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Cronaca

Storie tristi su una panchina, finti addetti e beneficenza: truffe in aumento

Tre casi in un giorno. Vittime abbindolate in Villa o in casa. C'è chi si è ritrovato persino con bollettini da pagare

LECCE – Ci sono le truffe old style e quelle new style. Le vittime, però, non cambiano mai: invariabilmente persone anziane. Ben tre i casi denunciati solo ieri presso la questura di Lecce da altrettanti cittadini di una certa età. Tutte truffe con modalità differenti, ma una veramente inusuale, almeno per il capoluogo salentino. E’ quella che ha coinvolto un 79enne.

Qualche tempo addietro, una donna s’è presentata in casa sua, spacciandosi come rappresentante di un’associazione umanitaria per i diritti degli stranieri arrivati in Italia per fuggire da fame, guerra, miseria e Dio solo sa cos’altro. Ha catturato l'attenzione dell'anziano facendo anche una telefonata e mettendolo in contatto con qualcuno che s’è finto avvocato, il quale l'ha rassicurato: non c’è trucco, non c’è inganno, firmi pure.

In buona sostanza, tempestandolo con un fiume di parole, la donna gli ha fatto firmare un foglio, stando a quanto ricorda il 79enne, affinché una donna marocchina ottenesse un permesso di soggiorno. Sta di fatto che, qualche tempo dopo, nella cassetta della posta sono iniziati ad arrivare bollettini per il versamento di contributi riguardanti l’assunzione di un'extracomunitaria. L’anziano non ha pagato, ovviamente, e ricollegando i fatti, ha capito di essere finito in un tranello, rivolgendosi alla polizia.

Molto meno articolata, ma sicuramente efficace nell’effetto finale (per le due ladruncole, sia chiaro), è stata un’altra vicenda che ha permesso a un paio di donne straniere, presentatesi come moldave, di entrare in un appartamento e sgraffignare di tutto, da soldi, a cellulari fino a qualche gioiello, approfittando della bontà d’animo di un anziano e, probabilmente, anche  della sua solitudine.

Notatolo da solo su una panchina della Villa comunale, ieri pomeriggio, si sono messe a parlare con lui, raccontandogli una storia di miseria e ristrettezze economiche. Alla fine, l’uomo ha deciso di ospitarle in casa per una cena, ma, a un certo punto, addormentatosi, le due sono passate all'azione. E, oltre a scroccare cibo, hanno preso anche quanto ritenuto di valore, volatilizzandosi.

Più nella “norma”, infine, la truffa ai danni di un 87enne, che peraltro abita proprio vicino alla questura, il quale è stato raggirato da un uomo presentatosi come addetto della previdenza sociale. Questi, nonostante una storia strampalata e inverosimile, è riuscito a convincere l’anziano a farsi aprire la porta.

Alto 1 metro e 80, elegante, capelli corti, il soggetto a un certo punto ha estratto un metro, spiegando che, facendo alcune misurazioni, gli avrebbe potuto far ottenere qualche incentivo. Così, ha iniziato la sua pantomima girando per le varie camere, chiedendo nel frattempo di mostrare una serie di documenti, a partire da quelli riguardanti la pensione.

L’anziano ha spalancato l’armadio in camera da letto, per cercare alcune carte, recandosi poi in un’altra stanza per prenderne altre ancora. E solo quando il finto impiegato se n’è andato, la vittima è stata colta da un atroce sospetto. Ha riaperto l’armadio e ha scoperto quello che temeva: sparita una busta con mille e 500 euro. Erano il residuo della pensione sua e della moglie. E anche a quest’ultimo malcapitato, non è toccato altro da fare che presentarsi dalla polizia.

Come sempre, una raccomandazione ai figli: studiare dagli articoli di giornale trucchi e spiegarli ai propri anziani genitori. Soprattutto, ricordare loro di non aprire mai la porta a estranei che si presentano con le scuse più varie e sotto mentite spoglie di impiegati, addetti, legali e via dicendo. La cosa più opportuna è chiamare sempre le forze dell’ordine, al 112 dei carabinieri o al 113 della polizia. Meglio apparire sgarbati sbattendo la porta in faccia a qualcuno che ritrovarsi alleggeriti di denaro e gioielli. 

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