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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Otranto

Legambiente: "Su gasdotto destra e sinistra d'accordo"

Otranto: i responsabili degli ambientalisti locali tornano sulla questione. "C'è stato un primo incontro chiarificatore con Edison". E ricordano: "Già nel 2005 tutti erano a conoscenza della cosa"

"Rassicurante": questa è stata la parola circolata sulla stampa locale in merito all'incontro che Edison ha avuto con il Comune di Otranto, per fornire le delucidazioni tecniche sul progetto del gasdotto. Ma cosa pensano davvero le associazioni ambientaliste in merito? Giorgio e Fernando Miggiano, responsabili del circolo otrantino di Legambiente, sezione "G. Morieri", hanno voluto dare un proprio parere circa la questione. E tracciano subito il punto della situazione: "C'è stato nei giorni scorsi quest'incontro chiarificatore con Edison, ma adesso bisogna attendere un nuovo incontro con gli amministratori, aperto anche alla cittadinanza, per capire in maniera definitiva il progetto". Sicuramente la questione dell'impatto ambientale dell'opera sembra ad oggi, il problema più scottante: i tecnici garantiscono che l'impatto ambientale sia nullo.

E Legambiente? "L'impatto è ridotto ai minimi termini, - dichiarano- visto che il condotto verrà poggiato sulla sabbia, quindi con tecniche non invasive; nel tratto di costa rocciosa interessato dalla posidonia, non ci sarà più alcuna trivellazione della roccia, che sarà, invece forata, introducendo all'interno il condotto. Questa operazione, tra l'altro, richiede per Edison una spesa tre volte superiore a quella inizialmente prevista. Il che è anche segno di un'attenzione non da tutti". Eppure anche i progetti apparentemente perfetti computano il rischio di qualche guasto: in molti si chiedono se si verificasse qualche problema alla condotta, come si potrebbe rilevarlo.

"Periodicamente all'interno del condotto, - argomentano i due- sarà introdotto un piccolo robot, collegato ad un computer, che dall'innesto fino all'uscita di Otranto, farà tutto il percorso e percepirà in tempo reale ogni anomalia interna al condotto, che verrà subito trasferita al sistema. Per il tracciato a terra, occorre dire che è a trincea, e segue la linea della strada. La cabina di misura e di depressurizzazione sarà di circa 45 metri quadrati; il condotto arriverà a Maglie e lì partirà la rete di distribuzione. Sul tratto di terra, il gas non dovrebbe fuoriuscire, ma anche se così non fosse, si ricompatterebbe subito, ridistribuendosi sul terreno".

I due responsabili da quanto affermano, sembrano sostanzialmente esprimere parere favorevole sul progetto. Ma arriva un appunto: "La storia necessita un riepilogo- asseriscono gli ambientalisti - Questo progetto è stato già presentato nel 2005 a tutti i vertici, e le amministrazioni competenti hanno convenuto insieme alla Regione Puglia e al Comune di Otranto, che l'approdo del gasdotto fosse Otranto. Edison ha presentato un suo progetto e questa operazione ha permesso l'accordo intergovernativo tra Italia e Grecia, nel novembre 2005, e tra Italia, Turchia e Grecia nel luglio 2006. Edison è ad Otranto, per presentare il progetto ai cittadini, alla presenza delle amministrazioni locali e non solo; in quella sede, c'erano l'assessore regionale all'Ambiente, Michele Losappio, ed il vicepresidente, Sandro Frisullo, insieme ad una folta rappresentanza politica di destra e di sinistra: tutti erano pienamente a conoscenza della situazione".

Continuano la cronaca della vicenda: "Noi, come circolo di Legambiente, quando siamo venuti a saperlo, abbiamo chiesto a Legambiente nazionale la possibilità di avere un incontro con Edison, per capire meglio la situazione e per portare all'attenzione degli otrantini il fatto che da qui dovesse passare il metanodotto. E, infatti, a maggio 2006, abbiamo realizzato noi quell'incontro pubblico, dove è intervenuto il dottor Francesco Ferrante, dirigente generale di Legambiente nazionale. Avendo noi chiesto precise garanzie principalmente sulla posidonia, siamo rimasti d'accordo con Edison che ci avrebbero illustrato le loro intenzioni a riguardo: hanno promesso che sarebbero tornati, una volta sistemate tutte le autorizzazioni amministrative. Nel frattempo, si sono adoperati per realizzare un'indagine sulla posidonia: hanno scoperto che ne abbiamo una buona fascia, migliore di quanto addirittura pensavamo noi stessi, sia sui fondali sabbiosi che su quelli rocciosi, e che il tutto ricade in un'area sic, quindi già tutelata dalle norme regionali e comunitarie e, pertanto, si sono ripresentati, decidendo di intervenire in maniera diversa dal progetto iniziale, proprio per la presenza della poseidonia".

