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Cronaca

Pandemia degli ulivi, stop da Legambiente: "Demagogia peggiore del batterio"

L'associazione ambientalista sollecita il ministero delle Politiche Agricole e le altre regioni a misure di prevenzione immediate per arginare i rischi di diffusione della Xylella. Sugli interventi nella zona infetta precisa: eradicazioni chirurgiche, trattamenti ecocompatibili

LECCE – Legambiente interviene sulla questione Xylella fastidiosa assumendo un punto di vista critico rispetto al dibattito in corso e non pregiudizialmente contrario alle indicazioni del piano operativo del commissario all’emergenza Giuseppe Silletti: eradicazioni chirurgiche e sulla scorta di analisi di laboratorio, trattamenti fitosanitari solo se necessari e comunque con prodotti ecocompatibili e, prima di tutto, esecuzione puntuale e diffusa delle buone pratiche agronomiche come prima arma per la prevenzione e per il controllo dei vettori. 

L’associazione ambientalista, che già nel luglio del 2013 suscitò una certa sorpresa con l’apertura al progetto di gasdotto Tap, rimarca la gravità dell’epidemia in atto e chiede al ministero delle Politiche Agricole e a tutte le regioni a vocazione olivicola di adottare misure urgenti per prevenire il rischio di estensione del Complesso del disseccamento rapido dell’ulivo, causato soprattutto – Legambiente richiama sul punto le ricerche già effettuate – dall’azione del batterio da quarantena.

“Bloccare l’espansione di questa pandemia che sta distruggendo gli olivi del Salento è una priorità assoluta che non riguarda solo la Puglia, ma il territorio e l’economia nazionale e anche l’area Mediterranea”, commentano Vittorio Cogliati Dezza e Francesco Tarantini, presidente nazionale il primo, regionale il secondo di Legambiente. “La sua ulteriore diffusione, che potrebbe anche compromettere il territorio barese, con una superficie a uliveto maggiore di quella delle altre province – proseguono i due - rappresenterebbe un danno incalcolabile non solo per l’olivicoltura pugliese e italiana, ma anche per la biodiversità, per il paesaggio e per l’attività turistica di vasti territori”.

Legambiente cerca quindi, inquadrata la situazione nella sua realtà e nei possibili sviluppi, di mettere dei paletti rispetto all'ampia discussione aperta oramai da mesi: "In una situazione così critica, le reazioni emotive o ideologiche, senza adeguate basi scientifiche di conoscenza, rischiano solo di favorire confusione e paralisi degli interventi. L’improvvisazione e la demagogia sul batterio killer sono, per certi versi, peggio dello stesso batterio". L'associazione cerca, d'altra parte, di delimitare un perimetro anche attorno alle iniziative da mettere in campo. Che non possono essere certo quelle prescritte dalla Commissione Europea “basate su vasti interventi di abbattimento degli ulivi e su massicci interventi fitosanitari” perché “comportano il rischio di desertificare o di deprivare fortemente zone di grande bellezza, senza peraltro fornire garanzie di pieno successo nella lotta ai patogeni presenti nel Salento”. Allo scopo di minimizzare l’impatto ambientale è stato istituito un gruppo di lavoro nazionale.

Per l’associazione presieduta da Cogliati Dezza sono prioritarie anche altre direttrici di intervento: una campagna di informazione per scongiurare il trasferimento dei vettori – piccoli insetti come le cicaline - attraverso mezzi indiretti (automobili, abiti, altre piante), il ricorso alle pratiche biologiche per rigenerare i terreni e potenziare la capacità di difesa. “La Xylella – concludono i vertici di Legambiente – sta depauperando un patrimonio identitario, affettivo, paesaggistico ed economico inestimabile. A tal proposito chiediamo al ministero delle Politiche Agricole di stanziare adeguate risorse economiche per la prevenzione, ricerca e sperimentazione sulle misure di contrasto del Complesso del disseccamento rapido dell’olivo, oltre che sostenere e supportare il comparto agricolo, a partire dall’abbattimento dell’Imu sui fondi agricoli”.

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