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Cronaca Via Nino Bixio

Villa svaligiata di ori per 50mila euro. "Ci siamo quasi incrociati con i ladri"

E' successo nei giorni scorsi in via Nino Bixio. I malviventi sono però stati disturbati dal ritorno inatteso dei proprietari, che hanno fatto una tappa in casa inconsueta rispetto alle solite abitudini. E altri oggetti preziosi si sono così salvati. Il racconto delle vittime

LECCE – Lui è leccese ed ha 33 anni, è un imprenditore, segue le orme del padre, ed ha due fratelli avvocati. Lei ha 30 anni, è di Caprarica di Lecce. Presto (un anno, non di più) si sposeranno e andranno a vivere proprio lì, in quella villetta di via Nino Bixio, nel rione Salesiani, nella quale il giovane è nato e cresciuto con tutta la famiglia. Una villetta che deve però essere piaciuta anche ai ladri. E non poco, se è vero che sono riusciti a dileguarsi con ori e gioielli, alcuni dei quali antichi, questi ultimi ereditati da una zia. Refurtiva stimata fra i 40 e i 50mila euro. E non assicurata.

Tutto razziato in pochi minuti. Rapidi, scaltri e pure fortunati, i malviventi non si sono ritrovati a tu per tu con le vittime per questione di attimi. Il destino ci ha messo del suo. Forse non proprio pareggiando i conti, perché l’hanno spuntata i banditi, ma quantomeno si è salvato il salvabile. Altri oggetti preziosi sono rimasti in casa, infatti: è probabile che i malfattori siano dovuti fuggire a lavori in corso, avvisati da un “palo”. Perché di solito, all’ora del furto, in quella casa non c’è nessuno. Solo che proprio quel giorno – era il 20 di agosto -, il 33enne è tornato per riporre in garage la moto appena ritirata dal meccanico.

Un imprevisto non certo teorizzabile, dalla banda, che quasi certamente ha studiato i movimenti in quell’abitazione per diverso tempo. Non un semplice sospetto, perché una vicina, ha raccontato di aver notato soltanto due giorni prima, a tarda ora, un individuo ambiguo. Vestito di scuro, andava avanti e indietro, guardano ora quella villetta, ora l’altra accanto.

La sensazione, dunque, è che per questione di istanti non si sia verificato un incontro ravvicinato “A quel punto non so cosa sarebbe successo, perché conoscendomi avrei reagito”, racconta il 33enne. E c’è da credergli: quasi 1 metro e 90, una montagna di muscoli. Non uno da sfidare a cuor leggero a braccio di ferro, a meno di non volersi ritrovare con il tavolino spaccato e qualche osso lussato.

“A mente fredda – precisa però subito -, ho riflettuto: e se fossero stati armati? Cosa sarebbe accaduto?” E sì, i muscoli. Ma non si sa mai che l’avversario estragga un coltello o una pistola, e non di quelle giocattolo.

Ecco perché la figura del ladro d’appartamento fa così paura. Non solo per il danno che provoca, per quell’intrusione nella propria intimità che lascia una sensazione di sudicio, ma anche perché, fin quando non lo si trovi di fronte e non si abbia il lucido attimo per valutarlo, resta un’incognita, un Mister X: potrebbe essere un ragazzino spaurito, un vigliacco con la mascherina sugli occhi come nelle commedie strampalate, o un folle freddo e capace di colpire per salvarsi. Nulla è più imperscrutabile delle reazioni umane di fronte a un pericolo imminente.

 “Abbiamo paura, certo, ma andremo comunque a vivere lì”, fa eco lei. Perché, come spesso accade, dopo lo sgomento subentra un dignitoso senso di rivalsa, la voglia di non piegarsi.

Questa è una delle tante storie vere di una città, Lecce, ormai divenuta quasi irriconoscibile, che dietro il suo fulgido paravento barocco cela il senso di prostrazione di troppi cittadini disarmati di fronte a una microcriminalità che fa specie anche definire “micro”. Spariscono armi dalle caserme, documenti dagli uffici pubblici, opere d’arte e gioielli dalle abitazioni. I colpi si fanno sempre più arditi, gli obiettivi non casuali, ma studiati.