Emerge palese l'idea che la tutela su Posidonia sia il massimo che si potesse cavare dalla vicenda. "È evidente - proseguono- che questo è uno dei progetti, che rientra nei piani prioritari di energia nazionale, visto che la struttura porterà il 10 per cento del gas metano a livello nazionale. Talvolta occorre mettere insieme le due cose: la salvaguardia dell'ambiente e l'interesse nazionale. Noi abbiamo fatto del nostro meglio per tutelare l'ambiente, ottenendo almeno il rispetto di Posidonia".

In sostanza, tra le righe è come dire che quando ci sono queste grandi strutture, occorre sempre trovare una sorta di compromesso. "Diciamo di sì. Per questo non siamo d'accordo adesso con l'idea di un referendum cittadino (il gruppo di opposizione ha annunciato in più occasioni di voler realizzare un referendum consultivo tematico e si starebbe impegnando a raccogliere firme tra i sostenitori per questo obiettivo, ndr), quando la maggioranza e la minoranza di allora erano già a conoscenza due anni fa di Poseidon ed entrambi gli schieramenti, seppur oggi si siano spaccati e rimpastati trasversalmente, erano comunque d'accordo. Non ha più senso, anzi è un controsenso promuovere l'operazione nel 2006 come un'importante occasione per la città e poi di lì a poco screditarla. Anche dal punto di vista legale, si va incontro ad un bluff, visto che se l'espressione popolare fosse contraria, l'Edison potrebbe ricorrere in sede giudiziaria, avvalendosi di un iter procedurale già piuttosto avanti. Quando c'era la possibilità di portare il gasdotto a Melendugno, altro possibile sbocco della condotta, allora era necessario che la politica agisse in tal senso".

Si è salvato il salvabile, insomma, ma tutta la soddisfazione che molti hanno espresso su carta stampata, sui volti dei due responsabili di Legambiente sembra non esserci. Precisano: "Siamo soddisfatti che le nostre osservazioni siano state recepite da Edison, che si è dimostrata sensibile, attraverso l'uso di tecniche avanzate non invasive. È evidente, d'altro canto, che il metano non possa per noi considerarsi un'energia pulita: semmai è quella che in questo momento inquina meno. Ma parlare di energia pulita è esagerato. Dovremmo piuttosto dire che ci sono esigenze nazionali ed una trasversalità della politica, che in queste situazioni, lasciano poco spazio ad ogni discussione". Viene naturale chiedere cosa debba fare la politica per l'ambiente.

"La politica locale dovrebbe garantire l'incanalamento di altre fonti di energia pulita, come il solare, il fotovoltaico, l'eolico; dovrebbe favorire tutta una serie d'interventi, tesi a garantire la seria intenzione di far risparmio energetico. Non è comunque il metano che garantirà un futuro energetico: servono altre priorità. È chiaro che noi, nel Salento, non avremmo avuto bisogno del metanodotto. Il Sud e il Salento in particolare hanno tutti i presupposti, per essere centrali di energie pulite, visto il sole che abbiamo tutto l'anno. Inoltre ci sono aziende che hanno fatto la scelta del foto voltaico e dell'eolico, ma sono per ora solo piccoli segni. Sostenere queste scelte sarebbe opportuno".

Negli ultimi tempi circola da qualche fonte imprecisata la possibilità che, mentre ancora si discute di questo gasdotto, ce ne sia già un altro in cantiere (tra Otranto e Melendugno). Anche su questo i due ambientalisti hanno le idee chiare: "Siamo preoccupati da queste voci, ma francamente speriamo che finisca tutto qui! Il secondo gasdotto, che si dice sia dell'Eni, è un progetto in fieri, che non sappiamo se verrà davvero realizzato e se sboccherà ad Otranto. Dovrebbe partire dalla Russia, attraversare il Mar Caspio, ad una profondità di circa 5000 metri. Ma la difficoltà anche solo di depositare il cavo, crea problemi al progetto, che tra l'altro avrebbe una condotta, capace di contenere tre volte di più la capienza del gasdotto della Edison. Ma per ora sono solo teorie e di concreto c'è poco. Per ora gli esperti, dicono che non si farà e ce lo auguriamo anche noi".

Mauro Bortone

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