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Cronaca Lizzanello / Via Alcide De Gasperi

Cocaina per 40mila euro nella casa sopra il pub: in manette i gestori, padre e figlio

Roberto e Marco Macchia, gestori del pub "Paradise", sono finiti ieri in manette. Avrebbero nascosto un borsone in un immobile in costruzione. Il proprietario è risultato estraneo. Avevano ottenuto la copia della chiave con un pretesto. La droga, tagliata, avrebbe potuto fruttare fino ad 80mila euro

LIZZANELLO – Avrebbero allestito una sorta di quartier generale dello smercio di cocaina all’interno di Lizzanello. Padre e figlio, Roberto e Marco Macchia, entrambi gestori del noto pub “Paradise”, sono finiti ieri in manette. I carabinieri della stazione locale e dell’aliquota operativa della compagnia di Lecce hanno contestato loro il possesso ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti per un valore di circa 40mila euro. E si tratta di cocaina purissima che, tagliata, avrebbe potuto fruttare anche fino al doppio, per un migliaio di dosi.

Come i militari siano arrivati in casa di padre e figlio, è presto detto. Un’indagine avviata da tempo li ha condotto dapprima all’interno di un’abitazione in ristrutturazione. L’appartamento si affaccia su piazza San Lorenzo, proprio sopra il pub. Lì c’era una borsa. Dentro, vari pezzi di cocaina, alcuni già confezionati in sacchetti di plastica e poi messi sottovuoto, altri inseriti solo in brandelli di sacchetti di cellophane e sigillati con nastro adesivo nero. Con la droga c’era anche un sacchetto contenente mannite, sostanza che viene spesso impiegata per il taglio.

E’ stato subito ascoltato il proprietario dell’immobile, che, dopo accertamenti, è risultato del tutto estraneo al possesso della cocaina. Piuttosto, dopo una minuziosa ricostruzione, è emerso che l’uomo, circa un anno addietro, aveva consegnato a Roberto Macchia le chiavi del portoncino dal quale si accede all’appartamento. Questi, infatti, gli aveva rappresentato la necessità di far installare sulla sommità della palazzina l’antenna per la visione della tv nel suo locale. I lavori furono eseguiti in un paio di giorni, dopodiché Macchia rese indietro le chiavi. Tutto in ordine, almeno in apparenza.

MACCHIA ROBERTO-2I carabinieri hanno però voluto vederci più chiaro, partendo dal presupposto che Roberto Macchia fosse già noto precedenti fatti riguardanti gli stupefacenti. Ottenuta l’autorizzazione del pubblico ministero di turno, Donatina Buffelli, hanno quindi fatto un blitz sia in casa dell’uomo, sia del figlio Marco, anch’egli già noto.

In casa del padre i militari hanno quindi rinvenuto una serie di sacchetti di cellophane con la medesima stampa presente su quelli utilizzati per confezionare la cocaina, un bilancino di precisione e un rotolo di nastro isolante nero che recava ancora sull’estremità un brandello di sacchetto di cellophane strappato.

MACCHIA MARCO-2In quella del figlio, invece – nonostante i tentativi di nasconderla -, è spuntata una copia delle chiavi del portoncino dell’appartamento che sorge sopra il pub. Sarebbe stata realizzata senza alcuna autorizzazione da parte del proprietario, nel periodo in cui il padre di Marco Macchia era venuto in possesso dell’originale. Ed ecco che i nodi sono tornati al pettine. Per entrambi sono quindi scattate le manette. Si trovano reclusi nella casa circondariale di Lecce.

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