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Cronaca

Maxi-confisca di beni al "re delle slot-machine": aveva quote anche a Lecce

Il Tribunale di Caltanissetta ha ordinato la confisca di beni per 45 milioni di euro ai danni del catanese Antonio Padovani, imprenditore invischiato da diverso tempo in più inchieste per mafia. Proprietà, società e quote in tutta Italia, in un caso anche nel capoluogo salentino

CALTANISSETTA – Da Nord a Sud, a lui erano riconducibili intere proprietà o importanti partecipazioni ovunque. Ed ecco che lambisce in queste ore anche Lecce, seppur in maniera marginale, l’operazione su vasta scala che verte intorno alla figura di Antonio Padovani, 62enne di Catania, conosciuto in Sicilia come il “re delle slot-machine”.

Il Tribunale di Caltanissetta, infatti, ha ordinato la confisca di beni per un valore da capogiro, ben 45 milioni di euro, ai danni di un imprenditore invischiato da diverso tempo in più inchieste per mafia. Il dispositivo è stato eseguito dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Caltanissetta, appartenenti al Gico, in collaborazione con lo Scico di Roma.

Dall’alba di oggi, dunque, è scattata la confisca per sedici società con sedi a Catania e provincia, ma anche nella Capitale, a Modena, a Massa, a Messin e a Napoli. A queste si devono aggiungere relativi compendi aziendali, quote societarie, depositi bancari e rapporti finanziari in essere presso istituti di credito di Milano, Roma, Biella, Padova, Siena, Palermo, Ragusa e – appunto - Lecce. Nella fattispecie, sono state confiscate dunque anche quote societarie che Padovani aveva all’interno di una società con sede nel capoluogo salentino.  

padovani-2-2Dei beni, e questa volta in provincia di Catania, fanno parte anche una villa con piscina, otto autoveicoli, due fabbricati e un’imbarcazione. Padovani è un imprenditore attivo nel noleggio di slot-machine, nella gestione delle sale da gioco, nell’affidamento delle lotterie e nella raccolta delle scommesse, anche a distanza. Un settore sul quale organizzazione mafiose ben ramificate hanno posto gli occhi ormai da tempo.  

Nel 2009 l’imprenditore fu coinvolto nell’operazione “Atlantide-Mercurio” che decimò il clan gelese di Piddu Madonia e per cui proprio Padovani è stato di recente condannato a quattro anni in primo grado. Il nome del 62enne appare anche in un’altra operazione “Hermes”, della Dda di Napoli, per cui gli inquirenti avrebbero accertato una sua stretta correlazione con Renato Grasso, imprenditore nello stesso settore e vicino ai clan camorristici dei “casalesi”.

Nel caso riguardante le confische odierne, l’inchiesta è nata nel 2010. I finanzieri hanno ricostruito una fitta rete di parentele e l’intero patrimonio, con una netta sperequazione fra redditi dichiarati e quanto posseduto.           

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