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Cronaca Centro / Viale XXV Luglio

Protesta rovente degli addetti pulizie scuole: improvvisato un corteo, traffico in tilt

I lavoratori, dopo l'annunco del dimezzamento di ore e salario, protestano per il probabile annullamento del tavolo tecnico in Regione del 29 e per l'assenza di emendamenti nella legge di stabilità. Prima davanti al Provveditorato, con traffico paralizzato sulla statale, poi in Prefettura

LECCE – Una rabbia rovente in un clima gelido. Urla, slogan, qualche malore all’ombra di una paura montante, quella di ritrovarsi alle soglie della povertà più nera. Dall'altro lato, l'esasperazione di migliaia di automobilisti che si sono ritrovati paralizzati tra i manifestanti che si sono mossi in più punti della città. 

Un gruppo di centocinquanta, forse duecento lavoratori degli appalti per le pulizie delle scuole si è assembrato spontaneamente davanti alla sede del Provveditorato di Lecce, in via Cicolella, per poi formare un corteo, snodatosi lungo le vie della città. Con il traffico letteralmente impazzito, bloccato per momenti interminabili prima lungo la statale 16 che conduce a Maglie, poi sui principali viali cittadini, nel lento incedere verso altre sedi istituzionali, Provincia e Prefettura. Le cui porte sono state fatte preventivamente sbarrare su ordine della questura, onde evitare invasioni e occupazioni.   

Le prime avvisaglie di una mattinata molto particolare, che fa seguito al sit-in del 20 novembre scorso in via XXV Luglio, si sono avute intorno alle 10,15. Quando i primi manifestanti si sono ritrovati davanti al palazzo del Provveditorato, in via Cicolella, c’erano già alcune volanti di polizia schierate. Ma nel giro di pochi minuti, con l’inquietudine crescente, sono stati richiesti rinforzi. E sono sopraggiunte in supporto altre volanti, più pattuglie della polizia locale e dei carabinieri.  

I lavoratori, ai quali è stato annunciato nei giorni scorsi il dimezzamento delle ore lavorative e del salario, si sono ritrovati per protestare a causa del probabile annullamento del tavolo tecnico in Regione.

L’incontro era stato convocato proprio in seguito al già citato sit-in, ed era previsto per venerdì 29 novembre. Ma la voce circolante che sarebbe saltato per impegni istituzionali sopraggiunti in seguito, ha aizzato gli animi. Non solo. La protesta di oggi sarebbe determinata anche dal fatto che è in corso il voto della legge di stabilità in cui al momento non risulterebbero emendamenti in loro favore. Al fianco dei lavoratori si sono schierati anche i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil.

Prima davanti al Provveditorato, poi in Prefettura

Momenti di tensione si sono registrati fin dalle prime battute. Nella calca davanti all’ingresso del Provveditorato, una manifestante è stata colta da un malore. Ed è stato richiesto l'intervento di un’ambulanza del 118.  Fortunatamente nulla di grave, ma l’episodio non ha fatto altro che esacerbare gli animi già accesi.

I problemi principali si sono avuti subito dopo, quando un corposo gruppo s'è spostato verso la strada statale 16 Lecce-Maglie. Bloccando la circolazione all'ingresso di Lecce, s’è creata una coda interminabile di auto che ha obbligato le forze in campo ad assumere provvedimenti sul momento. Per almeno mezzora i veicoli sono stati fatti tornare indietro contromano, per entrare in città dallo svincolo di Vicinale Cicolella.

Intorno alle 11,20, poi, i manifestanti hanno deciso di cambiare itinerario, per spostarsi verso il centro di Lecce. L’intenzione, ovviamente, raggiungere gli uffici della Prefettura. Da viale Torre del Parco, quindi, i manifestanti hanno raggiunto viale Don Minzoni, poi viale Otranto e da qui hanno svoltato in via Brunetti verso viale Lo Re.

All’altezza del cinema Massimo, da via Fazzi, hanno raggiunto piazza Sant’Oronzo e da qui si sono diretti in via XXV Luglio. Un percorso improvvisato, che ha obbligato le forze dell’ordine a cercare di anticipare le mosse per bloccare il traffico nei punti nevralgici. Il corteo s’è poi diviso in due gruppi. Una parte dei manifestanti s’è infatti spostata davanti all’ingresso di via Principe Umberto, nel centro storico. Alcuni hanno tentato in più occasioni di entrare negli uffici del palazzo di governo. 

Intorno alle 13.30 il capo di gabinetto della Prefettura, il vice prefetto Guido Aprea, ha comunicato la data della convocazione del tavolo tecnico in Regione per il 6 dicembre. Ma per i lavoratori e i sindacati si tratta di una soluzione insoddisfacente e per questo, hanno garantito, il presidio rimane in piedi.