E’ una storia da seguire, perché è simile a quella di tanti, perché potrebbe essere simile alla vostra. C’è, da questo punto di vista, anche da fare una valutazione. Accade sempre più spesso, negli ultimi tempi, che le vittime si raccontino al cronista in modo spontaneo. Sembrerà strano, ma raccontarsi, svuotarsi e chiedere che una vicenda sia narrata, forse nasce da necessità inconscie di solidarietà e autodifesa. Si avvisano i vicini e li si invita a fare attenzione, si denuncia la paura di essere soli e si pretende quindi più protezione dalle autorità.

Il furto, dunque. Com’è andata la vicenda? Erano le 19,30 (“19,29”, precisa lui: “Abbiamo fornito alla polizia tutti i dettagli al minuto”) quando l’imprenditore 33enne è uscito dalla villetta di famiglia (un piano, taverna e due giardinetti, avanti e dietro) per andare a Caprarica dalla sua futura moglie. Di solito, a quell’ora, non tornano certo a casa. Come tutti i giovani, escono per recarsi da amici o in qualche locale. Proprio quella sera, però, bisognava prima recuperare la moto dal meccanico. Ed ecco, allora, dopo essere arrivato in auto a Caprarica, recarsi di nuovo a Lecce. Ritirata la moto, lui vi s’è messo alla guida, lasciando l’auto alla compagna. Destinazione: casa.

I ladri, intanto, erano evidentemente già all’opera. E con quale solerzia. Sono stati in grado in pochi istanti di aprire un’imposta, distorcere una grata di ferro (probabilmente con un piede di porco) e scardinare una finestra con doppi vetri. Si sono quindi fiondati nelle prime stanze da letto in cui si sono imbattuti, scegliendo con cura gli oggetti in oro e altri gioielli, lasciando la bigiotteria. “Forse usano uno scanner che distingue i metalli preziosi”, dice il 33enne. Su Internet se ne trovano diversi in vendita a buon prezzo.

Sta di fatto che all’improvviso la coppia è arrivata a casa. Rientro inatteso, a quanto pare, visto che sono risultate a soqquadro solo tre stanze. Alcuni orologi di valore non sono stati rinvenuti e oggi non si trovano più lì. Sono stati portati via, in un luogo più sicuro. E nel piano sottostante i topi d'appartamento non si sono nemmeno recati, perché era tutto in ordine. Mentre nelle camere “visitate” sembrava passato un tifone.

I proprietari hanno trovato persino un mobile letteralmente precipitato su di un letto. “Inizialmente non ci siamo accorti dell’effrazione della grata che riparava una delle finestre”, racconta ancora il 33enne. “Ho aperto la porta normalmente. La mia compagna è andata in bagno, ma, appena è entrata, le ho urlato: esci subito, esci e corri fuori”. Aveva appena notato con la coda dell’occhio gli oggetti scaraventati per terra in alcune stanze. “Ho capito che erano passati i ladri ed ho temuto che fossero ancora nascosti in casa. Ho temuto soprattutto che uno di loro fosse proprio nel bagno”. Sono stati momenti di panico puro.

Un’altra cosa li ha colpiti: il forte odore di profumo. Hanno rubato anche diversi flaconi, infatti, rompendone uno. Un secondo aspetto che hanno notato, non sono stati minimamente toccati computer, televisori, telefoni e, in generale, nulla di tecnologico. Da questo punto di vista, la vicenda ne ricorda molto un’altra, recente, a Veglie. Anche in quel caso (furto per un valore di circa 10mila euro) i malviventi si sono concentrati soltanto sui gioielli e gli oggetti in oro.

La coppia, che nel frattempo ha saputo di altri furti nel rione, è convinta più che mai non solo di essersi incrociata con i ladri, ma anche di essere stata spiata a lungo. E questo è uno degli aspetti che mettono più paura a quanti, come loro, abbiano già subito casi analoghi. Alla polizia, intanto, che da tempo è a caccia della banda dei furti nelle abitazioni, avendo nel frattempo forse anche una pista, per ora non è rimasto altro da fare che svolgere il sopralluogo di rito. 

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