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Cronaca Leverano

Furti di armi nella caserma dei forestali, l'inchiesta si allarga: due nuovi arresti eccellenti

Salvatore Conte, di Leverano, è stato accusati di aver partecipato materialmente al colpo che a novembre portò già a tre arresti. Antonio Cosimo Drazza, di Copertino, di aver nascosto uno dei mitragliatori M12, mai rinvenuti, in un suo terreno dove già in passato furono trovate armi

LECCE – Ancora una volta i carabinieri del Nucleo investigativo e del Reparto operativo di Lecce sono andati a pescare fra Leverano e Copertino. Salvatore Conte, leveranese, pregiudicato di recente uscito dal carcere dopo aver scontato una lunga condanna, e Antonio Cosimo Drazza, di Copertino, sono i nuovi nomi nell’ambito di una delle inchieste più scottanti degli ultimi anni.

Il cerchio però non è chiuso. Non del tutto. Mancano all’appello ancora loro, le grandi protagoniste involontarie di uno dei furti più clamorosi della storia salentina: le mitragliatrici Beretta M12 in dotazione alla forestale. E con esse, si può desumere, anche i nomi di altri soggetti implicati in quella che si può definire una vera e propria filiera, con livelli di complicità diversi, fino ai più alti gradi, i destinatari. Di sicuro criminali di elevato profilo. E quasi certamente non salentini.

Un furto rimasto alla storia

Quelle armi furono rubate nella notte fra il 13 e il 14 luglio scorso dal posto fisso di San Cataldo, marina a 11 chilometri dal capoluogo, insieme con quattro serbatoi, duecento cartucce calibro 9x19, un giubbetto e un casco antiproiettile e una placca di riconoscimento per agenti di polizia giudiziaria.

Le armi e il resto erano custoditi in un armadietto blindato, ma all’interno di una piccola caserma di un’area isolata, senza antifurto, videocamere e vigilanza notturna. Un’occasione ghiotta per i banditi, che usarono una fiamma ossidrica. Aperto l’armadio, il più fu fatto. Peccato per loro che i movimenti sospetti fossero stati annotati fin dalla sera precedente da un carabiniere in vacanza. E proprio da lì nacque l’indagine che portò ai primi fermi, verso la fine del novembre scorso. Ma la storia non sembrò per niente essersi chiusa lì. Anzi, quei fermi apparvero solo il tassello iniziale.  

Ora l’intera vicenda assume contorni più definiti. Quelli di Conte e Drazza sono nomi di spicco, per i loro trascorsi recenti e passati. Figure di spessore più alto, rispetto ai primi tre indagati. Forse, nella scala gerarchica, gli anelli intermedi. I loro volti vanno dunque ad aggiungersi a quelli di Ermanno Bianco, 41enne nato a Nardò ma residente a Porto Cesareo, Angelo Buccarella, 44enne originario di Galatina ma domiciliato a Nardò e Antonio Boris Arcati 34enne di Leverano.

Quest’ultimo, che proprio di recente ha lasciato Borgo San Nicola per essere destinato ai domiciliari, era stato il primo a essere indagato. Le ulteriori novità, nello stralcio odierno, non riguardano però lui e nemmeno Bianco, che, da impiegato civile della forestale (era all’epoca il guardiano dell’Isola dei Conigli, a Porto Cesareo), avrebbe svolto la funzione di basista, quanto Buccarella.

A quest’ultimo, infatti, è stata notificata una nuova ordinanza di custodia cautelare con l’imputazione di cessione di armi da guerra e munizioni. In sostanza, gli arresti effettivi sono tre, anche se il suo nome non è inedito in questa vicenda. Di certo, la sua posizione si aggrava proprio perché armi e proiettili sarebbero passati dalle sue mani a quelle di Drazza.

Dal furto al proseguimento delle indagini

CONTE  SALVATORE-3Per capire come si sia arrivati a Drazza e Conte, occorre fare un passo indietro e tornare a quei giorni. Quando investigatori e specialisti della scientifica fecero la prima ispezione, documentarono come gli autori del furto fossero penetrati al piano terra dopo aver divelto tre sbarre dell’inferriata di una finestra. Poi, abbattuta la porta blindata che consente l’accesso all’armeria, utilizzando la fiamma ossidrica, praticarono due aperture di forma rettangolare sull’anta sinistra dell’armadio blindato.

Le indagini svolte attraverso attività tecniche, perquisizioni e sequestri, oltre ad accertamenti di natura scientifica sulle tracce acquisite, consentirono di acquisire ben presto elementi a carico di Bianco, Buccarella e Arcati, il primo in qualità di informatore, gli altri due di autori materiali del colpo.

DRAZZA ANTONIO COSIMO-3I carabinieri hanno però approfondito nei cinque mesi successivi altri aspetti, secondo cui era plausibile il coinvolgimento di almeno un altro uomo nel furto. Non solo. C’era anche la probabile disponibilità materiale delle due pistole mitragliatrici ancora in capo agli indagati. Di fatto, per i carabinieri le armi si sarebbero trovate per lungo tempo ancora nel Salento, sebbene forse destinate ad altri “mercati”.

Si è arrivati così in primis a Conte, che avrebbe partecipato materialmente sia alla pianificazione, sia all’attuazione dell’assalto alla caserma. Secondo gli investigatori, una volta consumato il colpo, tra gli autori sarebbe intervenuta la spartizione della refurtiva. Un mitra sarebbe stato trattenuto da Conte e Arcati, l’altro da Buccarella e Bianco.

Da qui è discesa poi la figura di Drazza. Buccarella in particolare, avrebbe intrattenuto rapporti di conoscenza con lui, fino a passargli l’altra arma. Il pm Massimiliano Carducci, concordando con gli esiti delle indagini, ha dunque richiesto e ottenuto dal gip Vincenzo Brancato tre distinti ordini restrittivi. Salvatore Conte era l’unico ancora in libertà. E’ stato arrestato ieri pomeriggio a Leverano e risponde di furto aggravato in concorso.

BUCCARELLA ANGELO-2Angelo Buccarella è stato raggiunto in carcere, dov’è ancora detenuto per quel furto e dove dovrà restarvi con la nuova imputazione di cessione di armi da guerra e del relativo munizionamento. E in carcere è stato raggiunto anche Antonio Cosimo Drazza, 34enne, che invece è accusato di detenzione di armi da guerra e del relativo munizionamento.

Lo scottante viaggio in Calabria di Drazza

La figura di Drazza è di notevole rilievo, per le implicazioni successive, le diramazioni che potrebbero assumere le indagini. In cella vi era finito alla fine del gennaio scorso. Fu bloccato in Calabria con Paolo Panzanaro, 41enne di Veglie. La squadra mobile li fermò in provincia di Cosenza con 2 chilogrammi di cocaina.

Ma le grandi sorprese arrivarono durante un sopralluogo successivo nelle campagne lungo la Sant’Isidoro-Copertino, in località “Scianne”, dove Drazza possiede un terreno. Qui, la polizia trovò nascoste un numero considerevole di armi e munizioni, oltre ad altra droga. Fu un ritrovamento sorprendente. Sempre qui, i carabinieri ne sono oggi convinti più che mai, è passato anche il mitragliatore Beretta M12 della forestale che il 34enne avrebbe ricevuto da Buccarella. 

Già, ma, atteso che non era nel computo delle decine di armi ritrovate quel giorno dalla polizia, dove potrebbe essere finito? Quel viaggio in terra calabrese, forse, è qualcosa in più che un semplice spunto da cui partire.

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