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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Tentata estorsione: rintracciato e arrestato Mirko Monaco, il fratello del killer della Scu

La polizia ha trovato il 29enne leccese nel corso della notte. Su di lui pendeva un ordine di carcerazione della Procura presso la Corte d'appello, risalente a gennaio. Deve scontare la pena per fatti avvenuti durante la latitanza di "Gianni Coda", dopo l'omicidio di Antonio Giannone

LECCE – Gli agenti di polizia della questura di Lecce hanno arrestato Mirko Monaco, 29enne leccese, fratello del più noto Giampaolo, alias “Gianni Coda”, il killer della Scu balzato nuovamente alle cronache negli ultimi anni dopo la rocambolesca fuga da un appartamento di Torino.

In questa città, dopo il suo pentimento, “Coda” si trovava ai domiciliari. Le sue rivelazioni, in passato, avevano permesso di ricostruire i foschi scenari dietro ai vari omicidi avvenuti negli anni di piombo nel capoluogo, sotto l’egida del clan Cerfeda, che controllava il traffico di droga.

Torino, dunque, era la località protetta, da cui evase per eseguire l’ultimo e forse il più clamoroso dei suoi cruenti agguati, quello ai danni di Antonio Giannone, particolare nella dinamica, perché completamente slegato dalle logiche precedenti. Il giovane, che aveva 25 anni, era infatti ritenuto da “Coda” autore di un pestaggio ai danni del fratello. E quindi maturò l’idea di mettere in atto una vera e propria vendetta.

In seguito, Monaco si nascose ai margini della città, per poi cercare riparo all’estero. Fu arrestato dalla squadra mobile appena sceso da un treno, a Bologna, il 4 maggio del 2009. Si stava recando in Germania con documenti falsificati. L’omicidio era avvenuto un mese prima. Risale, infatti, alla sera del 6 aprile 2009 e si consumò a colpo di pistola in una palazzina di via Terni.

Proprio in quei giorni di latitanza dentro il capoluogo salentino, dopo aver seminato morte e paura nei suoi “avversari”, Giampaolo Monaco, insieme con il fratello Mirko, avrebbe messo in atto un tentativo di estorsione ai danni del gestore di una sala giochi. Secondo le ricostruzioni degli investigatori (il caso fu seguito dai carabinieri del nucleo investigativo e del reparto operativo), l’episodio avvenne il 2 maggio del 2009 – quindi due giorni prima del tentativo di fuga definitivo - e il denaro sarebbe servito per mantenersi nel corso della difficile latitanza. Monaco era messo sotto assedio dalle forze dell’ordine che lo cercavano ovunque, avendo ormai ricostruito quasi del tutto i fatti e intuito le sue responsabilità nell’omicidio.

Giampaolo Monaco, per quella tentata estorsione, nel novembre del 2009 fu condannato a otto anni e undici mesi. Il fratello Mirko, invece, in primo grado fu assolto. Valsero, soprattutto, le dichiarazioni del fratello, che tesero a scagionarlo dalle responsabilità attribuite dagli investigatori. La sentenza, però, fu in seguito ribaltata in Corte d’appello dopo nuovi riscontri dei militari, tanto che arrivò la condanna anche per Mirko, a quattro anni e quattro mesi. Nei confronti dell’oggi 29enne fratello del killer, il collegio riconobbe anche l'aggravante delle modalità mafiose.

monaco-2-2Secondo le indagini, i due si sarebbero presentati al titolare chiedendogli in maniera spavalda il denaro e, davanti al diniego dell’uomo, gli avrebbero fatto trovare anche dei manifesti di morte. Furono proprio i manifesti a incastrare Mirko, perché i carabinieri rilevarono le impronte digitali.

La sentenza a carico di Mirko Monaco è ora diventata definitiva. E gli resta da scontare una pena residua di tre anni, dieci mesi e nove giorni. Il giovane è stato rintracciato durante la notte dagli agenti di polizia dell’ufficio prevenzione generale della questura di Lecce, nel corso di un controllo del territorio. Si trovava in compagnia di altri giovani. Riconosciutolo, l’hanno ammanetto e fatto salire nella pattuglia. Nei suoi confronti, infatti, pendeva un ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso dalla Procura generale presso la Corte d’appello di Lecce, risalente al 16 gennaio scorso. In questi mesi, però, era riuscito a non farsi trovare. Ora è stato condotto nella casa circondariale di Lecce. 

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