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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Taurisano

Spedizione punitiva con accoltellamento in casa dei rumeni: altri quattro arresti

A conclusione delle indagini di polizia, spuntano ora i nuovi nomi di coloro che avrebbero preso parte alla rissa originata da una discussione in piazza fra tre giovani rumeni e altrettanti ragazzi di Taurisano. I fatti avvennero la sera dello scorso 18 gennaio in piazza Fontana

LECCE – Non avrebbero dovuto osare. Non avrebbero dovuto rispondere per le righe, loro, rumeni, gente tranquilla, dedita a piccoli lavoretti nel ramo dell’edilizia, agli stanziali, facili alle mani se qualcuno avesse sgarrato, anche solo con le parole. Adesso hanno tutti un volto, ognuno riconducibile alla spedizione punitiva che la notte del 18 gennaio scorso fu organizzata ai danni di tre rumeni, alla periferia di Taurisano, in via Ada Negri, per innescare una che rissa sfociò col sangue: un rumeno di 27 anni, Andreai Garoafarimase accoltellato, riportando un profondo taglio, e un altro straniero, Sebastian Alexa20enne, fu preso a bastonate con una mazza da baseball.

Le indagini condotte dagli uomini del commissariato di Taurisano diretti dal vicequestore aggiunto Salvatore Federico, portarono quella notte all’ arresto per tentato omicidio di Samuel Del Nilo, 34enne del posto, già noto alle forze dell’ordine.
Ora, a conclusione delle indagini della polizia, altre quattro persone che presero parte a quella missione, originata qualche ora prima da una discussione fra tre giovani rumeni e altrettanti ragazzi del posto intorno alle 19,30 in piazza Fontana, nei pressi di un bar, sono state arrestate. Si tratta di Massimiliano e Pierluigi Scarlino, gemelli di 39 anni; Giovanni Maruccia, 36 anni; Rocco William Attanasio, 23enne, tutti di Taurisano.

Il gip, Giovanni Gallo (la richiesta delle ordinanze di custodia cautelare è partita del pm Stefania Mininni), ha comunque derubricato i reati da tentato omicidio in lesioni gravi. Ma gli indagati rispondono anche di violazione di domicilio aggravata e porto abusivo di oggetti atti a offendere.  I quattro raggiungono in carcere Samuel Del Nilo. Un altro giovane è indagato a piede libero. Si tratta di un altro giovane, M.S., le sue iniziali. Stando a quel che è emerso dall’inchiesta, quest’ultimo si sarebbe trovato alla guida dell'auto che portò il gruppo in quella casa alla periferia del paese. Ma non è ancora chiaro se abbia materialmente partecipato anche alla spedizione all'interno dell’appartamento.

In quelle ore convulse, gli investigatori, al fine di accertare la dinamica dei fatti, ascoltarono alcuni testimoni che erano presenti al momento dell’aggressione, avvenuta all’interno di due abitazioni vicine, situate nello stesso seminterrato. La madre di una delle vittime ha spiegato agli agenti che, poco prima, erano giunti nella loro abitazione  due  italiani, i quali avevano aggredito il figlio colpendolo con una mazza da baseball. Anche il fratello della seconda vittima,  che aveva assistito all’aggressione, aveva raccontato ai poliziotti che, propri in quel momento, si trovava a casa del fratello, il quale gli stava raccontando che nel pomeriggio precedente,  in piazza Fontana , nei pressi di un bar, mentre si trovava insieme con un altro loro fratello e ad un cugino erano stati minacciati e schiaffeggiati da un giovane di Taurisano, Samuel De Nilo. Mazza da baseball-5

E quando si dice le coincidenze, questo accadeva mentre i rumeni stavano parlando della disavventura:   in quel momento sarebbe entrato in casa Del Nilo, insieme ad altri e due individui a loro sconosciuti. Uno di questi avrebbe bloccato il fratello, soprendendolo alle spalle, per le braccia,  mentre Del Nilo iniziava a sferrare  alcuni colpi  servendosi di  un coltello  a punta di lama piuttosto lunga, colpendolo  sulla caviglia della gamba sinistra, sulla coscia sinistra ed all’interno della coscia destra all’altezza dell’inguine. 

Nel frattempo, gli altri amici del 31enne, avrebbero aggredito l’altro loro fratello, colpendolo al capo con una mazza da baseball e con un coltello, tanto da renderlo in fin di vita. Nel contempo anche un cugino di quest’ultimo era stato ferito sempre con la mazza a baseball. La polizia ha accertato che gli autori di questa ulteriore aggressione furono i gemelli Scarlino per quanto riguarda il ferito più grave, Giovanni Maruccia  per il ferito lieve.

Del Nilo, come già detto, rintracciato subito dagli agenti, pur offrendo una diversa ricostruzione dei fatti, avrebbe confermato di aver prelevato un coltello rinvenuto nei pressi dell’abitazione dei rumeni e di averli colpiti, solo che, a suo dire, lo avrebbe fatto per difendersi. Dall’ascolto dei testimoni, dalla compatibilità delle ferite con quanto riferito dalle vittime, gli investigatori hanno inoltre appurato che i gemelli Scarlino e Maruccia avrebbero partecipato armati ad una vera e propria spedizione punitiva; Del Nilo, armato di coltello, aveva a sua volta partecipato all’aggressione colpendo e ferendo una delle vittime. Attanasio, mentre Del Nilo colpiva la vittima con il coltello, gli avrebbe tenuto ferme le braccia per immobilizzarlo.     

Nella conferenza stampa tenuta questa mattina presso la Questura di Lecce, è stato ricordato che i gemelli Scarlino ed M.S., soprannominati “cioccia”, sono cugini del più noto pluripregiudicato Giuseppe Scarlino, detto “Pippi Calamita”, ergastolano, capo del clan della Scu operante in zona e paesi limitrofi, dedito al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, nonché alle rapine ed alle estorsioni. Tutti, così come emerso nel corso degli anni dalle numerose indagini condotte sul sodalizio mafioso, ne facevano parte, occupando un ruolo nel campo della detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. 
    
Zona “rossa” quella di Taurisano e paesi limitrofi negli anni passati per il crimine organizzato,  l’episodio  accaduto la sera del 18 gennaio scorso, è apparso anche agli occhi dei cittadini come un raid punitivo, con tanto di irruzione improvvisa che ha colto impreparati i rumeni, aggrediti davanti agli occhi di altre persone  che per timore di rappresaglie hanno preferito dichiarare di non conoscere i personaggi. Tra questi, M.Q., pregiudicato, che alla polizia ha detto di non aver avuto il tempo di vedere chi fossero gli aggressori, ma le dichiarazioni delle persone offese e dei testimoni lo smentiscono. 

Pertanto, il comportamento M.Q., che stando agli inquirenti conosce invece molto bene i soggetti in questione, assieme ai quali talvolta è stato notato nei pressi di alcuni bar della zona, lo pone di fronte il reato di favoreggiamento personale,per il quale è stato indagato, avendo omesso di riferire alla polizia chi fossero gli autori del fatto criminoso, intralciando, così, non solo le indagini, ma dando la possibilità agli aggressori di farla franca, almeno per questi mesi. 

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