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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Detenuto pretende più attenzione e prende infermiera a secchiate d'acqua

L'uomo, 56enne, denunciato dalla penitenziaria. La donna doveva ancora terminare il giro dei reparti e il personale è scarso

LECCE – Un’infermiera che opera nel carcere di Lecce di Borgo San Nicola è stata presa (letteralmente) a secchiate d’acqua e poi insultata da un detenuto straniero, G.A., 56enne, di origine giordana, il quale lamentava scarsa considerazione nei suoi confronti. E’ successo la domenica di Pasqua e a darne notizia, oggi, è il segretario generale nazionale del Cosp (Coordinamento sindacale penitenziario) Domenico Mastrulli. Il detenuto, con posizione giuridica non ancora definitiva, è stato poi denunciato per oltraggio a pubblico ufficiale dal personale della polizia penitenziaria e allontanato nel Reparto accoglienza.

Il fatto s’è verificato nel  pomeriggio della Domenica Santa.  L’unica “colpa”, se così si può dire, dell’infermiera, per essere costretta a un inatteso e indesiderato bagno, rimanendo con tutti i vestiti fradici, per poi sentirsi subito dopo proferire una sequela di offese, quella di non aver prestato immediatamente attenzione alle richieste dell’uomo. L’infermiera, infatti, stava ancora completando l’intero giro dei reparti e non era nemmeno ancora giunta nei pressi della cella del detenuto. Tutto questo, in un quadro in cui, stando a quanto denuncia il Cosp, vi sarebbe carenza di personale civile infermieristico e dentro un penitenziario caratterizzato da una popolazione di un migliaio di detenuti.

“E’ l’ennesimo episodio – afferma Mastrulli - che va ad aggiungersi alla lunga lista di aggressioni  fisiche e verbali. Un’aggressione verbale contro le donne nella giornata della Santa Pasqua pesa come un macigno contro il mondo lavorativo delle donne e degli operatori che nelle prigioni italiane e pugliesi offrono la propria attività per la società e lo Stato”.

“In Italia – aggiunge Mastrulli - si contano oltre 2mila casi e inevitabilmente a pagare il prezzo più alto sono gli operatori della polizia penitenziaria ai quali viene affidato il controllo e la sicurezza di interi settori dei penitenziari”.  “Nessuno – prosegue - fino a questo momento si è posto il problema del perché il corpo della polizia penitenziaria paghi un prezzo così alto anche  termini di suicidi: 127 nell’arco di una decina di anni ma con una preoccupante crescita negli ultimi tempi”.  

“La cronica carenza di personale  di polizia, ma anche del Comparto funzioni centrali e di quello sanitario, a causa delle scarsissime risorse finanziarie necessarie a riformare l’intero sistema carcerario e sanitario dopo il fallimento della legge di Riforma del 2008, transitando poteri di assunzione alle Regioni  – aggiunge il segretario generale nazionale del sindacato autonomo -  sono solo alcuni degli aspetti  più critici”.

“Il sindacato – conclude Mastrulli - è convinto della necessità che il controllo e la sicurezza delle carceri debba essere affidato al Dipartimento dell'interno e torni in capo ai prefetti come proposto per i sindaci dal ministro dell’Interno Matteo Salvini con recente circolare”.

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