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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Rudiae / Via Monteroni

In fiamme batterie Ups di terapia intensiva: trenta vita in ballo, lotta contro il tempo

Un intervento molto delicato quello di vigili del fuoco e tecnici nella clinica Villa Verde. Un'ora di tempo per evitare la ventilazione manuale e il trasporto urgente in altre strutture

LECCE – Un’ora. Forse poco più. L’autonomia di un gruppo di continuità, installato in via provvisoria. E dietro di tutto, una trentina di vite in gioco. Fra cui pazienti in coma, alcuni in stato vegetativo, dipendenti non solo dalle cure di medici e infermieri, ma anche dagli stati umorali della corrente elettrica.

Questa è la storia di un piccolo incendio, in linea teorica estinguibile con qualche secchiata d’acqua, ma che per una circostanza molto particolare, s’è trasformato in una lotta contro il tempo. Perché il guasto ha interessato i quadri elettrici che alimentano le apparecchiature della sala di terapia intensiva della casa di cura “Villa Verde” di via Monteroni di Lecce. E una situazione che in casi comuni comporta solo un po’ di fastidio per chi lo subisce, in questa vicenda ha fatto rima con stato d’allerta.  Il rischio, in caso di fallimento o complicazioni: ventilare manualmente i pazienti o disporre un trasferimento urgente in altre strutture.    

Hanno lavorato con precisione chirurgica e nervi saldi, una squadra di vigili del fuoco di Lecce, un elettricista manutentore, infine una ditta chiamata da Maglie per una sostituzione immediata di due pacchi di batterie Ups. Il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Giuseppe Bennardo, ha voluto sovrintendere alle operazioni di persona, recandosi sul posto.

Intorno alle 17 il primo intervento, quello che ha permesso di stabilizzare la situazione, ma ancora in modo precario, cioè con alcuni rischi impliciti da scongiurare. Alle 23, la conclusione dei lavori, consentendo di tornare alla normalità. E di tirare un profondo sospiro di sollievo.

Tutto è iniziato quando nel locale interrato della struttura sanitaria privata, sono andati a fuoco due pacchi di batterie Ups collocati in armadietti. Un problema di natura elettrica, accidentale, che ha scombussolato il pomeriggio. Tali batterie sono indispensabili, perché la corrente elettrica, come noto, non è stabile. Ha dei picchi impercettibili, alti e bassi. E apparecchiature così sensibili, come quelle per la terapia intensiva, non possono essere ostaggio delle bizze dell’elettricità: hanno necessità di corrente pulita e costante nel tempo.

Quando i vigili del fuoco sono arrivati sul posto, poco dopo le 17, si sono trovati di fronte a una situazione a dir poco delicata. Hanno dovuto isolare il gruppo, tagliando i cavi mentre contemporaneamente spegnevano il rogo, agganciando un gruppo elettrogeno a sostegno della rete. Che, come detto, ha un’ora o poco più di autonomia.

A quel punto, il secondo passaggio, cronometro alla mano per segnare i secondi che scorrevano inesorabili: con l’aiuto di un elettricista manutentore, svolgere una manovra sui quadri elettrici, ripristinando la corrente con l'attacco diretto alla rete dell’Enel. E prima che il tempo scadesse, sono riusciti nell’operazione.

I macchinari salvavita sono stati collegati con la rete elettrica, ma, come detto, era solo l’inizio. In queste giornate di maltempo, con il severo rischio di sbalzi di tensione e black-out, era indispensabile inserire nuovi pacchi di batterie Ups. La casa di cura si è subito attivata chiamando una ditta che ha lavorato fino alle 23 di notte.

Nel frattempo, le batterie bruciate sono state condotte all’esterno dai vigili del fuoco. Erano ancora in tensione, anche se staccate. E si sta parlando di almeno 800 volt. Un’operazione rischiosa e delicata, anche questa condotta con la massima attenzione. Il tutto per un gioco di squadra perfetto, che ha permesso di risolvere un problema a dir poco vitale, evitando soluzioni alternative. Tanto che sul posto erano convenute anche unità di rianimazione mobile inviate da ospedali della provincia, qualora si fosse reso necessario intervenire in extremis.

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