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Cronaca

Massacro di Porto Cesareo, nel processo d'appello accusa chiede ergastolo

Vincenzo Tarantino, già condannato al carcere a vita, è accusato del duplice omicidio dei coniugi Luigi e Antonella Ferrari

LECCE – Fine pena mai. E’ questa la richiesta della pubblica accusa nel processo d’appello a Vincenzo Tarantino, 51enne di Manduria, il presunto autore di uno dei delitti più efferati della storia del Salento: il duplice omicidio di Luigi Ferrari, 54 anni, e di sua moglie, la 55enne Antonella Parente, i coniugi massacrati nella loro abitazione di Porto Cesareo alle prime luci dell’alba del 24 giugno del 2014. In primo grado il gup Michele Toriello, lo ha condannato all’ergastolo al termine del giudizio abbreviato e a risarcire ognuna delle parti civili con 100mila euro. I familiari delle vittime si sono costituiti parte civile con gli avvocati Francesco Spagnolo, Giuseppe, Michele e Giulia Bonsegna, Vincenza Raganato e Gianluca Coluccia. Nella prossima udienza discuterà la difesa dell’imputato, poi ci sarà la sentenza.

Una “fredda determinazione nel portare comunque a compimento il crimine, dopo l’uccisione dei due scomodi testimoni, divellendo la cassaforte, portandola via con sé, nascondendola in un luogo ove solo lui avrebbe potuto ritrovarla”, così ha decritto l’imputato il gup nelle motivazioni della sentenza.

TARANTINO Vincenzo_1-7L’accusa aveva sottolineato l’assoluta mancanza di resipiscenza dell’imputato, che non ha mai dimostrato alcun pentimento o rimorso. Inoltre, la versione fornita nell’ultimo interrogatorio, con una ricostruzione puntuale e precise dei fatti e le accuse nei confronti di un’altra persona dimostrerebbe l’assoluta lucidità di Tarantino.

L'avvocato Giada Trevisi aveva chiesto per il suo assistito il giudizio con rito abbreviato condizionato alla consulenza psichiatrica, poi affidata dal gup a Domenico Suma. Lo psichiatra forense ha stabilito che il 51enne era capace di intendere e volere al momento del massacro, compiuto con lucida e spietata brutalità, ricordandoci, come ha scritto Eschilo, che il male esiste e spesso siede alla nostra stessa tavola. Diametralmente opposti i risultati della consulenza redatta per conto della difesa dallo psichiatra Pompilio Palmariggi e dalla psicologa Emanuela Settimo, già depositata agli atti.

Fu un vero massacro quello compiuto in via Vespucci, una strada periferica di Porto Cesareo, nell’abitazione dei coniugi Ferrari. Ben trenta, infatti, i colpi inflitti con un piede di porco, secondo quanto stabilito dall’autopsia eseguita dal medico legale Roberto Vaglio e dai carabinieri del Ris, a Luigi Ferrari.

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