I portoni sbarrati delle sedi di prefettura e Provincia di Lecce hanno esacerbato ancora di più gli animi al punto tale che anche la richiesta di formare una delegazione trattante per un incontro estemporaneo presso Palazzo dei Celestini è stata fermamente respinta. “O tutti o nessuno”, è stato infatti il motto degli addetti alle pulizie che ora si apprestano a formare un presidio di protesta permanente, sul ciglio della strada. Proprio davanti alla sede dell’ente provinciale, con tanto di gazebo e camper organizzati dai sindacati.

Qualche spiraglio sulla vertenza, del resto, si è intravisto solo intorno all’ora di pranzo, quando il capo di gabinetto della prefettura, Guido Aprea è sceso tra i manifestanti per comunicare personalmente la nuova data di convocazione del tavolo regionale: il 6 dicembre. Un appuntamento “tardivo” secondo le sigle sindacali, perché a quel punto mancherebbero i tempi tecnici per modificare la legge di stabilità in corso di votazione.

Lecce-20131126-00129-3“Vero è che venerdì 29 novembre l’assessore regionale al Lavoro è stato convocato a Roma – spiega Salvatore Arnesano, numero uno di Cgil Lecce -, ma è necessario mantenere quel primo tavolo di confronto con istituzioni e deputazione parlamentare salentina prima che i giochi vengano decisi, senza margini d’intervento”.

L’assessore Leo Caroli, con la sua assenza al tavolo dimostra una completa disattenzione nei confronti di un problema lavorativo di notevoli proporzioni, visto che nella sua regione tocca più di 300 persone. La politica della giunta Vendola, nonostante fosse stata costruita intorno ai temi del lavoro, sembra andare in un’altra direzione – commenta la segretaria Uiltucs Uil, Antonella Perrone-. Avremmo bisogno, invece, dell’intervento di istituzioni consapevoli, capaci di costruire intorno a questa vertenza servizi aggiuntivi per operare sia un risparmio complessivo, sia per recuperare la totalità del salario dei lavoratori a un passo dalla povertà”.

Lo scopo degli emendamenti alla legge sarebbe quello di impedire che il passaggio di testimone tra le ditte, sul medesimo appalto ministeriale delle pulizie nei plessi scolastici, si traduca in un danno economico per le maestranze. Un po’ come sta accadendo in Puglia, bacino consistente della forza lavoro a livello nazionale, in cui la nuova ditta Dussman che si è aggiudicata la gara, ricevendo il mandato di subentro da Consip, non ha mai fatto mistero della volontà di dimezzare orario settimanale e relativo stipendio. Con un taglio di ore pari al 60 percento: dalle classiche 35 settimanali fino a 18 o 20 per gli ex Lsu. Una decisione vissuta drammaticamente dalle 800 famiglie pugliesi, molte delle quali mono-reddito, pronte allo scivolamento al di sotto della soglia di povertà.

In Campania, laddove la protesta è scoppia in modo vibrante, determinando un clima incandescente, l’iter procedurale è stato bloccato. Ed è questo l’obiettivo cui tendono lavoratori e sindacati: “Bisogna sospendere la gara d’appalto per intraprendere un percorso di decisioni condivise, utile a mantenere le massime garanzie occupazionali e salariali”, ha concluso Arnesano.

Intanto, la parlamentare del Pd Teresa Bellanova, partendo proprio dalla protesta odierna, ha scritto al presidente del Consiglio Enrico Letta, ricordando di aver già “denunciato un modus operandi disorganico, poco interessato ad affrontare la vicenda in modo coerente con le questioni relative al funzionamento degli istituti scolastici, ma teso solo ed esclusivamente ad una logica ragionieristica degli interventi e delle soluzioni”. 

“Per i 3mila e 500 lavoratori occupati in Puglia la prospettiva sembra essere una decurtazione di oltre il 50 per cento del reddito”, aggiunge. “Che, sia detto non per inciso, a fronte di 35 ore settimanali è stato finora pari a 800 euro al mese. Quella che gli istituti di rilevazione statistica definiscono soglia di povertà”.

“Di fatto la realtà è più variegata – sottolinea -, con redditi che vanno dai 450 euro ai 700 euro al mese. Ridurli di oltre la metà comporterebbe, come è facile intuire, effetti devastanti su famiglie in molti casi monoreddito o con figli  anche maggiorenni a carico in un territorio, quale il Salento e la Puglia, che oggi è investito appieno dalla crisi economica-occupazionale”.

“Queste persone, pur tra tante difficoltà, in tutti questi anni hanno lavorato per garantire un servizio che non è secondario per l’utenza”. Da qui la richiesta “affinché, di concerto con i ministeri interessati, le rappresentanze sindacali e tutte le parti coinvolte, venga attivato una tavolo interministeriale per affrontare globalmente tale questione e le sue contraddizioni, mandando un segnale non effimero a tutti i lavoratori e alle scuole coinvolte, confermando l’interesse di questo Governo”. 

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