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Cronaca

Fare il bullo in rete, la patologia che si consuma anche tra i banchi di scuola

Al via i lavori del convengo su "Cyberbullismo e violenza online". La mattinata dedicata ai giovani delle medie e delle superiori, che hanno aderito numerose. Nel pomeriggio formazione per avvocati, psicologi, assistenti sociali e operatori

LECCE – Rubano indirizzi e-mail, sui social network – il metodo più diffuso - si appropriano dei profili degli utenti, e sempre sui “social” si aggregano in gruppo per massacrare qualcuno che non va loro a genio. Ma vanno anche oltre, riescono a leggere i messaggi privati per poi renderli pubblici, fino a inviare sms o e-mail cariche di minacce o aggressioni verbali, o diffondono anche  foto offensive, privatissime, ma ovviamente senza il consenso della vittima. E’ il mondo virtuale, ma poi mica tanto, dei giovani cyber bulli, ragazzini che smanettano tutto il giorno sugli smartphone o dal pc in casa per nascondere dietro uno schermo il volto ma dare sfogo a tutta la sofferenza che si portano dentro attraverso insulti, minacce e aggressioni.

Stando ad un ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children, il 72% dei ragazzi riconosce nel cyber bullismo la principale minaccia tra i banchi di scuola, nella propria cameretta, nel campo di calcio, di giorno come di notte. Per molti di loro, arriva a compromettere il rendimento scolastico (38%), mina la volontà di stare insieme ai coetanei (65%), e nei peggiori dei casi può provocare depressione (57%).

Ma quali sono le motivazioni che scatenano in un ragazzo l’attacco nei confronti del coetaneo? Sempre secondo la ricerca di Ipsos, è l'aspetto estetico (67%), la timidezza (67%), il supposto orientamento sessuale (56%), l'essere straniero (43%), l'abbigliamento non convenzionale (48%), la bellezza femminile che 'spicca' nel gruppo (42%), e persino la disabilità (31%) possono essere valide motivazioni per prendere di mira qualcuno.

Ben venga allora il convengo dal titolo “Cyberbullismo e violenza online” che si terrà domani, martedì 26 novembre, presso le Officine Cantelmo di Lecce, dalle 9,30 alle 18. La mattinata sarà dedicata ai giovani delle scuole medie e superiori che hanno aderito numerose. Nel pomeriggio, invece, formazione per avvocati, psicologi, assistenti sociali e operatori. L’iniziativa è stata presentata questa mattina a Palazzo dei Celestini alla presenza del presidente Antonio Gabellone e degli organizzatori.

Proprio il convegno cercherà di rispondere alle domande sul fenomeno nel Salento attraverso gli interventi di relatori illustri come il procuratore della Dda di Lecce Cataldo Motta, il generale Luciano Garofano (già ai vertici del Ris), Luisa Pronzato del Corriere della Sera, l’avvocato Mario Fazzini, lo psicologo e psicoterapeuta Sergio Martella, il consigliere comunale delegata alle politiche giovanili e al turismo del Comune di Monteroni Francesca Mocavero, Alessandra Lezzi, il presidente dell’associazione “Strada Facendo”, che ha organizzato l’evento,   Alessandra Lezzi ( il vice presidente Anci Puglia Maria Cristina Rizzo e il sostituto procuratore della Repubblica Carmen Ruggiero.

Con l’incremento esponenziale degli utenti di Internet si registrano poi disturbi legati all’uso patologico della rete fino a ‘stati di dipendenza’ (l’80 per cento tra i 16 e i 22 anni) con sintomi analoghi a quelli assimilabili all’uso di sostanze psicotrope – spiegano gli organizzatori -, come cambiamento del tono dell’umore, fenomeni dissociativi, mancato controllo degli impulsi e delle emozioni”. Proprio per questo il progetto “Il bene che ti voglio” è stato studiato dall’ associazione “Strada Facendo…”, che offre aiuto e sostegno alle famiglie, in particolare ai bambini e alle donne in condizione di disagio e difficoltà. 

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