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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Melendugno

Rubano 3 chilometri di cavi in rame ma forano. E i solchi portano verso il covo

Due denunciati per ricettazione e favoreggiamento dai carabinieri di Meledugno e Lecce e un'indagine che promette altre sorprese. Il maxi-furto in un campo fotovoltaico di Borgagne, per un danno da 50mila euro. I militari hanno scovato l'oro rosso in una masseria nei dintorni di Torchiarolo, nel brindisino

BORGAGNE (Melendugno) – Sarà pur vero che le nuove tecnologie fanno miracoli, ma alle volte le vecchie indagini in perfetto stile Sherlock Holmes riescono ancora a ripagare l’orgoglio di investigatori che non si avvalgano di nastri di videosorveglianza, Gps e altre diavolerie moderne. E magari anche un pizzico di fortuna, come in questo caso, non guasta: i profondi solchi lasciati nel terreno da un furgone con ruota forata hanno condotto i carabinieri della stazione di Melendugno e del Nucleo operativo di Lecce dritti all’obiettivo, attraversando il confine della provincia leccese e giungendo fino a quella brindisina. Due le denunce spiccate, ma altre potrebbero arrivarne a breve.

L’antefatto è da ricercarsi in un furto di quelli che lasciano il segno: notte a cavallo fra 31 marzo e 1° aprile, un’agguerrita banda di predoni di “oro rosso” s’intrufola all’interno della recinzione che circonda un immenso campo fotovoltaico di Borgagne, frazione nelle campagne di Melendugno.

L’allarme scatterà almeno tre volte, quella notte, ma senza che la vigilanza riesca a trovare segni. Si nascondono bene, i ladri, ad ogni passaggio, e poi ritornano subito alla carica appena cessato il pericolo. Di scappare non ne hanno davvero voglia, perché il bottino è di quelli importanti. E così, ore e ore di lavoro, e alla fine riescono a sfilare la quasi incredibile cifra di 3 chilometri di cavi in rame, tagliandolo a pezzi. Danno complessivo patito dalla società (gruppo estero, con sede legale a Treviso), fra i 45mila e i 50mila euro.

Poi via, verso il covo. E qui entrano in scena i militari, dopo la scoperta del “colpo”: una serie di sopralluoghi estesi in tutta l’area, compreso il limitrofo demanio di Vernole, permettono di trovare un segno importante. Anzi, un lungo segno: solco lasciato nelle stradine sterrate, a partire da una fetta di territorio compresa fra Strudà ed Acaia e che conduce lontano. Molto lontano. Addiritura, verso una masseria nei pressi di Torchiarolo, appena valicato il confine del leccese.

E’ qui che i carabinieri scopriranno quanto avvenuto: poco dopo il furto, il furgone usato dai malviventi ha forato uno pneumatico. Non volendo certo desistere dall’obiettivo dopo un’intera nottata di lavoro, hanno proseguito oltre, fino a consumare letteralmente un cerchione. Raggiungendo la meta, certo. Ma così facendo, hanno lasciato tracce che, viste più e più volte nei punti in cui i tratturi di campagne si fanno sterrati e polverosi, hanno fatto intuire chiaramente la direzione di fuga.  

All’interno della masseria i carabinieri hanno scovato A.C., 37enne del posto. E la refurtiva, ovviamente. L’uomo ha spiegato confusamente ai carabinieri di aver preso in affitto quella tenuta da poco tempo e di non saperne nulla del rame. Ovviamente i militari non ne sono stati persuasi, ma, non avendo prove certe del suo coinvolgimento nel furto, hanno dovuto denunciarlo “solo” per favoreggiamento.

Tramite il furgoncino, poi, sono risaliti anche all’autista. Rintracciato, si tratta di P.D., 46enne brindisino, senza fissa dimora. L’uomo ha tentato di giustificarsi, dicendo di aver assunto accordi con individui non meglio specificati per trasportare quel carico, in cambio di un compenso in denaro. Anche in questo caso, non ci sono prove dirette che sia fra coloro che fattivamente hanno partecipato all’effrazione e per questo è stato deferito per ricettazione.

La refurtiva, che comunque era assicurata, è tornata ai legittimi proprietari. E le indagini proseguono per cercare di ricomporre ancor meglio la vicenda e risalire agli autori materiali. 

Una cosa è certa: la vicenda dimostra una volta di più quanto ambito sia il rame, metallo che i ladri ricavano ovunque, pur di guadagnare un bottino che si aggira sui 10 euro al chilo. Provocando danni seri a infrastrutture pubbliche o private. E mettendo qualche volta a serio rischio persino la propria vita. Non mancano nelle cronache, anche quelle locali, i casi di malviventi folgorati da potenti scariche elettriche. 

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