla testa: i due sono stati affidati alle cure di altrettanti istituti per minorenni, dislocati a chilometri di distanza. Il ragazzo a Mesagne e la sorella a Torre Chianca. Ugo non ha alcuna possibilità di andare a trovarli e la distanza, infinita, gli ha lacerato il cuore: “Sono andato a trovare la bambina una sola volta ed il viaggio mi è costato 80 euro. Mi ha offerto un passaggio un amico”. E gli 80 euro sarebbero serviti a pagare la benzina, non posso fare a meno di chiedergli. “Eh, che vuole farci, i favori si pagano”.

Anche quelli di un sedicente amico, dunque. Ciò che giunge a titolo gratuito, invece, è il sostegno della Croce Rossa e quello dell’associazione Angeli della notte. Generi alimentari che se da un lato aiutano Ugo, dall’altro sembrano mortificarlo. A riprova mi mostra un panino che pescato nei meandri dell’auto, un cartoccio di dolcetti piuttosto unti: “Posso sfamarmi io in questo modo? Non avrei diritto almeno ogni tanto ad un piatto di pasta? Ma chi te lo offre più, ormai nessuno ti da più niente”. Analogo discorso per la mensa sociale di Santa Rosa, un posto “mal frequentato in cui la gente non fa altro che litigare” ed in cui giura che non metterà più piede.

Andando a scavare nel suo passato, si scopre che Ugo prestava servizio come muratore ed è padre di altri due figli, ormai maggiorenni, cui non ha potuto offrire un tetto ed un aiuto per il futuro. Nulla più perché il passato, riflesso nei suoi occhi, diventa “una terra straniera”.

IMG_20141206_104653 (1)-2Il buio più nero attraversa il suo sguardo anche quando racconta di come, allo stato attuale, non possieda più nulla. Quel furgoncino è stato persino saccheggiato da individui che non si sono fatti scrupoli nel portargli alcuni, miseri, effetti personali: utensili divenuti un cimelio della sua vita precedente, una televisione stravecchia, un computer di proprietà dei ragazzi. Per evitare altri furti è stato costretto a parcheggiare il furgone sulla strada principale, davanti ad un bar in cui si ritrovano i suoi amici che hanno promesso di tenere d’occhio le sue cose.

“Persino il cane mi hanno rubato, spaccando il cofano del furgone”. E, dulcis in fundo, “prima di allora erano già arrivate ben sette guardie cinofile a controllare la situazione”. “Si rende conto? Sette guardie per un cagnolino, e nessuno muove un dito per aiutare un altro essere umano”.

Ugo non è che sia stato con le mani in mano. Ha presentato due volte la domanda per ottenere un posto nelle case popolari. Ma l’amministrazione comunale non ha battuto alcun colpo. “Per il Comune di Lecce sono morto. Mi sono recato di persona negli uffici per spiegare che invece esisto ma, siccome urlavo, sono intervenuti i vigili urbani che alla fine hanno capito la situazione, dimostrandomi solidarietà”.

“Ora arriva il Natale, ma per chi arriva? Non per me. Ma io devo vivere – esclama ad un certo punto, facendo appello a tutta la sua dignità – e lo devo fare almeno fino a quando ci saranno i ragazzi”.

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