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Cronaca

"Maciste2", in Cassazione una condanna annullata e una confermata

Nuova pagina del lungo romanzo criminale di Gianni De Tommasi, nome storico della Scu e “capo bastone” di Campi Salentina

LECCE – Due delitti che riaffiorano dagli abissi del tempo, capitoli di un romanzo criminale che ha insanguinato le strade del Salento. Quelli di Donato Erpete, assassinato a San Cesario l’11 dicembre del lontano 1989, e quello di Valerio Colazzo, avvenuto a Campi Salentina il 3 settembre del 1989, sono due omicidi che a distanza di oltre un quarto di secolo non hanno ancora visto la parola fine negli uffici giudiziari. Entrambi rientrano nella cosiddetta operazione “Maciste 2”, coordinata dal sostituto procuratore della Dda di Lecce Guglielmo Cataldi, e incentrata sui principali capi storici della frangia leccese della Sacra Corona Unita e su gli omicidi scaturiti nella lotta per l’egemonia criminale nella faida tra i clan di Lecce-Campi e Surbo. Si tratta della prima fase dell’epopea della Scu salentina, quella dell’affermazione sul territorio con l’eliminazione dei rivali. Negli anni successivi i clan avrebbero iniziato una lotta sanguinosa per il controllo della provincia e dei traffici illeciti, lastricando di sangue e di morte le strade del Salento. Sullo sfondo la lotta per il traffico degli stupefacenti, vendette, spaccature all'interno delle organizzazioni e il passaggio a quelle “nemiche”.

Per l’omicidio Colazzo i giudici della Corte di Cassazione hanno annullato la condanna all’ergastolo inflitta dalla Corte d’assise d’appello per Gianni De Tommasi, 56 anni, nome storico della Scu e “capo bastone” di Campi Salentina, assistito dagli avvocati Ladislao Massari e Antonio Savoia. Un nuovo processo d’appello dovrà quindi essere celebrato senza tener conto delle dichiarazioni di Cosimo Cirfeta, collaboratore di giustizia morto suicida nel 2006. Nell’agguato rimase ferita anche la fidanzata della vittima, Cristina Fema, che si trovava in auto con Colazzo. Per quel tentato omicidio, però, è stata già dichiarata la prescrizione. In appello è già stato assolto Ciro Bruno, 55ene di Grottaglie, assistito dagli avvocati Vito Epifani e Cosimo Lodesterto.

Per l’omicidio Erpete, invece, i giudici della Suprema Corte hanno confermato la condanna all’ergastolo.

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