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Cronaca Viale Giovanni Paolo II

Bacio nel parco fra ragazze, polizia locale: "Non abbiamo cacciato nessuno"

In una lettera al blog Lez Pop una giovane sostiene che una mamma infastidita avrebbe richiamato l'attenzione degli agenti nel Parco dei bambini. Ma dal comando di viale Rossini una versione diversa: normale richiamo a non sdraiarsi sul cordolo, ma a stare sedute. Lo stesso fatto a tante persone

LECCE – Cacciate dal “Parco dei bambini” di viale Giovanni Paolo II per un bacio saffico, dopo segnalazione di una mamma indignata? La polizia locale conferma un intervento, ma solo come richiamo a due ragazze a non restare sdraiate sul cordolo divisorio nei pressi dell’arrampicata.

Insomma, sarebbero soltanto state invitate a sedersi. Lo stesso invito che spesso gli agenti pongono a chiunque, nei parchi leccesi (compresa la Villa comunale), quando (per esempio) ci si corica sulle panchine. Smentita categoricamente, invece, qualsiasi altra presa di posizione più drastica. Insomma, nessuno sarebbe stato invitato a uscire dal parco. E gli orientamenti non c’entrerebbero nulla. Una simile richiesta sarebbe stata avanzata anche se fossero state persone eterosessuali. 

Dove sta la verità? Non sempre è facile da stabilire. Esistono due campane su questa vicenda e non è stato semplice nemmeno documentare tutto, per il motivo che quando ieri pomeriggio, poco dopo le 16,20, è giunto anche a questa redazione un comunicato stampa inviato dall’associazione LeA (Liberamente e Apertamente), che citava come fonte un articolo apparso sul blog Lez Pop, si è generato subito un equivoco su chi avesse realmente svolto un intervento nel Parco dei bambini, domenica scorsa.

Nel comunicato si parlava genericamente di polizia, mentre nell’articolo si citavano, nella parte terminale, i vigili urbani. Fonti ufficiali della questura già ieri sera in via ufficiosa e questa mattina in modo inequivocabile, su precisa richiesta, hanno verificato come non vi fossero state chiamate al 113, domenica 24, riguardanti atteggiamenti ritenuti provocatori di ragazze lesbiche.

Fonti ufficiali della polizia locale di viale Rossini (che i più, ancora, chiamano vigili urbani, secondo vecchie consuetudini), hanno invece confermato questo pomeriggio un loro intervento. Non senza un poco di sorpresa. Il richiamo sarebbe stato talmente blando, a loro dire, da non finire nemmeno in un ordine di servizio, né generare verbali o altro. In fin dei conti, viene da pensare, se vi fossero stati motivi per una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, gli agenti avrebbero dovuto procedere a un’identificazione.

Ma andiamo con ordine. Riportiamo qui la nota integrale della LeA di ieri pomeriggio, dai toni decisamente forti. “Abbiamo appreso con dispiacere da Milena Cannavacciuolo, caporedattrice di Lez Pop (sito di informazione e di cultura lesbica e queer) – esordisce la nota -, di un grave episodio di omofobia avvenuto domenica 24 maggio a Lecce”.

“Secondo quanto segnalato alla redazione da una delle protagoniste della vicenda – prosegue la nota dell’associazione -, due ragazze erano stese a prendere il sole al Parco dei bambini, in viale Giovanni Paolo II, fino a quando non sono arrivati un paio di poliziotti che hanno chiesto loro di andare via. In un primo momento hanno spiegato alla coppia che non si può “bivaccare” in un parco. «Ma poi ci dicono che il nostro comportamento non è appropriato per un posto frequentato da bambini» racconta Marta (nome di fantasia), 18 anni, una delle due ragazze allontanate”.

“I poliziotti, infatti – dice ancora la nota -, sono stati chiamati da una madre che non aveva gradito vedere una coppia lesbica scambiarsi un bacio, «una madre che ci fissava con sguardo inquisitore da diverso tempo». Marta e la sua fidanzata sono andate via, anche se avrebbero avuto tutto il diritto di restare”. 

“Esprimiamo la nostra solidarietà alle due ragazze – conclude il comunicato - e le invitiamo a contattare la nostra associazione se lo ritengono necessario. In ogni caso, andremo a fondo della questione e ci proponiamo di accogliere proposte e suggerimenti da parte di tutte e tutti per lanciare un’iniziativa mirata a dimostrare la vicinanza della cittadinanza alle due giovani”.

(Cliccare qui per l’articolo originale e completo del blog)

Chiarito che il termine “poliziotti” in questo caso non è stato usato per intendere operatori delle volanti o di altri reparti della questura, ma gli agenti della polizia locale, dal comando di viale Rossini, dopo una richiesta di chiarimenti per telefono, è giunta una versione diversa.

Domenica scorsa le ragazze non sarebbero state invitate ad allontanarsi dal parco, ma soltanto a sedersi e non a rimanere distese sul cordolo, in un punto in cui effettivamente girano molti bambini. La donna avrebbe richiamato l’attenzione degli agenti perché questi erano già nel parco per una normale perlustrazione. Da due settimane, infatti, la polizia locale sta pattugliando tutte le aree verdi della città, per prevenire atti di vandalismo. Non solo. Le due ragazze, stando sempre a fonti della polizia locale, sarebbero rimaste sul posto ancora per diverso tempo e non si sarebbero allontanate nemmeno spontaneamente.

_LUC7539-2Ora, se alla base della richiesta della donna vi fosse realmente un bacio fra le due ragazze che potrebbe averla infastidita, ciò non sarebbe comunque stato il motivo del richiamo degli agenti di polizia locale, stando almeno alla loro versione.

Respinta, dunque, quest’accusa, come quella di un allontanamento coatto da un luogo pubblico che – beninteso – senza un motivo più che valido sarebbe stato un vero e proprio abuso di potere.  

E’ chiaro che entrambe le versioni provengono da narrazioni sulle quali difficilmente si potranno ottenere altri riscontri. Ma era importante da un lato che non passasse il concetto di una storia inventata di sana pianta senza un minimo di riscontro, dall’altro che si ottenesse anche una prospettiva diversa da chi, comunque, un intervento ha realmente svolto, ma ritiene questa vicenda forse un po’ troppo enfatizzata e distorta.

Il fatto, forse, è che sta iniziando a passare un po’ troppo spesso l’idea complessiva di una città, Lecce, votata all’omofobia. Un’etichetta che sarebbe bene non farsi appiccicare addosso e che non deve riflettersi sull’intera comunità per singole iniziative, a titolo del tutto personale, anche quando molto più evidenti e inconfutabili.

Clamore ha sicuramente suscitato la scritta di pessimo gusto esposta su una lavagna il 17 maggio scorso dal titolare di un chiosco del centro, in cui si invitavano i genitori a tenere lontani i figli dai gay. Proprio la polizia locale, quel giorno (ed era sempre una domenica) era intervenuta su richieste dell’assessore comunale Andrea Guido, perché la frase fosse cancellata. E poco dopo ne era apparsa una seconda, un po’ imbarazzata, di scuse.

Tant’è: i riflettori si erano ormai spostati sulla città, ancora una volta in senso negativo, qualificata come appesantita da una mentalità retrograda. La stessa cittò, in fin dei conti, viene però da dire, che nel giugno scorso ha ospitato il colorato corteo del “Puglia Pride”, pur tra le polemiche del presidente della Regione, Nichi Vendola, per l’assenza di parte delle istituzioni locali. 

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