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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Non fu pagata loro la formazione post laurea: 10 medici vincono class action

Il Tribunale di Roma ha riconosciuto il diritto al compenso ai professionisti leccesi. Lo Stato dovrà versare circa 50mila euro a testa, per il periodo della scuola di specializzazione

LECCE - Molti di loro, oramai, sono divenuti primari in diversi reparti degli ospedali italiani. Hanno tra i 45 e i 55 anni e soltanto oggi si sono visti riconoscere un diritto. Quello al rimborso dei redditi per la scuola di specializzazione post-laurea in Medicina. Il Tribunale civile di Roma ha, infatti, accolto la domanda di dieci medici, tutti di Lecce, dopo una lunga battaglia sindacale e giudiziaria avviata già nel 2001. Il rimborso non c’è ancora, ma la causa è vinta. A ognuno di loro spetterà una somma di circa 40 o 50mila euro ciascuno, che fa riferimento ai redditi di cui sono stati privati in passato più gli interessi di tutti questi anni.

Dopo la class action che ha preso forma nel 2004, il giudice ha riconosciuto loro il diritto alla percezione di una “adeguata remunerazione” per la formazione successiva al percorso fino alla laurea dei professionisti: i mmedici leccesi coinvolti nella vicenda sono oggi specializzati odontoiatri, pneumologi, internisti e psichiatri. Tutto è cominciato con una vertenza intrapresa dall’avvocato Cosimo Rochira, legale del gruppo, oggi giudice di Pace di Lecce, e dalla collega Anna Rita Lochi. I due difensori hanno fatto valere la direttiva comunitaria numero 76, del 1982, che riconosce agli specializzandi un riconoscimento economico  per il periodo di specializzazione svolto. Quest’ultimo, come è noto, varia in base alla disciplina e dura almeno un paio di anni.

Sebbene il termine entro il quale la norma europea avrebbe dovuto essere attuata fosse stato esplicitamente fissato già nelle direttive del 1982, nell’ordinamento italiano è stata recepita soltanto a distanza di un decennio. E, peraltro, su impulso della Corte di Giustizia comunitaria, che ha emesso una sentenza il 7 luglio del 1987. Alla quale è poi seguito, soltanto nel 1991, il decreto legislativo che riconosce l’inadempimento riconducibile al legislatore nazionale, obbligando lo Stato a risarcire i danni causati ai dieci professionisti dalle violazioni del diritto comunitario.

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