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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Pressioni sul collega per dirottare malati oncologici in clinica: medico nei guai

Un internista leccese, in servizio in una clinica di Brindisi, non potrà esercitare per nove mesila sua professione: avrebbe cercato di corrompere un collega

LECCE – Per i prossimi nove mesi non potrà esercitare la propria professione, perché accusato di un tentativo di corruzione: nei guai un medico salentino. La misura interdittiva è stata eseguita dai carabinieri del Nas di Taranto, il Nucleo antisofisticazione e sanità, nei confronti di un professionista in servizio presso una nota clinica di Brindisi: si tratta di L.M., internista 59enne. Le indagini sono state avviate nel mese di settembre del 2018, a seguito della denuncia presentata dal direttore generale della Asl brindisina.

Il presunto tentativo di corruzione, avanzato nei confronti di un collega, specializzato nella stessa branca e in servizio presso l’ospedale “Antonio Perrino” della città adriatica. I militari del Nas di Taranto, nell’ambito di indagini delegate e coordinate dalla Procura della Repubblica di Brindisi, hanno dunque eseguito nelle ultime ore l'ordinanza di applicazione della misura interdittiva del divieto di esercitare per nove mesi la professione di medico. Il provvedimento è stato emesso dal gip presso il Tribunale di Brindisi.

Stando al quadro investigativo sarebbe emerso come il professionista, nell’interesse della clinica privata, avrebbe istigato alla corruzione il collega chiedendogli di indirizzare pazienti ricoverati, affetti da neoplasie epatiche, verso la clinica privata dove esercita l’attività lavorativa, pur di effettuare trattamenti sanitari altamente remunerativi e incrementare le prestazioni di ricovero presso la clinica e, quindi, il suo ”budget”. Come ricompensa per la sua "disponibilità" il medico ospedaliero, che ha fortunatamente rifiutato di aderire alla procedura, avrebbe ricevuto denaro mediante il conferimento di una consulenza scientifica retribuita da parte della clinica.  È inoltre emerso che i trattamenti sanitari nella clinica privata, nei confroti di pazienti oncologici, non erano necessari in quanto potevano essere effettuati presso la Asl di Brindisi, attrezzata per questo tipo di servizio.


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